autore: Andrea Cinquegrani
Ricordate David Monti? Il procuratore di Aosta che mise in subbuglio mezza Italia con una inchiesta al calor bianco, ‘Phoney Money‘, circa vent’anni fa? Cercava di far luce su trame e connection internazionali, tra massonerie e servizi segreti.
Finì in una bolla di sapone, naturalmente, come tante altre inchieste analoghe, per fare un esempio quella avviata dalla procura di Torre Annunziata e chiamata ‘Cheque to cheque‘.
Sparito dalle scene e dalle cronache giudiziarie per un bel pezzo, ora David Monti ricopre un importante incarico: quello di sostituto procuratore del tribunale di Milano, applicato alla Direzione Distrettuale Antimafia.
Tanto scrive il sito ufficiale del GOI, il Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza massonica, circa 18 mila gli iscritti in tutta Italia. In occasione di un dibattito che si è tenuto il 30 settembre all’Auditorium Giacomò Manzù della Fondazione Cariplo, a Milano, sul tema “La Bilancia della Giustizia. Diritti associativi e libertà civili”.
Al dibattito, moderato dal direttore della Nazione, Francesco Carrassi, hanno preso parte diversi illustri relatori. Tra cui il procuratore antimafia Monti.
Ecco come descrive l’evento il sito ufficiale del GOI: “Ma il colpo di scena inatteso e assai applaudito è stato l’intervento del sostituto procuratore del tribunale di Milano applicato alla Direzione Distrettuale Antimafia. Monti ha motivato così la sua presenza al convegno del GOI: ‘Trovo incredibile che un magistrato non debba andare dove si difende la libertà. L’Inquisizione è una categoria dello spirito umano. E agisce quando un potere scarsamente legittimato si sposa con la paura popolare. Ne nasce quello statuto odioso permanente che trova la mia contrarietà perchè attribuisce uno stigma indelebile alle persone’”. Letterale.
Così continua la cronaca del GOI su una questione bollente, ossia la richiesta degli elenchi dei massoni da parte del presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, di qualche mese fa. Come vent’anni fa aveva fatto l’allora procuratore di Palmi Agostino Cordova.
Scrive il sito del Grande Oriente: “Sulla vicenda degli elenchi che tanta amarezza crea a chi combatte da sempre per la libertà, Monti non ha usato mezzi termini: ‘Gli elenchi non si chiedono a nessuno’”. Neanche quelli del telefono.
Più chiari di così. Al dibattito hanno preso parte, tra gli altri, l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini e l’ex radicale e forzista Daniele Capezzone.
“Ci vuole forza per praticare la libertà – osserva il primo – ce ne vuole tanta per vincere chi vuol calpestare questo bisogno”.
Si è interrogato, pensoso, invece Capezzone: “Perchè dopo lo scandalo dei pedofili tra vescovi e preti non è stata istituita una Commissione che chiedesse gli elenchi di tutti i preti e di tutti gli affiliati della Chiesa cattolica?”. Per favore, il 113.
7 ottobre 2017