di Claudia CERNIGOI
(seconda edizione aggiornata)
TOGLIAMOCI I GRILLI DALLA TESTA.
Io ho paura di Beppe Grillo. O, meglio, ho paura di ciò che sta dietro di lui e di coloro che, come invasati, lo considerano il nuovo profeta.
Ho paura dei concetti espressi da Grillo e del modo in cui li esprime. Ho paura di coloro che lo considerano positivo, innovativo, lo difendono a spada tratta e si lanciano in insulti, parolacce e minacce nei confronti di chi osa criticare il Verbo del Grillo Parlante.
Forse Grillo non è fascista, ma lo è il suo modo di comportarsi. Forse i suoi seguaci non sono né di destra né di sinistra, ma il loro modo di presentarsi è sicuramente fascista. O nazista…
Già immagino le facce e le reazioni di chi ha votato 5 stelle e legge queste righe. È per questo che ho paura di Grillo e dei suoi seguaci, ed in queste pagine intendo spiegare i motivi della mia paura.
Premetto che, come da loro richiesto, non userò la parola “grillini” per definire i seguaci del M5S, del resto io preferisco chiamarli “grilletti”…
C’ERA UNA VOLTA UN COMICO…
Il ragioniere Giuseppe Piero Grillo di Genova, classe 1948, iniziò la carriera di comico alla fine degli anni ‘70. Nel 1981, guidando il suo nuovo fuoristrada (appena arrivato dagli Stati Uniti) su una strada ghiacciata di montagna, chiusa al traffico comune perché pericolosa, perse il controllo del mezzo e tre delle persone che si trovavano a bordo (una coppia con un bambino di otto anni) persero la vita. Grillo fu condannato per omicidio colposo ed è questo il motivo per cui, secondo i suoi dettami, non può candidarsi a parlamentare, fatto che non gli ha impedito, d’altra parte, di incontrare il Capo dello Stato pur non essendo parlamentare, in audizione per il nuovo governo. Il che fa sorgere una domanda: un pregiudicato non può sedere al Parlamento ma nulla osta che discuta di come formare un governo?
Il comico Beppe Grillo ebbe un buon successo di pubblico e lavorò spesso in televisione. Nelle biografie “ufficiali” (tipo Wikipedia, per intenderci), si legge che nell’anno di grazia 1986 si sarebbe reso antipatico a Craxi con la battuta “ma se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?”, il che gli avrebbe costato l’esilio dal mezzo televisivo, ma, come ha fatto notare l’autore televisivo Luca Martera1, Grillo ha continuato ad apparire in TV fino al 1990, anno in cui si allontanò di propria volontà dagli spettacoli televisivi, ed un suo spettacolo fu trasmesso ancora nel 1993 (dopo che aveva già iniziato a parlare di ecologia e contro le multinazionali); nel 1996 una replica fu proibita dall’allora presidente della RAI Letizia Moratti, perché aveva paragonato Cesare Romiti ad Adolf Eichmann.
C’ERA UNA VOLTA UN PANFILO…
Facciamo un passo indietro. Nel giugno del 1992 (un anno cruciale per l’Italia, l’anno di Tangentopoli, ma anche degli attentati a Falcone e Borsellino e della “trattativa” tra Stato e mafia,) si svolse, a bordo del panfilo della Corona d’Inghilterra Britannia una riunione di economisti italiani e banchieri britannici, tesa a pianificare un programma di privatizzazioni che avrebbe portato nelle casse dello Stato italiano un’ingente quantità di liquidi. A bordo del panfilo, che navigò al largo di Civitavecchia, ci sarebbero stati Mario Draghi (all’epoca direttore delegato del Ministero del Tesoro), i dirigenti dell’ENI Beniamino Andreatta e dell’IRI Riccardo Gall, ed altri.
Ricordiamo che nello stesso mese fu formato il primo di una serie di governi tecnici della Repubblica italiana, che significarono sacrifici a non finire per i cittadini italiani, il governo di Giuliano Amato, che passò alla storia, tra l’altro, per avere introdotto l’ICI (Imposta comunale sugli immobili, antesignana dell’IMU di triste attualità) ed il prelievo forzoso senza preavviso sui conti correnti, oltre a tagli su pensioni, sanità, pubblico impiego e la definitiva abolizione della scala mobile.
