Si dica quel che si vuole sull’attuale Governo ma non si venga a dire che non lavori al servizio del capitalismo.
L’ultima combinata da questi “signori” dell’Esecutivo e poco reclamizzata è quella di aver dato un’altra picconata (di cossighiana memoria) all’attuale Costituzione sociale su quanto realizzato poco tempo fa, ovvero che, omettere il pagamento dei contributi dei lavoratori non è più reato.
Leggendo il post dello studio legale sottostante quali garanzie di futuro avranno i lavoratori se si prospetta una cosa del genere senza paletti fermi?
Quale società si troveranno di fronte i posteri con uno scenario così disegnato dal lor “signori“?
Capite, ora, il motivo di questi “signori” dell’Esecutivo del voler cambiare l’attuale Costituzione…
Lo spieghino, lor “signori“, alle feste del PD di questi giorni se ne hanno il coraggio.
MOWA
Omettere il pagamento dei contributi non è più reato
Autore: Carlos Arija Garcia
Depenalizzate alcune violazioni in materia di lavoro, tra cui il mancato versamento delle trattenute previdenziali. Multe e ammende diventano sanzioni.
Omettere il versamento dei contributi previdenziali non è reato. La legge in materia entrata in vigore nel febbraio del 2016 [1] ha depenalizzato certe violazioni commesse dai datori di lavoro, tra cui, appunto, il mancato pagamento delle trattenute per la pensione. Di conseguenza, sono soggette soltanto al pagamento di una sanzione amministrativa tutte le violazioni che comportano multa o ammenda, comprese quelle che, se aggravate, sono punite con la pena detentiva e/o quella pecuniaria.
Ecco le sanzioni previste:
- da 5.000 a 10.000 euro per reati puniti con multa o ammenda non superiore ai 5.000 euro;
- da 5.000 a 30.000 euro per reati puniti con multa o ammenda non superiore a 20.000 euro;
- da 10.000 a 50.000 euro per reati puniti con multa o ammenda superiore nel massimo a 20.000 euro.
Nel caso fosse prevista una pena pecuniaria proporzionale, chi ha commesso la violazione dovrà pagare l’ammontare della multa o dell’ammenda. Non meno di 5.000 euro e non più di 50.000 euro.
Entro 60 giorni dalla comunicazione [2] dovrà essere versata una somma pari alla terza parte del massimo della violazione. Se viene stabilito il minimo della sanzione, la somma da versare sarà pari al doppio del relativo importo.
L’esercizio non autorizzato di attività di somministrazione di personale o l’utilizzo del personale per tali attività non costituisce più reato. L’ammenda prevista in passato [3] di 50 euro per ogni giorno di lavoro e per ogni lavoratore diventa così una sanzione amministrativa pecuniaria, con un minimo di 5.000 euro (ridotto a 1.666,67 euro) e un massimo di 50.000 euro, anch’esso riducibile. Stesso discorso nei casi di appalto o di distacco illecito.
Il mancato versamento dei contributi
L’omesso versamento delle trattenute previdenziali è una delle violazioni depenalizzate, che si tratti di ritenute sugli stipendi dei dipendenti, che si tratti dei compensi di collaboratori a co.co.pro. per un importo inferiore a 10.000 euro. In questo caso, il datore di lavoro dovrà pagare la sanzione amministrativa da 10.000 a 50.000 euro. Ma se il mancato versamento dei contributi supera quella cifra, è prevista la reclusione fino a tre anni ed una multa di 1.032 euro.
Come si calcola il mancato versamento delle trattenute previdenziali? Lo spiega l’Inps [4]. L’importo omesso viene determinato non dal periodo di imposta, come per le ritenute fiscali, ma dai versamenti effettuati dal 16 gennaio (riguardanti il mese di dicembre dell’anno precedente) fino al 16 dicembre (relativi al mese precedente). Il datore di lavoro non è punibile se versa i contributi entro tre mesi dalla contestazione. Se non lo fa, come detto in precedenza, avrà altri 60 giorni di tempo per pagare la sanzione amministrativa pecuniaria.
18/08/2016
[1] Dlgs. 8/2016.
[2] Art. 16 legge 689/1981.
[3] Art. 18 Dlgs. 276/2003.
[4] Circ. Inps 121/2016.