Il 4 dicembre 2016, gli Italiani andranno a votare il referendum per approvare o respingere la cosiddetta “legge Boschi”. La stessa, sostenuta dal governo Renzi, vuole cambiare parti essenziali della nostra Costituzione.
Io voterò NO. Cercherò con questo scritto di illustrarne i motivi.
A scanso di equivoci, lo considero un passaggio storico per il futuro della democrazia in questo Paese.
Il referendum costituzionale non prevede quorum. Il risultato sarà valido qualunque sia la partecipazione al voto. Ecco perché invito tutti ad andare a votare.
Lasciatemi anche dire, che solo chi si vuole fare del male può decidere di astenersi.
Potrà risultare difficile la comprensione dei contenuti, ma è uno sforzo necessario e salutare.
ITALICUM
La riforma costituzionale Renzi Boschi, prevede un sistema elettorale chiamato Italicum, che uccide la democrazia. L’Italicum prevede un meccanismo maggioritario e riguarda solo l’elezione della Camera. Se un partito raggiungerà da subito il 40% dei consensi, avrà un premio che gli consentirà di avere 340 seggi su 630. Se nessun partito raggiungerà il 40%, si andrà al ballottaggio tra i primi due partiti.
Chi vincerà, avrà i 340 seggi che gli consentiranno di governare il Paese come meglio crede.
L’Italicum prevede anche, che ciascun partito indichi preventivamente il nome del proprio leader. Se quel partito vincerà, il suo leader diventerà automaticamente Presidente del Consiglio.
Sono chiare a tutti le caratteristiche autoritarie di tale scelta?
A prescindere da chi potrà vincere, vi è un pericolo evidente. Approvare tutto ciò significa che chi vince prende tutto e chi perde avrà soltanto un semplice diritto di parola. Non potrà in alcun modo incidere sulle scelte che riguardano il Paese.
Con una maggioranza blindata di 340 deputati su un totale di 630, tutto sarà nelle mani di un solo partito e di una sola persona.
UN ESEMPIO CONCRETO. IPOTIZZIAMO.
Oggi Renzi è il Presidente del Consiglio e segretario del PD. Si va alle elezioni e vince il PD. Con l’Italicum, Renzi potrà proporre qualunque legge, con la certezza di farla approvare.
Il ruolo delle opposizioni all’interno della Camera verrà svilito, perché questi partiti non avranno i numeri per contrastare tale scelta. L’approvazione di una legge si ridurrà ad un atto interno di partito, che addirittura può ridursi al rapporto tra un partito ed il suo segretario.
Trovo tutto ciò aberrante.
Per fortuna se ne stanno accorgendo anche alcuni esponenti del PD, che senza modifiche voteranno NO.
Ai tanti che contestano l’abbinamento forzato tra riforma costituzionale e sistema elettorale, Renzi risponde sorridendo. Disponibile a rivedere alcuni meccanismi dell’Italicum, ma solo dopo l’esito del referendum.
Come a dire che tutto rimane così, ma vi prometto…
L’ACCENTRAMENTO DEI POTERI
Se vincerà il SI, significa che in un solo partito coincideranno potere esecutivo, legislativo e funzione di controllo.
– Il potere esecutivo viene esercitato dal Governo e sarà ad appannaggio del partito che ha vinto le elezioni.
– Il potere legislativo viene esercitato dal Parlamento.
In questo caso, alla Camera lo stesso partito avrà una maggioranza blindata che gli consentirà di far approvare tutto ciò che vuole.
– La funzione di controllo viene esercitata dal Parlamento stesso sul Governo.
In questo caso la Camera ed il Governo saranno espressione dello stesso partito. Inoltre, lo stesso partito avrà un ruolo decisivo nella elezione del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale.
I sostenitori del SI, potrebbero a questo punto obiettare che il Parlamento non è composto solo dalla Camera.
Il Senato continuerà ad esistere, a garanzia del pluralismo e della democrazia.
Vogliamo allora delegittimare questa bugia, raccontando la verità?
IL SENATO
Oggi il Senato è composto da 315 componenti ed eletto a suffragio universale da chi ha compiuto i 25 anni di età. La riforma di Renzi ne riduce il numero, da 315 a 100. Ma ciò che più conta è che non saranno più gli elettori a decidere chi occuperà quegli scranni.
– 95 senatori saranno eletti dai Consigli Regionali.
Fra questi:
– 74 senatori fra i membri dei consigli stessi.
– 21 senatori tra i Comuni di quelle Regioni.
