di Gianni Barbacetto
Metti un consiglio d’amministrazione, quello di Fiera Milano spa, parzialmente commissariato dalla Procura della Repubblica perché non ha saputo impedire che i boss mafiosi entrassero nei business della Fiera. Chi scegliere, ora, come nuovo amministratore delegato, per dare un segnale forte di cambiamento? Un manager bravo, incensurato e senza precedenti penali? Non sia mai! Dal 21 aprile 2017 arriverà Corrado Colli, imputato di bancarotta fraudolenta che nel 2013 l’ha fatta franca per prescrizione. I giudici di Varese, nel 2004, hanno escluso di poterlo assolvere nel merito per il crac dell’azienda che guidava, Opengate spa, per “aver contribuito di fatto ad aggravare lo stato di decozione” della società e per aver contravvenuto alle regole “ingenerando un peggioramento sensibile” della situazione societaria.
Questo stinco di manager è pronto ora a guidare la Fiera di Milano e a far dimenticare le ombre della mafia: la Fiera avrà un amministratore delegato che, per il suo profilo reputazionale, non potrebbe neppure iscriversi all’albo dei fornitori della Fiera. Paradossi del Sistema Milano. Ma perché hanno scelto proprio lui? E perché non l’hanno cacciato appena il Corriere della sera, in un articolo di Luigi Ferrarella, ha rivelato, il 4 aprile, che era un bancarottiere prescritto? Perché quelli che l’hanno scelto lo sapevano già. E comunque dopo che la notizia è emersa gli hanno rinnovato la fiducia. Il presidente di Fondazione Fiera, Giovanni Gorno Tempini, ha riunito in fretta e furia il cda e ha imposto di rinnovare la fiducia a Colli. Del resto, Gorno Tempini era amministratore delegato della Caboto, quando la Caboto collocò in Borsa Opengate: era l’epoca della “bolla della new economy” e dopo il collocamento la bolla Opengate scoppiò. La scelta di Colli per la Fiera è stata fatta da un cacciatore di teste: Russell Reynolds, incaricato da Gorno Tempini. Uno dei consultants di Russell Reynolds è Monica Rossi Gorno, ex compagna di Gorno Tempini.
In difesa del non-bancarottiere-per-intervenuta-prescrizione è subito sceso in campo il sindaco di Milano Giuseppe Sala. “Non ravviso situazioni tali da mettere in discussione la scelta che è stata fatta”, ha dichiarato. “Mi pare che la situazione sia abbastanza rassicurante”. Contento lui… Vien voglia di difendere i “poveri” mafiosi, gli unici a dover pagare senza sconti e ad andarsene anche senza condanne. La nomina di Colli è “rassicurante”. Certo. Fa parte anche lui del cerchio magico di Sala. Viene da Tecnogym, grande espositore di Expo. Era presente a Expo anche con il Children Park, l’area dedicata ai bambini, in quanto amministratore della Reggio Children, il “centro per la difesa dei diritti dei bambini e delle bambine”. Ma i legami sono più antichi: Colli, appena uscito da Opengate avviata verso il disastro, viene chiamato da Oscar Farinetti, nel marzo 2003, come amministratore delegato di Unieuro, l’azienda che vende elettrodomestici che Farinetti guidava prima di fondare Eataly.
La grande partita che Colli dovrà ora affrontare da amministratore delegato di Fiera – che ha i conti pesantemente in rosso – è quella dello sviluppo dell’area Portello. La gara era stata vinta dal Milan, che ci voleva fare lo stadio, ma poi si è sfilato dall’affare. È subentrato il secondo arrivato, il costruttore di Bergamo Massimo Vitali, un outsider che ora sta subendo pressioni, anche dal Comune di Milano. Vogliono che abbandoni anch’esso il campo. Per lasciare l’area ad altri, magari all’escluso dalla gara Prelios spa, che potrebbe dare spazio a Farinetti, collocando al Portello un grande centro Eataly. Ecco a che cosa serve Colli. Avrà anche un passato pesante, ma gli amici guardano al luminoso futuro.
Il Fatto quotidiano, 7 aprile 2017