“Tutti i misteri del Fiore nero – Storia segreta del capo di Forza Nuova. Tra servizi, delinquenza e un oscuro impero economico”. Ecco il nuovo scoop dell’Espresso, che scandaglia tra gli affari di Roberto Fiore, il nazi tornato alla ribalta delle cronache, e dei suoi camerati.
Sorgono però spontanei alcuni interrogativi. “Misteri”? “Segreta”? “Oscuro”? Perchè una aggettivazione così abbondante sul fronte dell’imperscrutabile?
Eppure gran parte delle cose, soprattutto per quanto riguarda la genesi di quei business germogliati come un ‘Fiore’ all’ombra di Forza Nuova, sono noti praticamente da venti anni e passa.
Come mai il glorioso Espresso si sveglia solo adesso? Perchè un tanto lungo letargo?
1998, ERAVAMO QUATTRO AMICI AL NAR
La Voce pubblicò un’inchiesta a novembre del 1998, 19 anni fa suonati. Titolo, “Eravamo 4 amici al Nar”, autore Fabrizio Geremicca, oggi redattore al Corriere del Mezzogiorno, la costola partenopea del Corsera. Ecco qualche passaggio saliente.
“Segretario nazionale di Forza Nuova, organizzazione nazifascista che ha radici profonde, è Roberto Fiore, insieme a Gabriele Adinolfi fondatore di Terza Posizione. Nata nel ’77 con l’avallo di Franco Freda, l’organizzazione fu protagonista di violenze ed aggressioni. Condannato a nove anni nel 1985, Fiore si rifugia oltre confine, portando con sé la cassa del gruppo, a detta del leader dei Nar Valerio Fioravanti. Soggiorna in Libano sotto la protezione dei falangisti cristiano-maroniti di Amin Gemayel, all’epoca referente delle potenze occidentali nel ginepraio mediorientale, nonostante la diretta responsabilità nel massacro all’interno del campo profughi di Sabra e Chatila”.
Così continua la Voce targata 1998: “Fiore trova poi rifugio in Inghilterra. A Londra gestisce con altri ex camerati di Terza Posizione l’agenzia di viaggio Easy Going, legata all’associazione Meeting Point. Con quali protezioni? Secondo il quotidiano inglese Guardian – che riporta un’inchiesta del mensile Searchlight – Fiore e l’ex Nar Massimo Morsello, un altro dei padri di Forza Nuova, prendono contatto in Libano con i servizi inglesi. Siamo nel pieno dell’epoca tatcheriana: i due neofascisti forniscono informazioni e spiate circa i gruppi armati – anche irlandesi – che usano il Medio Oriente come base di addestramento per le loro azioni in Europa. In cambio, la lady di ferro chiude entrambi gli occhi sulle richieste di estradizione invano avanzate dall’Italia”.
Fiore si sente punto nel vivo e querela la Voce. Svariate le sue doglianza: in particolare gli dà fastidio aver ricordato le parole di Fioravanti a proposito della fuga con la cassa. Poi contesta la condanna per tentata strage, la permanenza in un campo di addestramento libanese, gli affari londinesi.
Il giudice del tribunale di Napoli, Giovanni Fragola Rabuano, scrive una sentenza da brividi: dà ragione alla Voce su tutte le circostanze, compresa la fuga con la cassa e la condanna a 9 anni di galera, nonché la fuga in Inghilterra e gli affari lì impiantati. Ma ci dà torto su un punto, il Libano. Fiore, infatti, era stato sentito al dibattiamento come ‘parte offesa’ e ad una domanda del giudice Fragola, “è stato mai in Libano?”, il segretario di Forza Nuova rispose candido come un giglio, “no”. Da qui la condanna della Voce, per quella sola e unica circostanza. E a nulla valse il fatto che proprio quella circostanza – come documentammo allora, carte alla mano – fosse stata in precedenza già scritta dal prestigioso Guardian. Il giudice se ne fregò.
In appello, of course, la Voce vinse e, quindi, TUTTE le circostanze trovarono conferma.
TUTTI I BUSINESS DEI CAMERATI A LONDRA
Dopo sei anni, comunque, torniamo sull’argomento con una nuova inchiesta. E’ di gennaio 2004, infatti, la cover story “Allarme Nazi – Gli inconfessabili trascorsi dei camerati di Alessandra Mussolini”. Ecco, anche stavolta, alcuni tra i passaggi principali.
“Nemici giurati fino a qualche mese fa, ora i gruppi di Roberto Fiore (Forza Nuova), Pino Rauti (Fiamma Tricolore) e Adriano Tilgher (Fronte Nazionale) si ritrovano d’amore e d’accordo sotto l’ombrello di Alessandra Mussolini che cinguetta: ‘così adesso di fidanzati ne ho tre’. Sulla personalità di Fiore e sui suoi turbolenti trascorsi si dilungano, il 9 gennaio 2001, i componenti della ‘Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi‘, presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino. E’ in particolare un deputato di Alleanza Nazionale e membro della commissione, Enzo Fragalà, a sollevare come punto centrale della discussione sull’attentato al quotidiano il Manifesto (che si era verificato qualche settimana prima), il caso di Roberto Fiore e del suo camerata Massimo Morsello (oggi deceduto), sollecitando la convocazione di entrambi e la messa all’ordine del giorno di relativi provvedimenti da assumere”.
