di Saverio Lodato
Se sommiamo il pazzo Traini – che pazzo non è, dotato com’è di lucida follia omicida e razzista -, ai nostalgici nipotini della Repubblica di Salò che per il 25 aprile vanno a rendere omaggio ai “nonni” seppelliti al “Campo 10” del Cimitero Maggiore di Milano, agli scotennati vestiti di nero che interrompono una pacifica riunione di volontari, al carabiniere che esponeva in caserma gagliardetti del Reich, al balordo friulano che aveva trasformato uno stabilimento balneare in una location del “ventennio”, l’effige di Anna Frank sulle magliette della Roma, come provocazione degli ultras della Lazio, e tanti altri casi del genere, non avremo mai, come risultato finale, il ritorno del fascismo.
Perché il fascismo in Italia non c’è, e non è in arrivo.
Lo riconosce persino Alessandra Mussolini, che fa benissimo il suo mestiere di “nipote”, accontentandosi del fatto che gli italiani non dimentichino mai “il nonno”, ma non sembra pretendere di più.
Ecco perché, a somma ultimata, avremo tutt’al più – come li definimmo qui – i “cupi stormi che iniziano a volteggiare nei cieli di troppe città italiane”.
Il che, però, non è per niente rassicurante. Sono stormi “cupi”. E le città italiane cominciano a essere “troppe”. E niente va mai dato per scontato, soprattutto in Italia, dove, all’indomani della fine della guerra, e della caduta del fascismo, non si seppe far di meglio che promuovere ai vertici degli apparati dello Stato, proprio le persone che sino al giorno prima indossavano la camicia nera.
Logico quindi che, settant’anni dopo, molti imbecilli tornino alla carica, fra negazionismo e “cose buone” fatte da Benito Mussolini, complici alcuni leader di alcune forze politiche che con l’imbecillità riescono meravigliosamente ad andare a braccetto.
Meno logico, invece, che le autorità di polizia girino la testa dall’altra parte. Perché – ce lo si lasci dire – un problema di polizia esiste, eccome.
Da un po’ di tempo a questa parte, si susseguono i servizi televisivi che affrontano il fenomeno delle ronde che, anche in questo caso, inizia a manifestarsi in “troppe” città italiane.
Si tratta di volontari, spesso ultra tatuati, che si aggregano, apparentemente in maniera spontanea, e vanno in giro, preferibilmente di notte, per parchi e campi rom, porticati di stazioni ferroviarie e periferie degradate, e di giorno per spiagge e treni, a far da deterrente – così dicono loro – per male intenzionati, stupratori potenziali, immigrati clandestini o regolari che siano, pronti a darsela a gambe se incontrano le Ronde del buon costume.
Li vediamo passeggiare (grazie ai servizi televisivi) intruppati e armati di walkie talkie, fieri dello svolgimento di una missione che nessuno li ha pregati di svolgere. E’ proprio questo il punto.
Qualcuno sa chi sono questi signori? Qualcuno identifica i componenti delle Ronde del buon costume? E’ sufficiente che una dozzina di persone costituisca un branco per svolgere compiti di polizia? Movimenti o partiti politici possono dotarsi di polizie parallele? Ammesso, e non concesso, che i volontari dello squadrismo si imbattano in una flagranza di reato, cosa bisogna aspettarsi da loro? Non dovrebbe essere, anche questo, pane per i denti del ministro degli interni, Marco Minniti?
Vogliamo solo ricordare quanto sta accadendo a Palermo. Siamo al paradosso. Giorni fa, i militanti di “Forza nuova” hanno deciso di salire sugli autobus cittadini con lo scopo dichiarato di “proteggere gli autisti”. Pronta la risposta dei militanti di “Potere al Popolo”, che hanno deciso di salire sugli autobus con lo scopo dichiarato di “tranquillizzare i passeggeri”.
Se non corriamo ai ripari, assisteremo anche al costituirsi delle Ronde di “centro”, a far da cuscinetto fra le Ronde degli “opposti estremismi”.
Concludendo.
In Italia, il fascismo non è tornato. Ma gli imbecilli non se ne sono mai andati, e mai come oggi godono di ottima salute.
14 Febbraio 2018