di Andrea Catone
Compito immediato: mantenere e sviluppare il patrimonio di impegno e lotta dei comitati a difesa della Costituzione di democrazia economico-sociale
La straordinaria vittoria del NO al referendum costituzionale (59% di NO, con un’alta affluenza alle urne: 68%) è di enorme rilevanza politica, nazionale e internazionale.
Essa è stata ottenuta
– contro un potentissimo apparato mediatico al servizio del governo e del suo “capo”, onnipresente in TV, come mai era avvenuto in una consultazione referendaria costituzionale;
– contro i principali leader dei paesi occidentali, da Obama alla Merkel, accorsi in soccorso di un governo incaricato di mettere in atto le loro direttive politiche;
– contro le grandi banche d’affari e i loro principali giornali;
– contro Confindustria e Marchionne;
– contro il clero mediatico filogovernativo, gli intellettuali voltagabbana, sempre proni al potente di turno, sempre pronti a giustificare con alchimie verbali e contorti pseudoragionamenti le loro scelte opportunistiche;
– contro le minacce aperte di attacchi finanziari speculativi al sistema bancario nazionale;
– contro la demagogia di basso livello che proponeva di barattare il sistema democratico costituzionale in cambio del risparmio di 40 denari;
– contro l’ingannevole discorso del “rottamatore” che invita ad accettare qualsiasi cosa, anche pessima, purché nuova.
– contro 40 milioni di lettere per il Sì inviate – a spese dei contribuenti? – ad ogni elettore.
Il fronte del NO era composito e molto variegato e alcune forze politiche schierate per il NO non sono per la Costituzione del 48, sono per il presidenzialismo, la governabilità a discapito della rappresentanza, per il rafforzamento del potere esecutivo e la riduzione del ruolo del parlamento, contro il sistema elettorale proporzionale e per il maggioritario, sono contrarie alla Costituzione di democrazia economico-sociale e al governo parlamentare, vorrebbero cancellare l’articolo 1 (la repubblica democratica fondata sul lavoro) e tutti gli altri che ad esso si ispirano. Diverse forze sono state per il NO per calcolo politico, per rientrare nel gioco, magari per ricontrattare con Renzi la partecipazione a un governo di grande coalizione…
Ma il contributo qualitativamente determinante lo hanno dato quelle forze vive che hanno animato la battaglia referendaria, quelle che hanno costituito non solo nelle grandi città, ma anche nei comuni minori, comitati unitari fondati sui principi e l’architettura della costituzione del ’48, quelle che hanno promosso in tutt’Italia migliaia di iniziative, conferenze, comizi, manifestazioni, con l’attivismo volontario e autofinanziato di migliaia di persone risvegliate alla politica in nome della nostra Carta costituzionale.
In questi mesi di battaglia referendaria vi è stato un risveglio, un sussulto democratico e di partecipazione, un impegno unitario sul terreno politico più alto di una battaglia di principio, l’accumulo di forze, il dispiegarsi di nuove energie, che hanno visto battersi a fianco a fianco l’ANPI e le organizzazioni degli studenti, i comitati NO TRIV e quelli contro la “buona scuola” di Renzi, i ‘professori’ costituzionalisti e i lavoratori in lotta contro il jobs Act…
Questo patrimonio di impegno unitario sul fronte politico fondamentale della lotta per la difesa della Costituzione del 1948 non va dissipato. Occorre mantenere e consolidare i comitati del NO, sviluppare la rete che si è costruita, rafforzare il coordinamento nazionale.
Occorre lavorare politicamente per trasformare i Comitati del NO in Comitati per la difesa e attuazione della Costituzione, secondo i principi e l’architettura definita – in uno dei momenti più alti e unitari della storia d’Italia – dai padri costituenti.
E ciò per evidenti e fortissimi motivi:
L’attacco alla Costituzione, ai suoi fondamenti di governo parlamentare e di democrazia economico-sociale, fermato oggi con il nostro NO, riprenderà già da domani, come è avvenuto all’indomani del referendum del 2006, quando, respinta la riforma costituzionale del governo Berlusconi, Napolitano &C avviarono l’attacco al bicameralismo paritario, invocando celerità e governabilità.
È tutta aperta la questione della legge elettorale ipermaggioritaria, l’Italikum (che presenta, ancor più accentuati, i vizi di incostituzionalità del porcellum). Contro di essa i comitati a difesa della costituzione, in diverse città d’Italia hanno fatto ricorso ai tribunali perché la Corte costituzionale si pronunci. La legge elettorale – ricordiamolo – è fondamentale per definire l’effettiva rappresentanza dei cittadini nel parlamento della repubblica.
Oggi si presentano le condizioni, come mai è avvenuto dopo il 1993, perché si recuperi lo spirito e la sostanza del sistema elettorale proporzionale puro, senza sbarramenti, implicito nell’impianto della Costituzione del 1948.
La lotta per la difesa e attuazione della Costituzione può costituire il terreno comune per l’unità di azione e di lotta delle forze di sinistra, democratiche e antifasciste, sul fronte politico-costituzionale e su quello economico-sociale, in campo interno e internazionale, per affermare la sovranità popolare.
05 Dicembre 2016