(Foto: ANSA / GIUSEPPE LAMI)
Signor Matteo Renzi dovrebbe sapere, arrivando da terra dantesca, che la lingua italiana ha tante pecche ma è una lingua molto precisa e descrittiva. E visto che la lingua italiana è molto descrittiva cosa intendeva dire, parlando dell’indagine della magistratura su suo padre Tiziano, con questa eqivoca locuzione (riportata in calce):
«Mio padre è già passato da una vicenda analoga tre anni fa. Dopo venti mesi è stato archiviato.
Spero che finisca nello stesso modo per questa indagine sul traffico di influenze» ?
Perché ha declinato il verbo “sperare” che è fuori luogo rispetto alla determinazione e convinzione dell’assoluta estraneità dei fatti del genitore?
Detta così, signor Matteo Renzi, parrebbe che ci si affidi più alla fortuna che rilevare la verità. Non Le pare?
MOWA
Inchiesta Consip, Tiziano Renzi indagato per traffico di influenze illecite
Il padre di Matteo Renzi accusato di aver avuto ruolo di facilitatore per la concessione di appalti
Tiziano Renzi, padre del segretario Pd ed ex premier Matteo Renzi, risulta indagato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione) per traffico di influenze. L’accusa nei suoi confronti è di aver svolto il ruolo di facilitatore per la concessione di appalti all’imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Tiziano Renzi lo avrebbe fatto in concorso con Carlo Russo, un amico di famiglia e titolare di alcune società a Scandicci (Firenze).
TIZIANO RENZI INDAGATO PER TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE
Quanto viene contestato al padre di Matteo Renzi è emerso da numerosi colloqui intercettati: trattative e incontri per aggiudicarsi le commesse della Consip e in particolare la gara di Facility management del valore di 2,7 miliardi di euro bandita nel 2014 e suddivisa in diversi lotti. L’inchiesta (al centro della quale ci sono diverse commesse pubbliche) era stata avviata dalla Procura di Napoli e poi trasmessa a Roma per competenza. Spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
Nel decreto di perquisizione contro Romeo – accusato di associazione per delinquere e corruzione – eseguito dai pm partenopei la scorsa settimana si parla di «colloqui fluviali intercettati tra Romeo e il suo collaboratore Italo Bocchino (l’ex parlamentare di An, ndr) durante i quali hanno passato in rassegna e descritto con dovizia di particolari le modalità con le quali hanno approcciato e gestito svariate gare di appalto in tutta Italia facendo nomi e cognomi dei soggetti espressione della “cosa pubblica” con i quali hanno intrattenuto rapporti con le solite costanti modalità, contribuendo e provvedendo fattivamente lo stesso Bocchino a dare indicazioni a Romeo su quando e come pagare con denari e altre utilità». Tra i progetti di acquisto per «compiacere i rappresentanti della “cosa pubblica” c’era anche l’acquisto di testate giornalistiche» e in particolare il quotidiano L’Unità.
Tiziano Renzi verrà interrogato dai pm la prossima settimana. Ieri ha fatto sapere: «Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina neanche conoscevo l’esistenza di questo reato che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati – cui va tutto il mio rispetto – potranno verificare. I miei nipoti sono già passati da una vicenda simile tre anni fa e devono sapere che il loro nonno è una persona perbene: il mio unico pensiero in queste ore è per loro».
Quello di traffico di influenze illecite di cui è accusato Tiziano Renzi è un reato introdotto nel codice penale nel 2012, previsto dall’articolo 346-bis, che mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa.
Della vicenda che riguarda suo padre ha parlato anche Matteo Renzi, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: «Mio padre – ha detto il segretario Pd – è già passato da una vicenda analoga tre anni fa. Dopo venti mesi è stato archiviato. Spero che finisca nello stesso modo per questa indagine sul traffico di influenze». «Ma in ogni caso, da uomo delle istituzioni, dico come allora -ha aggiunto – che la mia prima parola è di fiducia totale nella magistratura italiana e di rispetto per il lavoro dei giudici. Guai a chi fa polemica, gli inquirenti hanno il dovere di verificare tutto. E fanno bene a farlo».