L’artificiere che arrivò per primo a via Caetani: “eravamo là due ore prima della rivendicazione di Faranda, Cossiga non mi sembrò meravigliato”. E spunta una lettera.
Francesco Cossiga era a via Caetani, davanti all’R4 nel cui portabagagli era rinchiuso il cadavere del presidente del Consiglio italiano Aldo Moro, ben prima della nota rivendicazione telefonica dei Br Faranda e Morucci. Non solo: Cossiga non sembrò affatto meravigliato quando Vitantonio Raso, che oggi è uscito con queste clamorose rivelazioni, il giovane artificere che per primo identificò il corpo di Moro gli comunicò tremante la notizia.
Raso ha scritto qualche tempo fa un libro sul caso Moro “una questione con cui non riesco ancora a convivere”, ha detto. Ma in quella occasione aveva lasciato nel vago la questione degli orari. Ma in storie come questa, che hanno influenzato in modo incancellabile la storia italiana, e forse non solo, i dettagli sono fondamentali.
E ora, rivelandolo all’Ansa e al sito www.vuotoaperdere.org, dedicato al libro sul caso Moro di Manlio Castronuovo, Raso se ne esce con una clamorosa verità, spsotando indietro di più di un’ora il ritrovamento del cadavere. Alle 11, infatti, gli artificieri arrivarono in via Caetani per controllare che l’R4 non fosse una trappola esplosiva. Fu Raso il primo ad entrare nella macchina ed a trovare sotto la coperta il corpo di Moro. Poco dopo arrivò anche Francesco Cossiga, che finora si sapeva essere giunto in via Caetani solo poco prima delle 14 e quando Raso, sceso dalla macchina, comunico’ che dentro il bagagliaio c’era Moro, non vi fu alcuna reazione da parte Cossiga e da chi lo circondava. “Sembrava che sapessero già tutto”, dice Raso. Dal Maresciallo Giovanni Circhetta, che era con lui in quel momento, un’altra verità che apre nuovi interrogativi: sul sedile anteriore della R4 c’era una lettera. Circhetta è sicuro chiede: che fine ha fatto?
29 giugno 2013