di MOWA
“La natura, quando ha formato gli esseri sociali, li ha dotati del desiderio originario di causare piacere e dell’avversione originaria a causare offesa. Ha insegnato loro a provare gioia e a rifuggire il dolore. Ha reso l’approvazione da parte degli altri , in se stessa, la cosa più lusinghiera e la disapprovazione la cosa più mortificante e offensiva.” (Adam Smith – Teoria dei sentimenti morali”)
Nel pensiero smithiano sono contemplate le condotte degli individui che vengono suddivise in due parti: l’esaminatore e l’agente.
“Il primo è lo spettatore, i cui sentimenti rispetto alla mia condotta io cerco di decifrare, ponendomi nella sua situazione e considerando come reagirei io stesso di fronte a quella condotta. Il secondo è l’agente, sono ancora io, osservato dallo spettatore che valuta il mio comportamento. Il primo giudica, il secondo viene giudicato.” (Adam Smith)
Si potrebbe sostenere, a grandi linee, che il primo (l’esaminatore/il giudice) deve accertarsi che non vengano commesse azioni contrarie ai principi etici e che non venga arrecato danno agli altri producendo, invece, in questi ultimi, approvazione ed empatia. Una visibile manifestazione di altruismo.
L’etica, però, necessita di un accordo condiviso tra persone razionali, libere ed eguali o come direbbe il filosofo statunitense, John Bordley Rawls
“Sono necessari dei principi per scegliere tra i vari assetti sociali che determinano la divisione dei vantaggi e consentono di sottoscrivere un accordo sui meccanismi della distribuzione degli stessi. Sono questi i principi della giustizia sociale.”
In definitiva, un diritto alla libertà sostanziale, per ogni persona, è compatibile con quello degli altri.
Una verità, questa, tanto elementare ma che, purtroppo, nel tempo, viene smarrita nei meandri delle leggi e della convivenza tra i vari soggetti sociali.
Viene, talmente, modificata la società occidentale nei comportamenti sociali da far palesare, pian piano, una società come descritta nei racconti del “reazionario” (per dirla alla Engels) Honoré de Balzac, dove prendono forma, nella vita reale, i banchieri come il barone di Nucingen o gli usurai Gobseck.
Nei suddetti racconti, dell’élite occidentale francese, emergono le ruberie, le ingordigie, le invidie dei vari personaggi tanto da far emergere un male incontrollabile a scapito del bene.
Una trasformazione graduale della società verso il depauperamento delle libertà complessive collettive portate verso una camuffata richiesta “migliore”: quella individualistica.
Un autentico falso miraggio che ci porterà inesorabilmente verso un nuovo modo di schiavitù.
Una società, in prospettiva, privata di una visione a lungo respiro che ci condurrà, invece ( se non vi porremo rimedio) a soddisfare (solo ad alcuni e sempre meno) piccoli bisogni essenziali ma con la prerogativa di allontanarci dalle conquiste degli ultimi secoli come il libero arbitrio sulle scelte capitali che sono state la base concreta per un paese che si definisca realmente democratico.
Le avvisaglie dei sintomi ci sono tutte e vanno dal finanziamento, da parte della massocapitalisti, delle frange estremistiche nazifasciste con lo scopo di creare caos, sino alle complicità di alcune istituzioni con le forme criminogene che hanno bellamente governato pezzi consistenti dei vari paesi.
È il caso di darsi una mossa e organizzare gli “anticorpi” prima che questa situazione si trasformi in una ecatombe e faccia soccombere decenni di gloriose democratiche conquiste.