di Gianni Barbacetto
Expo, che cosa c’è sotto? La domanda è stata posta più volte in questi anni e riguarda la qualità dei terreni su cui si è svolta l’esposizione universale 2015 e su cui oggi è progettato l’arrivo dell’Università Statale, del polo di ricerca Human Technopole, di aziende hi-tech e molto altro. Le bonifiche sono state fatte? Le aree sono ancora inquinate? Qualche risposta ci viene oggi dai documenti (che il Fatto ha potuto vedere) dell’Ospedale ortopedico Galeazzi che ha comprato 50 mila metri quadrati dell’area, su cui costruirà la sua nuova sede. Un nuovo ospedale deve sorgere su terreni “puliti”.
Ebbene, nel contratto di acquisto firmato il 4 agosto 2017 con il venditore (la società Arexpo proprietaria dei terreni) sono scritte alcune garanzie che riguardano proprio la qualità del terreno. Arexpo dichiara di aver ricevuto dalla società Expo spa, che ha gestito l’esposizione, la certificazione dell’avvenuta bonifica della terra per 4 metri di profondità. Il contratto dice comunque che è “condizione risolutiva” dell’atto la presenza “a qualsiasi profondità” di sostanze inquinanti e che è previsto il “diritto di recesso” nel caso queste fossero ritrovate. Dopo la firma del contratto, il Galeazzi ha compiuto i suoi controlli.
Otto “prescavi in otto punti di indagine mediante escavatore a risucchio per evitare interferenza con sottoservizi”; quindici “prove penetrometriche”; tre sondaggi “a carotaggio continuo” a 25 metri di profondità “per il monitoraggio della falda”; due sondaggi a 40 metri “per la definizione dei parametri geotecnici caratteristici”; e altri due a 50 metri. Inoltre ha realizzato due sondaggi a 4 metri “con prelievo e analisi chimica di campioni rimaneggiati di terreno e di riporto”; il prelievo e le analisi “di quattro campioni di terreno nei sondaggi” alle quote attorno ai 5 e ai 7 metri “in vista di eventuali approfondimenti alle quote di scavo”; e il campionamento e l’analisi delle acque di falda prelevate nei sondaggi. Per tutti questi controlli – scrive il Galeazzi – il risultato è: “assenza di superamenti” e “il rispetto delle concentrazioni soglia di contaminazione delle acque sotterranee”.
Sottoscritto il contratto nell’agosto scorso, il Galeazzi firmerà con Arexpo l’atto definitivo di rogito nel marzo 2018. Prevede di aprire il cantiere entro il giugno 2018 e di completare la costruzione (un ospedale di 16 piani) in 36 mesi. Per il terreno pagherà 25 milioni di euro ad Arexpo, i cui soci sono il ministero dell’Economia (39%), la Regione Lombardia (21%), il Comune di Milano (21%) e la Fondazione FieraMilano (16%). Il 10 per cento di caparra è già stato versato, il resto arriverà al rogito. L’ospedale sarà la prima realizzazione sull’area Expo, a ridosso della cascina Triulza, già esistente, che da gennaio ospiterà gli uffici di Arexpo e del suo amministratore delegato Giuseppe Bonomi.
A gennaio 2018 inizieranno le attività anche dello Human Technopole, che si insedierà a Palazzo Italia e negli edifici contigui già utilizzati per Expo: arriveranno i primi 40 addetti e ricercatori, che diventeranno 400 a fine 2018. Accanto saranno in futuro costruiti altri due edifici per il polo tecnologico, con la previsione di essere terminati a fine 2021, per entrare a regime, con 1.500 addetti, nel 2024. Nel quadrante est è prevista la costruzione del campus universitario, mentre il resto dei terreni sarà “sviluppato” dalla società Lend Lease o direttamente da Arexpo, con la costruzione di terziario (200 mila metri quadrati, hanno già presentato manifestazioni d’interesse grandi aziende come Novartis, Bayer, Glaxo, Bosch, Abb, Celgene, Ibm Watson), residenza (33 mila mq), social housing, ossia case a prezzo calmierato (30 mila), residenze per studenti (54 mila mq), spazi commerciali (16 mila mq), hotel (7 mila mq), per un totale di 510 mila metri quadri.
Il Fatto quotidiano, 29 dicembre 2017