Alcuni anni fa Giovanni Sandi, titolare del sito www.signoraggio.it domandò pubblicamente a Beppe Grillo e ad Enrico Mentana se corrispondesse al vero quanto gli era stato riferito da fonte per lui degna di fede: e cioè che Grillo si sarebbe trovato sul Britannia assieme a questi pezzi grossi dell’economia, e sarebbe poi stato intervistato da Mentana al momento del suo sbarco nel porto di Civitavecchia.
È interessante che nonostante tutti i solleciti di Sandi né Grillo né Mentana abbiano mai dato una risposta, né in senso negativo né positivo. Perché? Essendo un personaggio pubblico, Grillo avrebbe il dovere morale di rispondere; se la notizia fosse falsa, non si vede il motivo di non smentirla, e se invece fosse vera, perché non confermarla? Se i motivi per cui si trovava a bordo erano del tutto leciti, cosa che non dubitiamo, perché non ammetterlo? Sarebbe un modo coerente di dare un esempio di condotta trasparente, come egli chiede ai politici.
ANNI DI GRILLO.
Essendo la rete una sorta di bibbia per il M5S, navigando alla ricerca di notizie su di loro abbiamo letto che il movimento di Grillo si sarebbe formato in tre fasi: la prima nel 1993, la seconda nel 2005, la terza nel 2012.
Della seconda e terza fase abbiamo contezza recente e ne parleremo più avanti, quanto al 1993 ci siamo domandati cosa facesse Grillo allora, un anno dopo la sua ipotetica partecipazione alla riunione del Britannia. Come visto prima, si tratta del periodo in cui aveva iniziato ad inserire temi ambientali ed economici nei suoi spettacoli, e l’anno della sua ultima apparizione in TV; ma nel 1993 egli dichiarò anche di voler votare Berlusconi (che aveva appena annunciato la propria discesa in campo «perché gli imprenditori devono pensare anche alla gente»2.
L’anno della trasformazione di Grillo da guru a leader politico fu il 2005, l’anno successivo alla costituzione della Casaleggio associati, che nasce, come si legge nel loro sito «per volontà di cinque persone interessate alla Rete ed alla sua evoluzione», avendo come obiettivo «sviluppare in Italia una cultura della Rete attraverso studi originali, consulenza strategica, articoli, libri, newsletter, seminari e con la creazione di gruppi di pensiero e di orientamento». Gianroberto Casaleggio ed i suoi si occuparono dapprima di gestire il blog di Antonio Di Pietro, e poi quello di Beppe Grillo, ed in effetti sono molti a dire che Grillo si limita ad interpretare, da bravo istrione, i copioni che gli scriveva l’autore Casaleggio (ora che questo è passato a miglior vita sembra che il suo ruolo sia passato per linea ereditaria al figlio, come nelle migliori monarchie).
Ma prima di parlare del fenomeno Grillo disceso in politica, facciamo un’analisi dell’evoluzione culturale e politica dell’Italia dall’inizio del nuovo secolo.
INTERMEZZO: LA NASCITA DELL’ANTIPOLITICA IN ITALIA.
«IMPEGNO PREMINENTE: Come estirpare i politicanti, costosi imbonitori di professione
Mettere a disposizione, di quei cittadini che in ogni Comune assistono malvolentieri e non sopportano più l’arroganza, il costo e la quasi dittatura partitocratica della politica italiana, non solo una valida idea, ma anche uno strumento valido per fare sì che ogni Lista Civica, promossa da loro stessi, sulla base di un programma che fissi le più rigorose ed efficaci soluzioni atte a affrontare e portare a buon fine, in sintonia con i mezzi a disposizione, le reali e concrete esigenze del loro Comune rispettando le priorità. Una Lista Civica che possa avere non solo una valenza Locale ma acquisire un vero e proprio valore Nazionale. Ogni Lista Civica dovrebbe essere l’elemento principale, una delle colonne portanti di un innovativo modo di fare una politica che effettivamente nasca dal basso, scevra da ogni condizionamento ideologico laico, religioso o corporativo, rigorosamente concreta, chiara, efficace e pragmatica. Ogni Lista Civica dovrebbe essere l’elemento base in modo tale che, le Liste Civiche, costituitesi indipendentemente nei vari Comuni, possano accomunandosi influire concretamente su tutte le altre istituzioni rendendole più utili ed efficienti nonché sull’intera politica italiana rendendola a tutti i livelli meno inadeguata, settaria, sprecona e dispersiva. Per essere più precisi, partire dai Comuni per condizionare o meglio attraverso delle formazioni realmente democratiche che nascono e si sviluppano dal basso per esclusiva volontà dei cittadini ed in particolare anche di quei potenziali elettori che si sono allontanati dalla politica, togliere ai mestieranti della politica l’esclusiva gestione del potere e per non essere strumentalizzati da ottocenteschi partiti ormai obsoleti guidati da astuti, scaltri e costosi imbonitori che assolutamente non vogliono staccarsi da quelle redditizie poltrone sulle quali stanno comodamente attaccati o meglio saldati».