Gli ultimi 5 senatori, per arrivare ai fatidici 100, saranno nominati dal Presidente della Repubblica. Resteranno in carica per 7 anni non rinnovabili e poi decadranno.
La durata in carica dei 95 senatori nominati dai Consigli Regionali, sarà vincolata alle scadenze elettorali di Comuni e Regioni.
UN ESEMPIO DI COME FUNZIONERA’
Tra i Consigli Regionali oggi in carica:
– 1 andrà ad elezioni nel 2017
– 6 andranno nel 2018 (più i Consigli Provinciali di Trento e Bolzano)
– 5 andranno nel 2019
– 6 andranno nel 2020
Avremo così un Senato a formazione progressiva e soggetto a variazioni continue.
Ha senso?
Un senatore continuerà ad essere contemporaneamente anche consigliere regionale o Sindaco.
Mi dite voi come potrà svolgere in modo adeguato entrambi i ruoli?
Forse i francesi hanno visto lontano, quando nel 2014 hanno approvato una legge che vieta il cumulo di due incarichi. Non si può essere parlamentare e ricoprire una carica esecutiva nel governo regionale o locale. Ma ciò che non posso accettare è il fatto che questo Senato non sarà più eletto dal popolo.
Verrebbe meno il ruolo di reale rappresentanza.
Con quale criteri verranno nominati questi senatori?
Renzi chiede una delega in bianco. Dopo il referendum verrà fatta una legge ad hoc (?!?)
Posso dire SI a ciò che sarà e che ancora non conosco?
Qualcuno direbbe “cornuto e mazziato”.
LA VERA DIFFERENZA
Se il testo originale dell’articolo 70 della Costituzione recita che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”, adesso il nuovo testo appare farraginoso, molto lungo e con continui rimandi ad altri articoli.
La poca chiarezza, in merito alle varie competenze, ingenererà continue incertezze ed aumenteranno i conflitti procedurali.
Vi invito a leggere il testo riguardante il nuovo iter legislativo, per rendervi conto di quanto risulti molto più complesso rispetto a quello attuale.
Certamente il Senato avrà un ruolo fortemente ridimensionato rispetto ad oggi.
La Camera invece aumenterà il suo potere decisionale.
Il Senato si occuperà solo di alcune leggi, la Camera sostanzialmente di tutte.
Riporto testualmente:
“La Camera dei deputati diventa l’unica ad esercitare pienamente la funzione legislativa, di indirizzo politico e di controllo sul Governo, diventando quindi l’unica titolare del rapporto di fiducia con il Governo”
“I deputati rimangono anche i soli “Rappresentanti della Nazione”.”
Giova precisare, che lo Stato di guerra, l’emanazione di provvedimenti di indulto e amnistia e la ratifica di trattati internazionali spettano esclusivamente alla sola Camera.
E’ necessario aggiungere altro, per comprendere dove va a parare tale riforma?
LA RIDUZIONE DEI COSTI
I sostenitori del SI’, difendono la scelta di ridurre il numero dei senatori ai fini del risparmio.
Avremo 215 senatori in meno e quindi meno indennità di carica da pagare.
Peccato che l’indennità di carica sia solo una piccola parte del costo complessivo dell’istituzione Senato.
Il taglio dei senatori vale un caffè all’anno per ogni cittadino italiano.
Rimangono da pagare le diarie con le spese di viaggio e di permanenza a Roma.
Rimangono i costi rilevanti legati alle pensioni di ex senatori ed ex dipendenti del Senato.
Rimangono i costi legati ai servizi, agli immobili ed a quel personale che lavorando per il Senato, gode di lauti stipendi.
Stipendi ben diversi dal dipendente pubblico.
Uno scandalo che grida vendetta da sempre.
Perché ingannare così gli Italiani?
Se risparmio deve esserci, perché non ridurre anche il numero dei deputati?
Renzi insiste nel voler parlare di risparmi, ma taglia solo lì, al Senato.
Lo vuole svilire, ecco la verità.
Perché non raccontare agli Italiani quanto ci costa il suo Governo?
E’ composto da 64 membri tra Ministri, viceministri e sottosegretari.
I Ministeri spendono sempre più e senza limiti.
Nel 2014, i costi del Segretariato Generale di Palazzo Chigi hanno raggiunto l’importo di 754 milioni di euro.
Molti di più del Senato attuale, che ne ha spesi 540.
Mi spieghi il Presidente Renzi… lì non c’è modo di risparmiare?
Qualcuno aveva anche proposto di dimezzare gli stipendi dei parlamentari.
