di MOWA
Come reagirebbero gli abitanti degli USA se sapessero che buona parte dei loro soldi sono utilizzati per finanziare le guerre o il traffico degli stupefacenti e che, per il riciclaggio del denaro “sporco”, vengono usate le più grandi banche del loro paese?
Come reagirebbero, i cittadini onesti degli USA, se sapessero che i loro figli che consumano droga o che partono per alcune guerre nel mondo muoiono per arricchire l’1 per cento dei loro concittadini?
Come reagirebbero gli abitanti Nordamenricani se sapessero di essere stati raggirati da chi li ha governati sinora e che li ha illusi dicendo di combattere il crimine mentre, invece, il crimine è insito nelle dinamiche stesse della finanza che promuovono?
Le affermazioni fatte sono forti e vanno prese con le dovute cautele per non incorrere in cialtronate populiste. È meglio, quindi, attenersi all’essenziale e, per comprendere quanto detto, utilizzare degli esempi…
Partiamo con l’illuminante brano di Jean de Maillard e Christian de Brie che, comparso su “Le Monde Diplomatique” nel 2000, afferma:
“… Lasciando che il capitale circolasse liberamente da un angolo del mondo all’altro, la globalizzazione e l’abbandono della sovranità hanno promosso la crescita incontrollata di un mercato economico illegale.
Si tratta di un sistema coerente e intimamente legato all’espansione del capitalismo moderno basato sull’associazione di tre partner: governi, imprese transfrontaliere e mafie.
Gli affari: il crimine è soprattutto un mercato prospero e ben strutturato, governato dall’offerta e dalla domanda.
La complicità di grandi imprese e il laisser faire politico sono gli unici metodi che permettono al crimine organizzato su grande scala di riciclare i suoi esorbitanti guadagni.
Le multinazionali hanno bisogno dell’appoggio dei governi e della neutralità delle autorità regolatrici per consolidare la propria posizione, aumentare i ricavati, resistere e annientare la concorrenza, portare avanti l’ “affare del secolo” e finanziare le operazioni illegali.
I politici sono coinvolti in prima persona e la loro capacità di intervento dipende dall’appoggio economico, e non solo, di chi li mantiene in una posizione di potere.
Questa confluenza di interessi è una parte essenziale dell’economia mondiale, l’olio che lubrifica gli ingranaggi del capitalismo…”
Per una maggior comprensione, poi, è importante leggere l’articolo di Michael C. Ruppert apparso su “From the Wilderness”, che recita così:
“…Il traffico di stupefacenti ha un enorme potere perché sta sovvenzionando gli investimenti delle più grandi imprese mondiali.
Finanzia i politici.
Ha preso all’amo i gringos di Wall Street i cui figli a volte muoiono proprio per la droga.
Wall Street non può permettersi la caduta dei magnati del narcotraffico. E neppure i Presidenti, per il finanziamento delle loro campagne elettorali.
Perché?
Perché la nostra economia piramidale, controllata dall’1 per cento, non può correre il rischio di lasciare che la concorrenza (negli affari così come in politica) sfrutti il vantaggio portato dal denaro sporco. Per ogni milione di dollari di incremento nelle vendite o proveniente da un buy out, il capitale dell’1 per cento che controlla Wall Street aumenta di venti o trenta volte…”(1)
Arrivando a sostenere che il giro del denaro sporco, in “Crossing the Rubicon”: “…ruota attorno ai settecento miliardi di dollari all’anno…” e che, quindi, gli stupefacenti, sono diventati “… una parte del sistema bancario e finanziario mondiale, fornendo la liquidità necessaria per affettuare i ‘pagamenti mensili minimi’ delle enormi riserve della bolla di derivati e investimenti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna…”
Tutto ciò viene, anche, supportato dalle rivelazioni dell’ex agente della DEA (Drug Enforcement Administration – agenzia federale antidroga) Michele Levine comparse il 24/5/1999 sulla rivista “New American”. Levine sosteneva che il Governo USA ha contribuito (allora c’era il “democratico” Bill Clinton) ad aiutare organizzazioni criminali quali l’ELK (UCK):
“… Dieci anni fa eravamo impegnati nel rifornimento di armi e nell’addestramento dei peggiori elementi dei mujaheddin afghani: trafficanti di droga, contrabbandieri di armi, terroristi nordamericani…[…] …Adesso stiamo facendo lo stesso con l’ELK, collegato a tutti i cartelli più conosciuti del Medio e dell’Estremo Oriente. L’Interpol, l’Europol e quasi tutte le agenzie di intelligence e di controspionaggio europee che si occupano di narcotici hanno aperto dossier su diversi cartelli della droga che conducono direttamente all’ELK, oltre che alle bande albanesi di questo Paese…” (2)
Conferma le tesi citate anche Frank Cilluffo del Programma globale contro il crimine organizzato, Comitato dei Rappresentanti degli Stati Uniti che il 13/12/2000 dice:
“…Ciò che è stato nascosto all’opinione pubblica è che l’ELK ricavava parte dei suoi fondi dalla vendita di narcotici. L’Albania e il Kosovo si trovano al centro della ‘via dei Balcani’ che unisce la ‘mezza luna dorata’ dell’Afghanistan e del Pakistan con i mercati europei della droga. Questa via ha un valore approssimativo di quattrocento miliardi di dollari all’anno e da qui passa l’80 per cento dell’eroina destinata all’Europa…”
Non credo si possano avere ulteriori dubbi di quanto affermato vedendo ritratti insieme, ed in galante posa (con tanto di bacio), la Segretaria di Stato USA (nonché membro del Club Bilderberg e del Council on Foreign Relations) Madeleine Albright ed il criminale internazionale/trafficante di droga HashimThaci (3), mentre il generale Wesley Clark li guarda compiaciuto.