Ebbene no, quanto trascritto sopra non è parola di Beppe Grillo o di Gianroberto Casaleggio. È invece quanto abbiamo trovato nel 2006 in apertura del sito www.isfida.it/index.htm (dove is.fi.da. sta per: «Istria, Fiume, Dalmazia, Lega Nazionale di Istria Fiume e Dalmazia, Mirabili lembi d’Italia, gruppo politico squisitamente monotematico»). Si tratta sostanzialmente di un sito neoirredentista, anticomunista, nazionalista (le pagine sono scritte a tranci tricolori); il simbolo richiama quello di Forza Italia, infatti sostengono di essere degli «esuli giuliano dalmati irriducibili», sorti «dalle ceneri» di un Club di Forza Italia.
Parte da lontano (e non è assolutamente “di sinistra”) la propaganda di distruzione ed annientamento della classe politica, la cosiddetta “casta” (dal titolo del best-seller dell’estate 2007 del giornalista Gian Antonio Stella), vista come la causa primigenia di tutti i mali del Paese, ed i cui effetti si sono visti nelle recenti elezioni politiche, che hanno sancito la vittoria, non solo morale, del qualunquismo squadristico ed apolitico dei seguaci di Beppe Grillo.
Facciamo quindi qualche passo indietro, torniamo agli inizi del secolo corrente, quando le televisioni iniziarono, attraverso programmi di informazione (sia “seria”, come quelli condotti da Michele Santoro e Milena Gabanelli, sia “satirica” come le Iene o Striscia la notizia) a veicolare il messaggio che tutto lo Stato (considerando come tale sia i politici sia le amministrazioni locali e centrali) funziona male, non serve al cittadino, ed è in sostanza negativo; che i parlamentari rubano lo stipendio perché non fanno nulla, stanno in aula solo per giocherellare o spidocchiarsi, godono di privilegi economici alle spalle dei contribuenti e via di questo passo.
Un’interessante descrizione di questi reportages “satirici” la troviamo in un racconto semiserio di Fabio Zanello: «eravamo stanchi di montaggi in moviola che riprendevano sempre i leader dell’opposizione che si grattavano il naso in Senato e un voice over che diceva mi vuoi cacciare fuori ma io mi oppongo (…), mentre il movimento del braccio veniva rimontato più volte anche se in verità se l’era grattato una volta sola come normale (..) intanto si ridicolizzavano quelle persone e poi volevamo vedere chi se ne stava sette ore su uno scranno senza un prurito (…) ma loro avevano i soldi per passarne anche nove di ore con una telecamera (…) per mandare in onda non i dibattimenti, ma un movimento del braccio rimontato avanti e indietro in moviola (…)»3.
Aggiungiamo qui anche le pseudo interviste degli “inviati” di questi programmi, che bloccano i politici per strada ponendo loro domande a bruciapelo per sentirsi rispondere a sproposito, in modo da mettere in luce la loro supposta crassa ignoranza basilare: senza considerare che magari dopo ore di sedute parlamentari e mentre sta parlando di tutt’altro, una persona non sempre è lucida al punto di rispondere a tono a chi gli si piazza davanti con un microfono pretendendo una risposta immediata su un argomento (per quanto banale esso possa essere) tirato a caso.
Più subdoli della satira i servizi apparentemente “seri” sul malfunzionamento della pubblica amministrazione e dei supposti privilegi dei politici, che non sempre sono però attendibili; e qui dobbiamo dire che la tanto lodata Milena Gabanelli (oggi grillista, se non andiamo errati) ha spesso sollevato scandali dove non ce n’erano, semplicemente perché, non conoscendo il funzionamento della burocrazia amministrativa, lei denunciava come abusi cose che invece (anche se forse illogicamente secondo qualche punto di vista) erano però del tutto conformi alla normativa vigente. Ma parliamo anche del suo reportage relativo alle presunte proprietà immobiliari di Antonio Di Pietro, che dopo avere suscitato uno scandalo enorme, proprio poco prima che si andasse alle elezioni, si è dimostrato un’enorme bufala: nel frattempo, comunque, aveva preso piede l’idea della corruzione dell’uomo politico (e forse il suo crollo elettorale è stato conseguente anche a queste illazioni sul suo conto).
