di Mariangela Tessa
NEW YORK (WSI0 – Dopo Hillary Clinton, il prossimo leader politico che rischia di essere travolto dall’ondata populista e’ Matteo Renzi. I riflettori dei media internazionali si spostano sull’Italia in vista del referendum confermativo della riforma costituzionale del 4 dicembre, nel quale una vittoria del “no” potrebbe rivelarsi fatale per il capo di governo e per il suo Partito democratico, che potrebbe trovarsi in seri guai in vista di prossime elezioni, con il Movimento cinque stelle pronto ad approfittarne.
E’ uno scenario che viene evocato dal giornale francese Le Monde e che condivide anche il britannico Telegraph, che in un articolo: “Il primo ministro dell’Italia potrebbe essere la prossima vittima del ricatto populista, perché la vittoria di Trump rafforza i suoi oppositori”.
L’Economist, dal canto suo, pur inquadrando allo stesso modo la questione, lascia aperto il finale a diverse conclusioni.
“Il prossimo grande test per l’establishment – scrive – sarà in Italia il 4 dicembre. Se il “no” dovesse prevalere, questo rappresenterebbe “il preludio a elezioni generali dalle quali il Movimento cinque stelle uscirebbe trionfante”. Tuttavia, precisa il sito del settimanale, non è detto che le cose vadano così. In ogni caso, anche per l’Economist, il “no” è il risultato “più probabile” che darebbe “l’ultimo pezzo di prova che gli elettori nei paesi occidentali sono sempre più disillusi e delusi da chi sta al potere. E non sarà l’ultimo: la Francia vota in primavera”.
L’Italia finisce sotto i riflettori anche del South China Morning Post, principale giornale di Hong Kong:
“I partiti populisti e nazionalisti hanno accresciuto la loro quota di voto significativamente in molti paesi vulnerabili dell’Europa della moneta unica (quasi certamente il prossimo punto focale dell’ansia dei mercati), particolarmente in Italia, Francia e forse Germania. (…) Il Paese da guardare è l’Italia”, scrive Nicholas Spiro. Il commentatore ricorda la data del referendum e segnala che, se vincesse il “no”, il beneficiario principale sarebbe il M5S, che “vuole un altro referendum per lasciare l’euro”.
10 novembre 2016