L’ex terrorista Barbara Balzerani
Come non comprendere le riflessioni di Raimondo Etro quando sostiene
“quella setta denominata Brigate rosse…provo vergogna verso me stesso…e profonda pena verso di lei, talmente piena di sé da non rendersi neanche conto di quello che dice”
“…Le Brigate rosse hanno rappresentato l’ultimo fenomeno di un’eresia politico-religiosa che nel tentativo maldestro di portare il Paradiso dei cristiani sulla terra… ha creato l’Inferno. Inoltre lei dimentica che chi le permette di parlare liberamente… è proprio quello Stato che noi volevamo distruggere… così pregni di quella stessa schizofrenia che al giorno d’oggi affligge i musulmani che da una parte invidiano il nostro sistema sociale, dall’altra vorrebbero distruggerlo”. [1]
Cose che ci riportano a quanto avevamo scritto tempo fa in un nostro post e che diede modo allo stesso Etro di precisare (su questo sito), alcuni punti da lui vissuti direttamente.
MOWA
L’ex terrorista Balzerani: «Chi mi ospita?». Etro: «Vergogna, ci vediamo all’inferno»
di Fabrizio Caccia
Brigatisti contro. A due mesi dall’anniversario di via Fani, 16 marzo 1978, il giorno del sequestro di Aldo Moro e dell’eccidio della sua scorta, compare un post su Facebook: «Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?». Il tono sembra ironico. Chi scrive, però, non è una persona qualunque: è Barbara Balzerani, l’ex «Primula Rossa» delle Br, che in via Fani quel giorno c’era, anche se non sparò.
Il post sul profilo Fb della Balzerani è del 9 gennaio e proprio ieri, poco prima d’essere cancellato, viene letto da un altro ex brigatista, Raimondo Etro, che reagisce male e scrive a sua volta una lettera aperta («Signora Barbara Balzerani, mi rivolgo a lei…») per «chiederle di tacere semplicemente in nome dell’umanità verso le vittime, inclusi quelli caduti tra noi…». La missiva viene inviata per conoscenza a poche altre persone, tra cui Giovanni Ricci, figlio di Domenico, l’appuntato dei carabinieri che in via Fani guidava l’auto dove viaggiava Aldo Moro e l’onorevole dem Gero Grassi, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul delitto Moro, che più tardi gli risponderà: «Grazie. Bravo!».
Anche Etro, però, non è uno qualunque: a lui furono affidate in custodia le armi di via Fani, una settimana dopo la strage: «C’erano un kalashnikov, una mitraglietta, alcune pistole – ricorda l’uomo parlando col Corriere – Le ebbi, mi pare, da Morucci o Casimirri, le tenni in casa di mia madre per un po’, vicino a piazza Mazzini…».
Oggi ha 61 anni e vende libri e francobolli su eBay, ma si è fatto 16 anni di carcere per il concorso nella strage di via Fani (partecipò nei mesi precedenti soltanto alla preparazione) e nell’omicidio del giudice Riccardo Palma («La mattina del 14 febbraio 1978 – racconta – c’ero anch’io insieme a Prospero Gallinari, Alvaro Lojacono e Alessio Casimirri. Ma la mia pistola, diciamo, s’inceppò…»).
La lettera aperta alla sua ex compagna di lotta è durissima. Etro, tra l’altro, scrive: «Dopo avere letto il suo commento su Facebook nel quale – goliardicamente dice lei – chiede di “essere ospitata oltre confine per i fasti del quarantennale”… avendo anch’io fatto parte di quella setta denominata Brigate rosse…provo vergogna verso me stesso…e profonda pena verso di lei, talmente piena di sé da non rendersi neanche conto di quello che dice».
C’è un passaggio, poi, piuttosto inquietante: «Per nascondere di avere agito per conto e per fini che con la cosiddetta rivoluzione proletaria non avevano nulla a che fare lei nega addirittura l’evidenza. Non voglio entrare nel merito delle chiacchiere “chi c’era o chi non c’era in via Fani, infiltrazioni, depistaggi o altro”. Mi limito a dire semplicemente: “ci hanno lasciati fare”…». Etro ha rotto da tempo coi “compagni” e col suo passato e anche la Balzerani, che compirà giusto domani 69 anni, oggi è una libera cittadina che scrive libri, avendo finito di scontare la sua pena nel 2011. Ma mai pentita né dissociata. E nella lettera Etro la incalza: «Le Brigate rosse hanno rappresentato l’ultimo fenomeno di un’eresia politico-religiosa che nel tentativo maldestro di portare il Paradiso dei cristiani sulla terra… ha creato l’Inferno.. Inoltre lei dimentica che chi le permette di parlare liberamente… è proprio quello Stato che noi volevamo distruggere… così pregni di quella stessa schizofrenia che al giorno d’oggi affligge i musulmani che da una parte invidiano il nostro sistema sociale, dall’altra vorrebbero distruggerlo». E la chiusa è altrettanto drammatica: «Il silenzio sarebbe preferibile all’ostentazione di sé, per il misero risultato di avere qualche applauso da una minoranza di idioti che indossano la sciarpetta rossa o la kefiah. Ci rivedremo all’Inferno».
15 gennaio 2018