Torniamo alla propaganda antistatale: i servizi asseritamente informativi su pretesi malfunzionamenti della pubblica amministrazione hanno dato poi la stura alle prese di posizione di artigiani e commercianti, di industriali, confindustriali, capitalisti, che lamentano gli eccessivi costi dello Stato (ministeri, sanità pubblica, istruzione…), la troppa burocrazia che blocca la libera iniziativa privata e di conseguenza la necessità di privatizzare il più possibile perché con le privatizzazioni e con i tagli alle spese il bilancio dello Stato andrebbe migliorando: senza considerare che è proprio da quando sono state privatizzate, ad esempio, le Poste e le Ferrovie, che il loro funzionamento è andato sempre peggiorando.
Così come non si considera che la burocrazia, vista come il fattore che blocca lo sviluppo economico, in realtà serve anche ad evitare una deregulation totale degli interventi dei privati, soprattutto in termini di tutela ambientale e di controllo del territorio (per non parlare dei controlli in materia di sicurezza del lavoro, già spaventosamente carenti): ma ormai ha preso piede l’idea che bisogna distruggere tutto lo Stato, perché tutto ciò che è Stato, ciò che è pubblico, viene visto come negativo.
A questo si aggiunga la maleducazione civica invalsa con l’uso e l’abuso dei social network, divenuti una fiera delle castronerie per la quantità e qualità degli interventi che vi compaiono, e delle dirette radiotelevisive in cui si invitano gli ascoltatori ad esprimere liberamente la propria opinione: cosa che di per se stessa sarebbe del tutto positiva ed un ottimo segnale democratico, non fosse che le persone che normalmente intervengono per lo più non lo fanno con cognizione di causa, perché il fatto di non conoscere l’argomento sul quale dovrebbero esprimersi non li esime dal mettersi a pontificare su di esso, spesso in modo aggressivo e non costruttivo; e coloro che sparano a zero contro paghe e privilegi dei politici non battono ciglio per l’entità dei compensi degli sportivi, né per il tossico Diego Maradona od il motociclista dottore h.c. Valentino Rossi che si è fatto un vanto a suo tempo di non pagare le tasse in Italia sostenendo di vivere all’estero e, nonostante questo tali personaggi rimangono dei miti per le stesse persone che invocano l’impeachment per il deputato che si è fatto una canna nel corso di tutta la sua vita o che “ruba lo stipendio”.
Del resto la politica è sporca come tutte le cose, se chi la fa è una persona disonesta, e di disonesti ne abbiamo dappertutto, non solo in politica. Ma anche di onesti ne abbiamo dappertutto, anche in politica, cosa questa che probabilmente sconvolgerà i grilletti cui piace generalizzare e forcaiolare. Inoltre, seguendo il modo d’agire di Grillo, alla fine la gestione della cosa pubblica, tirata via ai politici, a chi resterebbe in mano? Ai poteri forti? Ai lobbisti? A chi ha interessi economici in politica e non fa politica perché eletto dal popolo ma perché gli serve per farsi gli affari suoi? Ammesso e non concesso che non sia questo lo scopo dei pentastellati, sarebbe comunque questo il risultato a cui si arriverebbe, togliere la politica ai politici per lasciarla in mano ad altri.
In questo contesto va inserito anche il giustizialismo selvaggio che ha purtroppo preso piede anche in altre formazioni politiche, l’idea che in Parlamento non devono sedere indagati o condannati, senza peraltro distinguere il tipo di reato per cui la persona è indagata (che non significa che sia colpevole né che verrà condannata, va precisato) o è stata condannata. Tralasciando i vari reati di opinione, le denunce subite da militanti dei movimenti per manifestazioni cui hanno preso parte (e qui ricordiamo la situazione della Val Susa che lotta contro il progetto dell’alta velocità ferroviaria, dove le denunce sono partite a raffica contro persone che hanno avuto il solo torto di trovarsi in un certo posto nel momento in cui le forze dell’ordine tiravano lacrimogeni), vorrei citare il caso del triestino Pino Roveredo, che da giovane ha fatto le sue cazzate, è finito in galera, ha scontato la sua pena, in prigione ha (lo racconta lui stesso) letto tantissimi libri che gli hanno fatto capire i suoi errori. Oggi è uno scrittore affermato e rappresenta, per la nostra città, un esempio di come si possa, una volta discesa la china, risalirla, facendo della sua esperienza un punto da portare ad esempio ai ragazzi: non fate come me, dice, ma non solo: dice e alle istituzioni di cercare di capire che anche chi ha sbagliato ha diritto ad avere delle chanches per cambiare vita.