Indubbiamente, altri risparmi possibili…
Cosa ha fatto il PD?
Ha preferito rimandare la discussione, rinviandola alle competenze di una commissione che avrà tempi biblici.
In altre parole, Renzi ha insabbiato tutto.
Dopodichè, se vogliamo parlare di risparmi, il discorso si farebbe lungo…..
CI VUOLE TROPPO TEMPO PER APPROVARE UNA LEGGE
I sostenitori del SI, sostengono che il bicameralismo paritario (come quello attuale), rende più lunga l’approvazione delle leggi.
Non è vero.
Durante la sedicesima legislatura, il tempo medio di approvazione di disegni di legge e progetti di legge, è stato di 279 giorni.
Nell’attuale legislatura dell’era Renzi, i giorni sono diventati 263.
Anche nella conversione dei decreti legge, che devono essere approvati da Camera e Senato perentoriamente entro 60 giorni, le lungaggini del bicameralismo non trovano conferma.
– Durante il governo Berlusconi sono decaduti il 13,75% dei decreti.
– Durante il governo Monti il 15,79%
– Durante il governo Letta il 12%
– Con il governo Renzi il 15,22%.
Dei 189 decreti legge presentati nelle ultime due legislature, quelli che non sono stati convertiti in legge sono solo 27.
La famosa navetta dalla Camera al Senato e viceversa, riguarda circa il 20% dei casi.
Ecco i dati della sedicesima legislatura:
– Leggi approvate con più di 4 letture sono state solo 3
– Leggi approvate con 4 letture sono state 12
– Leggi approvate con 3 letture sono state 45
– Leggi approvate con 2 letture sono state 301
Ciò significa che il bicameralismo paritario non impedisce di legiferare ed il sistema parlamentare funziona ancora.
Ben altri sono gli ostruzionismi che andrebbero svelati e contrastati.
Vogliamo parlare dei troppi voti di fiducia, con i quali Renzi impone le proprie scelte?
Non è il primo e non sarà l’ultimo a legiferare così, ma le sue responsabilità non possono essere nascoste.
Ogni volta è uno schiaffo alla democrazia parlamentare ed il peggiore dei modi per svilire il ruolo di Camera e Senato.
GLI STRUMENTI DI DEMOCRAZIA DIRETTA
Con questa riforma costituzionale, nonostante gli imbonitori renziani strombazzino, gli strumenti di democrazia diretta non vengono rilanciati, anzi vengono ridimensionati.
LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE
Fino ad oggi bastavano 50mila firme per la presentazione di una proposta di legge.
Se vinceranno i SI’, ne occorreranno 150mila, il triplo.
Qualcuno sostiene che tutto ciò sia necessario per non ingolfare il lavoro parlamentare.(?!)
La considero una bestemmia, nel migliore dei casi.
Ben venga il protagonismo del popolo, che vuole avere un ruolo propositivo nella vita democratica del Paese.
La considero una ricchezza e non un fardello pesante di cui fare a meno.
Renzi dovrebbe avere il coraggio di dire che dal 1979 ad oggi, solo l’1,15% delle proposte di legge di iniziativa popolare sono state approvate dal Parlamento.
La maggior parte sono rimaste chiuse in un cassetto, altre snobbate apertamente.
Sostenitori del SI’, dove sta questo fardello pesante che impone di triplicare le firme di presentazione?
REFERENDUM ABROGATIVI e PROPOSITIVI
Fino ad oggi bastavano 500mila firme valide o la richiesta di 5 Consigli Regionali per poter indire un referendum abrogativo.
Quorum necessario, il 50% più uno degli aventi diritto.
Renzi con la sua riforma lascia tutto identico, senza fare concessioni che faciliterebbero questo strumento di democrazia diretta.
Renzi aggiunge però una novità.
Con la raccolta non di 500mila, bensì di 800mila firme, sarà possibile indire un referendum con un vantaggio in più.
Il quorum diventerà la metà più uno dei votanti delle ultime elezioni politiche.
Ad ognuno la libertà di valutare se tutto ciò faciliterà o complicherà l’uso di tale strumento.
Renzi ha anche ventilato la possibilità di indire in futuro il referendum propositivo.
Tutto ciò dovrà però essere approvato grazie ad una legge ordinaria.
Un’altra promessa che lascia il tempo che trova, ma che potrebbe illudere qualcuno per catturare il suo consenso.
Perché considero quella di Renzi una promessa da marinaio?
Per un semplice motivo.
