Due o tre osservazioni su quanto accaduto l’altro giorno all’esponente di Forza Italia, Osvaldo Napoli, da parte dei movimenti dei “forconi” che ricordano in versione aggiornata i black blok nelle manifestazioni dei lavoratori e studenti.
Primo. La poca solerzia delle forze dell’ordine nell’intervenire a tutelare il cittadino di fronte ad una palese violenza privata.
Secondo. La strana presenza durante la violenza di una “figura” che indossa un cappello nero a falda larga che è uno dei pezzi identificativi simbolico massonici.
Terzo. Singolare che, tutto ciò, accada subito dopo la vittoria del 70% degli italiani che è andato a votare ed abbia vinto il 60% a favore dell’attuale Costituzione sociale, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo.
Domanda.
Forse, qualcuno dietro le quinte (e i massocapitalisti sono specialisti in questo) sta accelerando l’ipotesi di una primavera italiana e portare alla destabilizzazione del paese dove le regole e le leggi diventeranno superfue?
I cittadini vigilino sulle provocazioni e lascino applicare le leggi agli organi preposti istituzionali…
MOWA
I Forconi nel mirino: un’inchiesta delle Digos per capire chi c’è dietro
Oltre “L’arresto” di Napoli – Il movimento e gli infiltrati: fascisti, ultrà e massoni
di Enrico Fierro
C’è un’inchiesta, “un monitoraggio attento” delle Digos di tutta Italia sui Forconi. L’obiettivo è quello di capire cosa si agita nella pancia del movimento che due giorni fa si è reso protagonista di una azione eclatante: l’“arresto” di un ex deputato. Uno a caso, Osvaldo Napoli, scelto nel mazzo, per dare una “lezione” alla politica. Ma soprattutto si tratta di svelare come e quali soggetti abbiano infiltrato i Forconi in questi anni. Un allarme già lanciato nel 2013 dai vertici dell’Aise e dal Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. A colpire all’epoca era la presenza nel movimento di frange dell’estrema destra, come Casa Pound e Forza Nuova, insieme a pezzi del mondo ultrà. “Manca una regia unica”, disse il direttore generale dell’Aisi Arturo Esposito, ma il rischio è “la saldatura di soggetti diversi che si contrappongono allo Stato e alle istituzioni”.
Per quanto riguarda l’aggressione all’onorevole Napoli per il momento ci sono 3 persone fermate e identificate dai carabinieri, un 54enne della provincia di Como, un 49enne di Milano e un 23enne di Palermo. Si tratta della squadra che nel video “procede” materialmente all’“arresto”. Altri soggetti, informano i carabinieri, sono in via di identificazioni. Fin qui tutto bene, ma c’è una dato evidente per chi ha visto il video del blitz: i carabinieri sono intervenuti tardi e male. E siamo a due passi dalla sede del governo e a pochi metri dal Parlamento. Questo è il livello di sicurezza delle più importanti istituzioni nella Capitale.Prudentemente posizionati a pochi metri dall’aggressione, i leader dei Forconi. Eccoli. Danilo Calvani, portavoce del movimento “9 dicembre-Forconi”. “Lo faremo ancora”, giura mentre tiene a precisare che lui non era presente all’“arresto” dell’ex parlamentare di Forza Italia. Un coraggioso. Si tratta di un coltivatore diretto dell’area Pontina. Un plurifallito inseguito da Equitalia che però negli anni passati amava esibirsi in una Jaguar. Pignorata. Le urla e gli strepiti contro “i politici ladri e affamatori”, le presenze nei talk-show (tutti, di destra e di sinistra), non lo hanno aiutato a conquistare una poltrona con relativi benefit. Candidato a Latina nel 2016 ha portato a casa 577 voti, quelli dei familiari e dei frequentatori dei bar di Borgo Sabotino. Nel 2013 lanciò la grande marcia su Roma con manifestazione a Piazza del Popolo. Un fallimento. Sul palco fascisti di Avanguardia Nazionale, come l’ex stuntman Bruno Di Luia (croce runica al collo e basco da parà in testa), e invasati di vario genere. Slogan più gettonato: “Annamoli a prenne sotto casa”, rivolto ai “politici” in genere e ai giornalisti. Tutti, compresi i reggitori di microfoni che in quel periodo erano commossi dalla popolare spontaneità dei Forconi.A pochi passi un altro leader del movimento, il generale Antonio Pappalardo. Anche lui vuole combattere la casta in nome della povertà del “popolo”, ma portandosi a casa una pensione (quella dell’Arma) e un vitalizio di 3108 euro mensili. Pappalardo, infatti, fu deputato eletto nelle fila del Psdi, poi indipendente, infine sottosegretario nel governo tecnico di Ciampi per tre settimane. “Lo abbiamo arrestato, siamo stati di parola”, si legge sulla sua pagina Facebook. Eccolo in piazza circondato dalle telecamere. “Loro hanno proceduto all’arresto, ma conosco la materia e li ho pregati di consegnare l’arrestato alle forze di polizia perché sia fatto immediatamente il verbale…”. Vi risparmiamo gli altri vaneggiamenti.
Ovviamente ad assistere alla scena c’erano i carabinieri (che non sono intervenuti) e i giornalisti (che si sono ben guardati dal fare domande). L’alleanza tra “popolo” (il manipolo dei Forconi) e forze dell’ordine è un vecchio pallino del generale. Nel 2000 da rappresentante del Cocer presentò un documento, con relativo schema (Titolo: Relazione sullo stato del morale e del benessere del cittadino) nel quale si ipotizzava un intervento diretto dei carabinieri nella “rifondazione dello Stato”. L’Arma decise di rimuoverlo dai suoi incarichi. Questi i personaggi. Ma è il mondo border-line che gira intorno ai Forconi che la polizia vuole illuminare. Frange estremistiche di destra, pezzi violenti della tifoseria calcistica, ideologi dell’eversione “in sonno” e settori della massoneria deviata. Un milieu politico eversivo che può trovare spazi enormi nella crisi politica ed economica che sta attraversando l’Italia.