La massima “Parenti: serpenti”, che è diventata un film italiano di successo, la si potrebbe accostare a quanto sta accadendo tra i renziani, non politici ma consanguinei.
Infatti, nel sottostante post si consuma una tragedia all’interno del PD dove la compagna, Elisa Simoni, che dice di richiamarsi ai valori del Partito di “Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer“, lascia il cugino Matteo Renzi.
Viene da domandarsi, dopo quest’affermazione, se la compagna (sicuramente in buona fede), sappia cosa sostenessero i suddetti segretari sul ruolo e l’impostazione del Partito, ma, soprattutto, cosa pensassero sui personalismi, sull’individualismo e sul leaderismo. Costoro (Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer), diedero vita ad un partito con il centralismo democratico onde evitare spinte leaderistiche tanto auspicate dai liberal-borghesi.
Alla compagna (sicuramente in buona fede), consigliamo di leggersi un buon libro “Ipotesi di complotto? Le coincidenze significative tra le morti e le malattie dei segretari del PCI e l’attuale stato di salute dell’Italia” dove scoprirà, in quelle pagine, come avvenne e chi furono gli artefici di un golpe fatto (in sordina) all’interno di quel Partito, trasformandolo, pian piano in quello che ci troviamo oggi.
Nel libro, infatti, si sostiene che:
Possiamo dire che il PCI è morto di morte violenta, e che Occhetto ne è stato il killer che prima, però, per realizzare il suo intento ha dovuto uccidere con un golpe quello che restava del centralismo democratico…
…Cioè il segretario killer. Questo colpo di mano autoritario all’interno del PCI non viene bloccato da nessuno, i dirigenti non chiedono la cosa più ovvia: le dimissioni di Occhetto e la sua espulsione per aver operato contro la linea politica del Partito e contro le sue norme statutarie di democrazia interna, per cui il segretario esprimeva sempre la sintesi di una discussione collettiva e lavorava per migliorare l’unità del Partito. Condizione essenziale per la realizzazione del programma comunista.
L’azione di Occhetto. invece, introduce pratiche leaderistiche di stampo borghese e si può esplicare solo perché nel PCI, come abbiamo già visto sulla questione polacca, si erano strutturate quattro aree politiche che, con Occhetto, diventano delle vere e proprie correnti, espressamente vietate per statuto. Elemento anche questo che poteva essere usato per contrastare la deriva proposta da Occhetto, per riportare il Partito su una corretta linea politica marxista-leninista, con la pratica del centralismo democratico.
Invece in un anno e mezzo con il XX Congresso, a Rimini nel febbraio del 1991, si arriva allo scioglimento del PCI, con la conseguente nascita del Partito democratico della sinistra (Pds) e del Partito della rifondazione comunista (Prc).
Scoprirà, sempre in quel libro, il ruolo che ebbe la massoneria per disintegrare il più grande Partito comunista europeo.
Noi tutti piangemmo quel giorno dell’annullamento del P.C.I. di “Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer“, perché si comprese il torto e la beffa che la borghesia aveva tramato contro gli oppressi e non certo per il PD che ne è il prodotto di quest’ultima.
MOWA
Elisa Simoni, cugina di Matteo Renzi, all’HuffPost: “Lascio il Pd, è diventato simile a Forza Italia”
La parlamentare toscana aderisce a Mdp: “Renzi ha detto, chi non è d’accordo se ne vada. Io vado dove sta andando il nostro popolo”
A metà della conversazione Elisa Simoni si ferma, resta in silenzio per una manciata di secondi e poi piange: “Me ne vado dal Pd”. Nota come la “cugina” di Renzi, in virtù di una parentela familiare, la Simoni è una toscana tosta. Toscana, come il sigaro che fuma, e che gira tra le mani, mentre parliamo in un bar a due passi dalla Camera. Assessore di Renzi ai tempi della Provincia, la più votata alle primarie della volta scorsa, Elisa è cresciuta a pane e politica. Politica con la P maiuscola che è un tutt’uno col mito del grande partito, anch’esso con la P maiuscola, quello di “Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer”: “Ieri sera – dice sempre stressando il sigaro – ne ho parlato coi compagni da me in toscana. Prima con i miei genitori, comunisti da una vita. Non è stato facile”.
Perché?