La vittoria del sì in un referendum propositivo diventa vincolante per chi detiene il potere legislativo. Esso è tenuto ad emanare una legge che sia coerente con la volontà popolare.
Questa partecipazione così forte e diretta da parte del popolo, può essere condivisa da chi propone una riforma costituzionale che concentra tutti i poteri nelle mani di una sola persona?
La risposta spetta a voi.
CIO’ CHE E’ UTILE SAPERE. UN GRIDO D’ALLARME
Lasciatemi concludere con alcune considerazioni alle quali tengo molto.
Destano in me grande allarme.
Non è la legge Boschi il vero oggetto del referendum.
Sono d’accordo, con chi sostiene che questo referendum disvela la lotta che si sta svolgendo nel mondo.
Una lotta con una posta in gioco che condizionerà le nostre esistenze.
Per comprendere tutto ciò, citerò un documento stilato nel 2013 dalla banca americana J.P.Morgan, per conto del capitalismo vincente. Esso citava il ruolo esercitato dalle costituzioni europee nate nel dopoguerra. Il documento individuava 4 difetti, ai quali si sarebbe dovuto porre rimedio al più presto.
– Una debolezza degli esecutivi nei confronti dei Parlamenti
– Un’eccessiva capacità di decisione delle regioni nei confronti dello Stato
– La tutela costituzionale del diritto del lavoro
– La libertà di protestare contro le scelte non gradite del potere
Prima ancora, c’era stato il programma avanzato dalla Commissione Trilaterale, quella fondata dal magnate Rockeffeller.
Gli esponenti di Stati Uniti, Europa e Giappone chiedevano una attenuazione della democrazia per contrastare meglio il comunismo.
Le stesse cose, le stanno sostenendo e praticando i grandi poteri economici e finanziari del mondo.
Provate a rileggere le cose da me scritte poc’anzi, sulla riforma costituzionale.
Vi accorgerete, che il governo Renzi sta perseguendo con determinazione gli obiettivi tracciati dai poteri forti.
Quello che non c’è nella sua riforma costituzionale, è già presente nelle scelte sul lavoro, sul welfare, sulle libertà individuali e collettive.
LE MIE PREOCCUPAZIONI AUMENTANO
L’ideologia renziana, la rottamazione ed il cambiamento, la velocità ed il decisionismo, la relazione diretta premier-popolo facilitata dai nuovi media.
Ecco gli elementi strutturali del disegno dei poteri forti, che vedono in Renzi l’interprete ideale. Non può essere un caso che si siano schierati a sostegno di Renzi, il Financial Time ed il Wall Street Journal.
Queste testate sostengono, che se vincesse il NO sarebbe una catastrofe paragonabile alla Brexit inglese (?!) Non può essere un caso, che anche l’Ambasciatore americano si sia sbilanciato a favore del SI’.
Egli sostiene, che se vince il NO gli investimenti se ne vanno dall’Italia.
Anche Obama ha espresso lodi nei confronti di Renzi, spronandolo ad andare avanti.
Come vedete, il disegno dei poteri forti garantisce a Renzi il necessario sostegno.
Un disegno, che in Italia dovrà tradursi nella nascita di un nuovo partito.
Quel Partito della Nazione, nuova Balena bianca, che Renzi continua a smentire, ma gli avvenimenti confermano.
Renzi non ne vuole ancora parlare, per non incrementare le divergenze già presenti nel suo PD.
Nei fatti però, il Partito della Nazione sta già prendendo corpo.
Basta verificare chi consente a Renzi di fare e disfare a piacimento.
Basta verificare quali partiti e quali organizzazioni imprenditoriali con relativo entourage, stanno sostenendo il SI nel referendum costituzionale.
Posso dire, che tutto ciò conferma e rafforza le mie preoccupazioni sul futuro della nostra democrazia e dell’intero Paese?
Il giudice Imposimato, in una recente intervista, ha parlato di pericoli di dittatura…
Sono sempre più convinto che la vittoria del SI’ sarebbe un disastro.
E mi spaventano i tanti Italiani che dichiarano di non capirci nulla. Di non sapere cosa votare. Non si rendono conto della pericolosità di questo referendum.
Senza la necessaria consapevolezza, si rischia di piombare nel baratro.
Io voterò NO e cercherò di spiegare a tutti il perchè di tale scelta.
Mi auguro che saremo in molti a farlo, seppur ognuno con proprie motivazioni.
La posta in gioco è troppo importante e se è il caso, sono disposto a fare patti anche con il demonio…
DANILO TOSARELLI MILANO