La dettagliata ricostruzione all’epoca effettuata da Fragalà davanti alla Commissione Stragi venne ripresa dalla Voce: “Fiore e Morsello – ecco le parole di Fragalà – riparano in terra inglese in stato di latitanza poiché colpiti, all’indomani della strage alla stazione di Bologna, da mandati di cattura internazionali emessi dalla magistratura italiana. In Gran Bretagna entrano subito in contatto con Nick Griffin con cui danno vita alla creatura International Third Position. Alla loro latitanza è collegata l’acquisizione di oltre 1.500 unità immobiliari, di cui molte nella city londinese, intestate o riconducibili alla loro holding, che comprende case discografiche, agenzie di collocamento e di viaggio, strutture ricettive, locali pubblici e alberghi. In quegli anni – siamo nei primi degli Ottanta – alcuni militanti della destra radicale hanno l’opportunità di incontrare Fiore e Morsello a Londra e rimangono colpiti e stupiti dalle loro enormi possibilità economiche e finanziarie: cosa che in Italia non si era mai evidenziata”.
E cosa che si evidenzia, oggi, solo grazie all’Espresso. Gli stessi affari, le stesse enormi possibilità descritte nello scoop. Compreso il legame con Nick Griffin.
LE GITE NEI CAMPI DELLA FALANGE IN LIBANO
Così continuava la Voce nel suo numero di gennaio 2004: “anche gli organi di stampa inglesi suonano un campanello d’allarme su Fiore. A Londra viene pubblicata una rivista, Searchlight, unicamente dedita alla rivelazione dei traffici nazifascisti nel mondo. Molte inchieste, negli ultimi anni, sono state dedicate alle attività anglosassoni – e non solo – di Forza Nuova. Ecco cosa viene scritto in un reportage del 2001: ‘Con la protezione dell’M16 (il servizio segreto inglese, ndr), Fiore e un gruppo di affiliati ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) sono approdati in Inghilterra all’inizio degli anni ’80; a loro è stato consentito di mettere in piedi un impero da milioni di sterline in cambio della loro collaborazione’. Su cosa? Notizie sulle attività della Falange in Libano, secondo Searchlight: ‘le ragioni dell’apparente intoccabilità di Fiore devono probabilmente ritrovarsi nelle informazioni che è stato in grado di fornire ai servizi segreti britannici e che aveva raccolto durante i campi di addestramento delle frange estremiste della Falange in Libano”.
Ma Fiore, come una mammola, rispose di “No” alla precisa domanda del giudice Fragola: “in Libano non ci ho mai messo piede”. Neanche da turista.
Così scriveva ancora il coraggioso mensile londinese Searchlight a proposito di una delle società del fiorente gruppo, Meeting Point: “ha beneficiato parecchi terroristi. Il più noto è forse Franco Freda. Poi altri, ad esempio Fabrizio Croce e Duilio Canu, due fascisti collegati con Hammerskins. Altri ancora, come Davide Sante Petrini, Rosario Lasdica e Francesco Bianchi. Bianchi è noto per aver picchiato un cronista de la Stampa di Torino che aveva osato rivolgere una domanda a Fiore sulla bomba al Manifesto”.
A proposito di un altro estremista, Andrea Insabato, il periodico acchiappanazisti lo descriveva come “il suo braccio destro, riceveva un regolare stipendio per organizzare le varie iniziative turistico-ricreative del gruppo Fiore a Londra, compresi ad esempio svariati concerti, come quello di Romano Mussolini”.
QUELLA CASA NERA CHE MINACCIA L’EUROPA
Non è finita. Perchè a novembre dello stesso anno, il 2004, un’altra copertina, “La Casa Nera”, è dedicata agli estremisti di destra e ai loro legami con due noti personaggi, la stessa Alessandra Mussolini e Marcello Dell’Utri. Questo il sommario dell’inchiesta: “Documentiamo per la prima volta gli stretti legami tra Forza Italia e l’estrema destra eversiva. Un ‘filo nero’ che parte dall’antica amicizia tra Marcello Dell’Utri e Alessandra Mussolini per arrivare alla rete neo-nazista europea. Uno scenario che sta spaccando Forza Italia”. Ecco, anche stavolta, qualche assaggio.
Dopo aver dettagliato i summit spagnoli di novembre 2002 e gennaio 2003 degli ultrà nazi per tenere a battesimo la sigla New Synarchist International, si passa al Belpaese: “A dicembre 2003 appuntamento in Italia, dove il mentore-finanziatore di tutto il movimento, Roberto Fiore, sigilla le sue ‘nozze’ con Alessandra Mussolini in vista delle elezioni europee. Il codazzo al seguito viene rappresenato dai gruppi dell’inossidabile Pino Rauti (e il suo discepolo Luca Romagnoli) e Adriano Tilgher, per Terza Posizione. Cin cin, nasce Alternativa Sociale”.
E ancora: “Dietro il paravento di Alternativa Sociale, che vede in pista la bionda Alessandra con il leader di Forza Nuova Roberto Fiore ed Alessandro Tilgher e con Luca Romagnoli, eletto all’europarlamento nel 2004, ci sarebbe perciò la sapiente regia di Dell’Utri. (…) Una nuova anima neocons, dunque, si accinge a conquistare l’Italia, in perfetta sintonia con l’analogo movimento politico e di pensiero già solidamente radicato negli Stati Uniti ed emergente in diverse parti d’Europa”.
Sembra proprio l’odierno scenario europeo, soprattutto dopo le fresche vicende austriache. Eppure sono trascorsi tredici anni…