Mi hanno detto: “Elisa, ma il partito… Il partito non si lascia, si combatte da dentro…”. È la vecchia impostazione del Pci, della sinistra. Ma qui sta il punto. Quella roba li non c’è più. E non c’è un “campo” di sinistra al cui interno discutere e combattere.
Si è compiuta la mutazione genetica.
Sì, il Pd è diventato ormai un’altra cosa. Più simile a Forza Italia del ’94 che al Pd del Lingotto. Nelle politiche mi pare evidente, e non da oggi, il tentativo di inseguire il famoso voto moderato. È complicato spiegare ai nostri elettori che il Pd non ha cambiato natura mentre il segretario usa le ricette peggiori della destra declinate attraverso il vocabolario del populismo M5S.
Si riferisce a migranti e polemica con l’Europa?
Pensiamo di recuperare consensi inseguendoli sull’anti-europeismo e dicendo “i migranti a casa loro”? Alla fine, gli elettori tra l’originale e la copia votano l’originale e penseranno che la vera fake news sia Renzi e il Pd che immagina.
Questo processo però, lo diceva lei, non è iniziato oggi. Perché lei lascia oggi?
Mi fa male dirlo. E come vede non nascondo le emozioni di un momento complicato. Emotivamente complicato e intenso. Ma nel Pd è finita sia l’agibilità politica sia la funzione politica di chi dissente il giorno. All’ultima direzione lo ha detto Renzi: io vado avanti come un treno, chi non è d’accordo se ne vada.
E lei che non è d’accordo…
Appunto, ne traggo le conseguenze. Pensi a che punto siamo, essendo io considerata una mediatrice.
Anche se però la chiamano la “zarina”.
Una “zarina” che da anni ha svolto la funzione politica di mediazione tra Renzi e la sinistra. Quella agibilità politica è finita. Veda, un mediatore, sebbene di minoranza, è figura organica perché lavora per il bene del partito e del segretario favorendo, per quanto possibile, l’unità. Ma quando il segretario ha l’obiettivo dichiarato e scoperto di far uscire chi dissente, l’unità è impossibile.
Secondo lei l’obiettivo è questo: via chi critica?. Sta descrivendo un epuratore.
Beh, il libro che ha scritto, invece che “Avanti”, lo poteva chiamare “vendetta”, col sottotitolo, “guardando indietro”. Mi dice chi non ha attaccato in questa sindrome dell’uno contro tutti? L’unico capitolo che doveva scrivere non l’ha scritto.
Quale?
Quello sul vuoto a sinistra fatto di milioni di elettori persi, in questo susseguirsi di sconfitte, tra amministrative e referendum. E del suo fallimento complessivo. All’epoca in cui diventò segretario, Berlusconi e il centrodestra erano spariti dalla scena e Grillo governava solo Parma. Ora Grillo governa importanti città italiane, Salvini gioca a vincere e Berlusconi viene riabilitato come argine democratico al populismo di destra. Sono addolorata, furiosa. Vogliamo negare la realtà e continuare a cantare Menomale che Renzi c’è?
A Renzi lo ha detto?
Sì, certo, gli ho mandato un messaggio su whatsup come fa lui. Ho avvisato prima Andrea Orlando, che ho sostenuto al congresso, e Roberto Speranza, della mia adesione al suo gruppo. In questo sono all’antica. Vivo il travaglio da sola e poi si fanno i passaggi politici necessari.
Non è facile.
Dopo anni in cui hai militato, ci hai creduto. Ma a un certo punto mi sono detta: quando sei nel dubbio, segui gli ideali della tua giovinezza. Si ricorda? Lo diceva Berlinguer.
Già.
Questi significa andare a riprendere, assieme ad altri, quei milioni di elettori che ci hanno abbandonato. Poi si vedrà l’assetto, la leadership a sinistra del Pd, ma il punto è questo: se gli elettori non vengono da te devi andare dove gli elettori sono e convincerli con una proposta di governo credibile e soprattutto alternativa a quella del populista di destra.
Ideali è una parola bellissima. Quale è l’ideale di Renzi?
Vedo che il Pd è diventato un partito che spesso, nella mentalità, confonde il governo col potere. E infatti ha perso un pezzo rilevante del suo popolo.
Che le hanno detto i suoi compagni in toscana.
Si va. La storia ci darà ragione.