Con queste parole i due pubblici ministeri di Lucca hanno iniziato la requisitoria al processo di primo grado per la strage del treno in cui morirono 32 persone. Sentenza prevista a fine anno, con l’incognita prescrizione
di Simone Dinelli
LUCCA – «Superficialità, macchinari obsoleti e controlli non corretti: in poche parole, la banalità del male». Con queste parole i due pubblici ministeri della Procura di Lucca Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino hanno iniziato la requisitoria dell’accusa al processo di primo grado per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 in cui persero la vita 32 persone. La giornata di lunedì ha segnato la ripresa delle udienze dopo la pausa estiva all’interno del Polo Fiere di Sorbano, alle porte di Lucca: i due pm avranno a disposizione altre due udienze, fissate per mercoledì 14 e giovedì 15 settembre, mentre da venerdì 23 la parola passerà alle arringhe difensive. La sentenza è attesa attorno al mese di novembre.
ACCUSA – Amodeo e Giannino hanno incentrato la prima parte della loro requisitoria sulla relazione di Ferrovie riguardante la manutenzione dell’assile del treno “maledetto”, il cui cedimento alle porte della stazione di Viareggio determinò oltre 7 anni fa il deragliamento del convoglio merci e la successiva esplosione di gpl che originò il fuoco assassino finito sulle abitazioni adiacenti ai binari. Le persone imputate in questo processo sono 33, per capi di accusa che vanno dal disastro ferroviario colposo all’incendio colposo, fino all’omicidio e lesioni colpose plurime: fra i nomi alla sbarra, gli ex Ad di Ferrovie Mauro Moretti, oggi alla guida di Finmeccanica, e Michele Mario Elia.
PRESCRIZIONE – L’incubo che aleggia da tempo sopra le teste dei familiari delle vittime, sempre presenti ad ogni udienza (anche lunedì hanno portato all’esterno del Polo Fiere i cartelloni con le foto dei propri cari scomparsi nella strage, riempiendo di t -shirt con i loro volti 32 sedie all’interno dell’aula dove si svolge il processo) è quello della prescrizione per alcuni dei reati. Più che di un incubo, in realtà, si tratta di una certezza: fra pochissimi mesi (febbraio 2017) infatti i capi di imputazione di incendio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime scompariranno dal processo: i familiari delle vittime però si aspettano egualmente una sentenza di primo grado entro la fine del 2016 che, anche se destinata ad essere poi subito dopo prescritta, avrà comunque per loro un alto significato simbolico.
12 settembre 2016