Le sanzioni economiche imposte dalla Cina, maggiore partner commerciale della Mongolia fanno cambiare idea al Paese.
Ulaan Bataar (AsiaNews) –Tsend Munkh-Orgil, il ministro mongolo degli Esteri ha espresso rammarico a nome del Paese per aver ospitato il leader spirituale del buddismo tibetano. In un’intervista del giornale nazionale Unuudur, il ministro ha inoltre comunicato che “sotto l’attuale governo, il Dalai Lama non sarà più invitato in Mongolia neppure per motivi religiosi”.
Il mese scorso, la Mongolia ha deciso di ospitare il Dalai Lama nonostante le severe ammonizioni ricevute dal governo cinese, che vede il leader spirituale come un nemico politico e un separatista. Dopo la visita del capo del buddismo tibetano, il governo cinese ha rimandato gli incontri bilaterali previsti con il vice ministro mongolo ed ha applicato pesanti sanzioni economiche al Paese. Tali sanzioni hanno rappresentato un duro colpo per l’economia mongola, influenzata in modo determinante dalla Cina, primo partner commerciale del Paese. A metà dicembre, il governo indiano si è offerto di stanziare un miliardo di dollari Usa per affrontare le sanzioni politiche imposte dalla Cina.
Secondo i dati di Trading Economics, la Cina è il destinatario dell’89% delle esportazioni minerarie mongole – in particolare rame, carbone e oro – hanno un volume di 4,93 miliardi di dollari Usa.
La Mongolia ha già ospitato il Dalai Lama nel 2006 e in risposta la Cina ha cancellato – per un breve periodo – tutti i voli previsti fra Pechino e Ulaan Bataar. Il governo cinese serba rancore per ogni Paese che ospita il monaco vincitore del premio Nobel per la Pace e spera e quasi sempre attua sanzioni economiche contro di loro. Durante la sua visita in Mongolia, il Dalai Lama ha comunicato l’intenzione di visitare il neo eletto presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump.
22/12/2016