Annamaria Rossi Bufo
Dal testo del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale il 5 dicembre 2016.
” … Sono orgoglioso dell’opportunità che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha dato ai cittadini di esprimersi nel merito della riforma. Viva l’Italia che non sta alla finestra ma sceglie. Viva l’Italia che partecipa e che decide. Viva l’Italia che crede nella politica. …”.
Le sue immediate dimissioni me lo avevano fatto guardare con un pizzico di umana simpatia, che da quando è in politica non mi aveva precedentemente ispirato.
Sino a quando non ho sentito questo passaggio. L’ennesima bugia, una delle tante con le quali ha arringato gli italiani da quando è al governo.
Il Parlamento, tantomeno su iniziativa del Governo, non ha dato nessuna facoltà di esprimersi nel merito della riforma.
Questa facoltà deriva dall’articolo 138 della nostra Costituzione, che recita:
“Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.
Non avendo la legge emanata dal governo Renzi raggiunto i 2/3 dei voti del Parlamento, il referendum non era una concessione, ma un atto dovuto.
Solo per verità e chiarezza.