20.12.2018 (La Verità) – Un avvicendamento silenzioso è avvenuto alla direzione di Formiche.net, la testata online fondata da Paolo Messa, editore e lobbista, fino allo scorso maggio consigliere Rai in quota centrodestra. Nessuna enfasi ha accompagnato all’uscio il giornalista passato dal Borghese, poi dal Giornale, dal Mondo, da Milano Finanza, dal Foglio fino a sbarcare online per iniziare l’avventura di Formiche.net nel settembre 2012. Un post educato con cui lo stesso Arnese si è congedato su Facebook dai suoi lettori e nulla più. Lo scorso 4 dicembre, un giorno prima del silenzioso addio, il sito Dagospia ha lanciato un breve ma pungente flash: «Come mai Michele Arnese non è più direttore di Formiche.net? C’entrano forse certi articoli “scomodi” pubblicati nelle ultime settimane? Ah, saperlo». Basta riavvolgere il nastro al mese precedente per trovare, sempre su Dagospia, una lettera firmata dall’editore Messa, che si dissociava da un articolo pubblicato sul giornale online a firma Andrea Picardi. Nel mirino del pezzo c’era la sottosegretaria Maria Elena Boschi, accusata di aver preferito imbarcarsi alla volta del Giappone per un incontro – che è sembrato più d’opportunità che politico – con Ivanka Trump, figlia e consigliere del presidente degli Stati Uniti, Donald, piuttosto che impegnarsi nella campagna elettorale siciliana che il Pd stava affrontando con grandi sofferenze. Come dimostrato dal risultato: il candidato Fabrizio Micari ha incassato meno del 19% dei consensi, piazzandosi terzo. Quell’articolo non andò giù a Messa, che scrisse a Dagospia: «Quale editore di Formiche.net, desidero rendere nota a te e ai tuoi lettori l’opinione già espressa al direttore responsabile. Considero quell’articolo vergognoso e tanto più perché mette in relazione l’impegno istituzionale dell’onorevole Boschi con la campagna elettorale in Sicilia e valutazioni politiche del tutto discutibili. Penso di aver sempre apprezzato e incoraggiato la libertà di stampa ma un conto è l’informazione e un conto sono le opinioni che non riflettono affatto non tanto e non solo la linea editoriale (che non c’è, se non l’attenzione ai contenuti) ma anche lo stile stesso della società editrice. Mi sembra doveroso farlo notare avendo letto l’articolo dopo la pubblicazione e non prima». Quest’ultima frase lascia qualche sospetto: Messa avrebbe forse preferito leggerlo prima per poterne bloccare la pubblicazione? In tal caso non si tratterebbe esattamente di quella libertà di stampa da lui tanto sbandierata. Fatto sta che sull’addio di un direttore di uno dei giornali online più letti del Paese s’è detto davvero poco. Forse troppo poco.