Ancora novità sul caso Moro: un artificiere Vitantonio Raso ha scritto in un libro di memorie, che sarebbe stato chiamato il 9 maggio 1978 in via Caetani sino dalle 10 per esaminare l’R4 nella quale avrebbe, per primo, scoperto il cadavere di Moro, il cui sangue “era ancora fresco”. Sul posto sarebbe immediatamente giunto Cossiga che “sembrava sapere già tutto”. Questa versione sarebbe poi stata confermata da altro componente del corpo ed, in una certa misura, dall’ex vice segretario socialista Claudio Signorile che sostiene di essere stato nello studio del Ministro quando, intorno alle 11, sarebbe giunta la telefonata che annunciava il ritrovamento del cadavere di Moro. Che gli orari della versione ufficiale non quadrassero si era capito da tempo anche a causa di una serie di particolari di cui riparleremo in altra occasione.
Sulla versione di Raso ha lavorato Manlio Castronuovo (autore di un pregevole libro sul caso Moro uscito qualche anno fa) che, al pari di Alessandro Forlani (autore di un recentissimo libro sul caso Moro) e di Stefano Cecchetto (autore di un altrettanto recente libro su Bernardino Andreola), lavora a contatto con Paolo Cucchiarelli e Stefania Limiti (autrice di una monografia sull’Anello).
Le rivelazioni odierne sono molto interessanti, perché, qualora riscontate, implicano non poche variazioni rispetto alla tesi ufficiale e ci pongono molte domande.
In primo luogo: se il “sangue di Moro” era ancora fresco alle 10-11, vuol dire che non fu ucciso nella primissima mattinata in via Montalcini e poi portato in via Caetani, come hanno sempre detto le Br, ma è stato ucciso in orario sensibilmente successivo e, conseguentemente, in un luogo assai più vicino a via Caetani. Il che è esattamente il sospetto che da anni manifesta il più importante studioso del caso, Sergio Flamigni.
In secondo luogo, questa smentita alla versione Br, distruggerebbe definitivamente la loro credibilità, mettendo in dubbio qualsiasi altro particolare delle loro dichiarazioni. Ed altrettanto si può dire di Cossiga, Andreotti ecc.
In terzo luogo, se il ritrovamento avvenne alle 10-11, la telefonata di Moretti a Tritto, delle 12,30, fu inutile e c’è da chiedersi da dove è arrivata la segnalazione precedente. Se dalle Br, non si capisce perché il messaggio sia stato poi ripetuto, se da altri questo significa che forse Moro non era più nelle mani delle Br in quella mattinata, che la sua esecuzione fu opera di altri e che la telefonata Br sarebbe stata solo un modo per “far quadrare” i conti.
Ovviamente, resta poi da capire a cosa servirono quelle due ore di “vuoto” prima della scoperta “ufficiale”.
Potremmo proseguire, ma già queste prime riflessioni dicono quali sviluppi apre questa deposizione attuale con le altre due che la sostengono e, dunque, è più che opportuna una verifica preliminare della Procura di Roma per decidere se riaprire il caso per una ennesima istruttoria.
Ovviamente, la cosa è da seguire con interesse, tuttavia, questa nuova versione suscita anche diverse perplessità che non vanno taciute.
In primo luogo, i testimoni tardivi suscitano sempre qualche scetticismo: “Scusi ma lei dove è stato in questi 35 anni e perché ci dice queste cose solo ora?”. Il teste dice di non essere mai stato sentito e, in effetti, per la conoscenza che ho del caso Moro, non mi sembra di ricordare il suo nome né nelle carte processuali né in quelle della Commissione Moro prima e Stragi dopo. Dunque, possiamo accettare che nessuno abbia mai sentito Raso, però, cosa impediva a lui di rendere spontanea deposizione? O anche di dirlo prima a qualche giornale? Magari, in un primo momento, ci saranno stati motivi di ufficio ad impedirgli interviste sul tema, ma, in 35 anni, ci sono state molte altre occasioni per farlo. Perché farlo solo dopo la morte di Cossiga ed Andreotti?
In secondo luogo, se Raso è andato sul posto per ragioni di servizio, avrà anche stilato un verbale o una relazione di servizio su quanto fatto e questo documento oggi sarebbe determinante per confermare la sua versione. Dunque: questa relazione esiste? Si può vedere cosa dice? E, se non esiste, perché non fu compilata al momento?
Altre perplessità le induce la conferma di Signorile, che ci dice di essere stato presente nello studio di Cossiga verso le 11, quando arrivò la telefonata al Ministro che confermava il ritrovamento del cadavere di Moro. Signorile aggiunge: “andai per un caffè ed un caffè si prende alle 11, mentre alle 12 si prende un aperitivo”. Caffè ed aperitivi a parte, come mai Signorile non ha mai detto questa circostanza nelle sue diverse deposizioni nei vari processi e commissioni parlamentari? Il suo comportamento sconfina nella testimonianza reticente. Il che, se non vado errato, è un reato, peraltro, credo caduto in prescrizione. Sembra quasi che, prima non ce l’abbia detta per ragioni politiche ed essendo coperto dall’immunità parlamentare, dopo avrebbe atteso che scattasse la prescrizione e arrivasse la morte di Cossiga. Insomma anche qui la cosa non è proprio lineare.
Ma la perplessità maggiore viene da un altro aspetto del racconto attuale: la presenza fisica di Cossiga in via Caetani intorno alle 11.30. Via Caetani è a circa 100 metri dall’allora sede del Pci e pochissimo di più dall’allora sede della Dc, dove si stava svolgendo la direzione nella quale decidere se accettare lo scambio di Moro con un brigatista e nella zona si aggiravano nugoli di giornalisti, fotografi, cameramen ecc.
Possibile che nessuno abbia fatto caso, prima all’arrivo degli artificieri e dopo, addirittura, alla presenza in loco del Ministro dell’Interno? Certe voci si propagano in un nanosecondo, ma quel giorno non accadde, però Cossiga non poteva prevederlo, per cui, anche se sul momento nessuno potesse averci fatto caso, era largamente possibile che, a scoperta del cadavere avvenuta, qualcuno –magari un giornalista- avrebbe potuto collegare le cose e sbugiardarlo sulla questione degli orari. E se qualche fotografo insospettito avesse scattato una foto? Un comportamento davvero imprudente che stentiamo a riconoscere in quel più che cauto Ministro dell’Interno.
Dunque, registriamo con interesse la novità, ma aspettiamo di leggere il libro e, soprattutto, gli eventuali sviluppi investigativi.
Aldo Giannuli