Il professore di economia all’Università di Ottawa Michael Chossudovsky sostenne che:
“…Il destino del Kosovo era già stato fissato minuziosamente prima della firma dell’accordo di Dayton. La NATO si era impegnata in un insano ‘matrimonio di convenienza’ con la mafia […] e il commercio di narcotici permise a Washington e a Bonn di ‘finanziare la guerra del Kosovo’ con l’obiettivo finale di destabilizzare il governo di Belgrado e colonizzare i Balcani per intero…”(4)
Vorremmo chiudere citando il brano riportato nel febbraio 1995 in Jane’s Intelligence Reiew (una delle riviste investigative britanniche più note al mondo),“La Medellin dei Balcani”. Il brano ci aiuta ad avere una giusta dimensione del problema e pone le basi per una seria riflessione su “chi siano” coloro a cui interessano veramente le guerre in giro per il mondo e se sia il caso di mandare, dunque, i nostri figli a morire per ingrassare l’1 per cento dei ricchi del mondo:
“… Si pensa che una notevole quantità di introiti provenga tanto dal narcoterrorismo, albanese quanto dal traffico di armi e al contrabbando transfrontaliero in Albania, Bulgaria e nella provincia serba del Kosovo. Anche se i modi e le dimensioni con cui avvengono non sono chiari, questo potere economico albanese, attualmente in fase di crescita, farà sì che i Balcani diventino un punto nevralgico della criminalità. Dopo aver raggiunto l’Europa occidentale attraverso la Jugoslavia, l’eroina proveniente dalla Turchia, dalle repubbliche transcaucasiche e da zone situate più a Oriente, sta cominciando adesso a espandersi verso l’Italia – passando per il Mar Nero -, l’Albania, la Bulgaria e la Macedonia. Si tratta di uno sviluppo che ha rafforzato la mafia albanese, organizzazione che si pensa controlli il 70 per cento del mercato illegale della droga della Svizzera e della Germania […] Se non verrà ostacolato, questo crescente narcoterrorismo albanese potrà sfociare in una sindrome colombiana dei Balcani meridionali; potrebbe perfino succedere che la mafia albanese diventi così potente da controllare uno o più Stati della regione…”
I “burattinai” dietro il teatrino del mondo, e che tirano le fila di quanto accade, sono proprio gli appartenenti al Club Bilderberg, al Council on Foreign Relations ed a tutti gli altri club esclusivi che, anche tramite la Nato, si sono resi protagonisti di queste vergognose azioni.
E noi che assistiamo e subiamo, dobbiamo proprio giustificare senza reagire solo perché costoro sono “impomatati” e vestiti con abiti firmati, o dobbiamo condannarli in quanto registi del “male del mondo”?
note:
(1) www.fromthewilderness.com/free/economy/dontblink.html
(3) L’Agenzia France Presse del 13/10/1999 sostenne che Thaci venne accusato dal Tribunale penale internazionale per la ex-Yugoslavia dell’Aia (ICTY – International Criminal Tribunal for the Yugoslavia) di: “presunti crimini di guerra perpretati tra il 1993 e il 1995 ai danni degli abitanti di etnia serba della Croazia”.
(4) Kosovo “Freedom Fighters” Financed by Organized Crime, 7/4/1997 su: cyberjournal.org
da: http://iskra.myblog.it/archive/2013/01/03/dens-dŏlens-78-se-il-popolo-usa-sapesse.html