Redazione- La prima reazione dei mercati finanziari al risultato del referendum con le dimissioni del premier Matteo Renzi, è all’insegna della volatilità ma senza strappi particolari, anche se la vittoria del no è stata ben più ampia rispetto alle previsioni di analisti e investitori.
Sui mercati si registra un certo flusso di vendite sui bond governativi dell’area euro, la tenuta dell’euro dopo lo scivolone sulle piazze asiatiche ai minimi da 21 mesi sul dollaro e i rialzi dei listini azionari, anche Milano nonostante il nervosismo sul comparto dei bancari.
“La vittoria del no al referendum non rappresenta un trauma istituzionale – scrive Goldman Sachs in un report sull’analisi del voto referendario – l‘architettura dello Stato italiano rimane quella in vigore dal 1948“. La vittoria del no non rappresenta lo spettro di una profonda crisi istituzionale.
La reazione nel complesso positiva dei mercati si spiega con il fatto che gli investitori sono convinti che in pochi giorni verrà formato un nuovo governo di transizione sostenuto dalla stessa maggioranza di quello guidato da Matteo Renzi. Per i mercati le elezioni politiche non sono dietro l’angolo.
“Quello che è rilevante per i mercati è lo scenario che si apre ora – continua Goldman Sachs – e riteniamo che ci sarà un nuovo governo di transizione che porterà il paese alle elezioni alla scadenza naturale della legislatura”
. Goldman Sachs non crede a un governo tecnico e ritiene che il nuovo premier sarà espressione della attuale maggioranza e tra le ipotesi – continua la nota – c’è il ministro dell’Economia Gian Carlo Padoan”.
Anche per gli analisti di UniCredit lo scenario più probabile è la “formazione di un governo di transizione” per consentire l’approvazione di una nuova legge elettorale con le elezioni non prima del secondo semestre dell’anno prossimo.