Se può essere d’aiuto alla causa della petizione sottostante si deve raccomandare al Ministro di dare piena applicazione alle disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 1985, n. 782 – Approvazione del regolamento di servizio dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, (dopo aver fatto la Promessa solenne – art.1 – e il Giuramento – art.2) devono rispettare gli artt. 12 e 13 che recitano [il grassetto è nostro]:
Articolo 12. Doveri del personale.
Rientrano tra i doveri del personale della Polizia di Stato:
1) non abusare a proprio vantaggio dell’autorità che deriva dalla funzione esercitata;
2) non denigrare l’Amministrazione e i suoi appartenenti;
3) non contrarre debiti senza onorarli e in nessun caso contrarne con i dipendenti o con persone pregiudicate o sospette di reato;
4) non mantenere, al di fuori di esigenze di servizio, relazioni con persone che notoriamente non godono pubblica estimazione, non frequentare locali o compagnie non confacenti alla dignità della funzione;
5) non frequentare senza necessità di servizio o in maniera da suscitare pubblico scandalo persone dedite ad attività immorali o contro il buon costume ovvero pregiudicate.
Articolo 13. Norme generali di condotta.
Il personale della Polizia di Stato deve avere in servizio un comportamento improntato alla massima correttezza, imparzialità e cortesia e deve mantenere una condotta irreprensibile, operando con senso di responsabilità, nella piena coscienza delle finalità e delle conseguenze delle proprie azioni in modo da riscuotere la stima, la fiducia ed il rispetto della collettività, la cui collaborazione deve ritenersi essenziale per un migliore esercizio dei compiti istituzionali, e deve astenersi da comportamenti o atteggiamenti che arrecano pregiudizio al decoro dell’Amministrazione. Il personale anche fuori servizio deve mantenere condotta conforme alla dignità delle proprie funzioni.
Le norme non vanno scritte se, poi, non vengono rispettate.
MOWA
Alla cortese attenzione del Ministro degli Affari Interni, Dott. Marco Minniti
Caro Signor Ministro,
Sarà certamente di Sua conoscenza che nel mese di luglio 2017 sono scaduti i termini della sospensione dai pubblici uffici comminata ad alcuni degli ufficiali protagonisti di violenze, lesioni, sequestro di persona, costruzione di prove false, falsificazione di verbali: in breve, di quella che uno stesso funzionario definì una “macelleria messicana”. Una serie di gratuite violenze e violazioni dei più elementari diritti che durante e dopo il G8 di Genova del 2001 rese un’importante porzione le nostre forze dell’ordine tristemente famosa nel mondo – una fama certamente non mitigata dalle lentezze giudiziarie e processuali, dalle carriere e promozioni, nonché dalle assoluzioni morali che larga parte della nostra classe politica accordò ai maggiori responsabili di quegli eventi, dimostrando così la fragilità dello Stato di diritto e la precarietà del rispetto dei diritti fondamentali nel nostro Paese.
È notizia di questi giorni, Signor Ministro, che alcuni di costoro, i cui nomi sono facilmente reperibili sui quotidiani, ma che gradiremmo che Lei, dall’alto della Sua posizione, ci confermasse, potrebbero ora essere reintegrati nel servizio di Pubblica Sicurezza. Altri non lo hanno mai lasciato.
La Sua immaginazione Le dirà, Signor Ministro, l’impressione che tutto ciò fa sui cittadini e le cittadine del nostro Paese (per tacere dell’estero), il senso di sconcerto, di disorientamento, di insicurezza proprio di fronte a coloro che la nostra sicurezza dovrebbero garantire, la coscienza dell’arbitrio impunito che ha caratterizzato questa vicenda in tutte le sue fasi, e infine il silenzio di coloro che, con responsabilità di governo, dovrebbero vigilare e far sì che i diritti e il Diritto (il diritto sostanziale, Signor Ministro, non il diritto formale e cavilloso che vediamo all’opera in questa triste faccenda) regnino nel nostro Paese.
Siamo certi, Signor Ministro, che Lei abbia ben presente la portata e il significato dell’eventuale reintegro di queste persone nelle forze di polizia, nonché la permanenza nelle stesse di coloro che una giustizia manchevole e un’opera carente dei governi mai ha colpito con i dovuti provvedimenti.
Siamo altresì certi, Signor Ministro, che Lei vorrà rassicurare i cittadini e le cittadine di questo Paese del fatto che mai e poi mai un tale reintegro diventi reale, né adesso né, per quanto è in Suo potere, in futuro.
Con un cordiale augurio di buon lavoro, i/le sottoscritti/e cittadini/e
- Ministro degli Affari Interni