UN NUOVO MODO DI FARE POLITICA?
In questo nuovo clima politico, o, piuttosto, antipolitico, ha trovato fertile terreno il predicatore Grillo, fustigatore di malcostumi ed integralista degli stili di vita altrui. Così nel 2005, da comico di qualità quale era ha deciso di trasformarsi nel guru degli scontenti dalla politica e dei fautori dell’antipolitica, esasperando i suoi atteggiamenti di critica ironica trasformandoli in volgarità aggressiva e qualunquista, e raccogliendo in questo modo sempre più consensi intorno a sé, il che dimostra che in Italia per avere successo si deve essere più feccia che signori, che la cultura dell’italiano medio è quella rappresentata dai cinepanettoni, dialoghi fatti di parolacce, rutti e scorregge, con una punta di maschilismo nei confronti delle donne che più che corpi da usare non sono, ed una xenofobia di fondo.
Facendo un salto in avanti, ha fatto scandalo l’affermazione di Franco Battiato sulle “troie” che siedono in Parlamento, disposte a vendersi al miglior offerente. Obiettivamente Battiato non è stato un mostro di finesse, ma dopo trent’anni di celodurismo della Lega Nord, di battute a sfondo sessuale (quante volte viene lei?) del Cavaliere Silvio Berlusconi tessera P2 1816 e cinque anni di vaffa di Beppe Grillo e dei suoi, serenamente entrati nel quotidiano politico nazionale, non pensavamo che questa caduta di stile avrebbe scandalizzato tanti.
Vaffa, dunque, è stato il primo slogan politico di Beppe Grillo. Vaffa, tirando su le mani a “V” nel senso di “vaffanculo”, con buona pace di chi crede ancora nel politically correct, uno slogan maschilista e sessista, prima ancora che volgare. Eppure quando Grillo nel 2007 ha indetto, per l’8 settembre (una data che ha storicamente una certa importanza), il V (nel senso di “vaffanculo”) day, nessuna associazione femminista o dell’ambiente GLBT ha pensato di dire che il personaggio era andato un po’ oltre quella che in linguaggio giuridico viene chiamata continenza.
Così Grillo ha ben pensato di replicare, e l’anno dopo, in occasione del 25 aprile (altra data di valore storico non indifferente) ha indetto un secondo “vaffa” day, cioè il giorno della “liberazione” dai giornalisti (anche detto il giorno della “libera informazione in libero stato”). Al di là di ogni giudizio di merito, cioè che spronare la gente ad essere incolta, volgare ed aggressiva non può che peggiorare la società, la cosa che ci ha dato più fastidio è che Grillo abbia scelto la data del 25 aprile per queste sue porcate.
Il 25 aprile ha un significato preciso, è la ricorrenza di tutti coloro che scelsero, anche a prezzo della propria vita, il rinnovamento, la democrazia, la liberazione dal fascismo e dalla sua cultura di prevaricazione. Nulla a che fare con Grillo ed i suoi “vaffa”: esterni pure Grillo, “vaffino” pure i suoi pecoroni. Ma sarebbe stato il caso lo facessero in un altro giorno, non nel giorno in cui si ricordano i martiri antifascisti, caduti per colpa di persone che, come i grillisti oggi, ritenevano allora che la prevaricazione aggressiva ed impolitica fosse l’unica dialettica possibile.
Tornando al vaffa del 25 aprile 2007, in sostanza l’idea di Grillo era proporre tre referendum abrogativi: per abolire i finanziamenti pubblici all’editoria, l’Ordine dei giornalisti e la legge Gasparri. I primi due sono vecchi cavalli di battaglia dei radicali, fautori dell’ultraliberismo sfrenato e della deregulation totale: ma dobbiamo ricordare ai vari Grilli squittenti che il referendum per abrogare l’Ordine dei giornalisti, oltre ad essere appunto un’idea vecchia, è anche sempre stato bocciato dalla magistratura al momento della valutazione della sua legittimità.
ELOGIO DELL’INCOMPETENZA.
Del resto non si comprende perché gente che non pratica il giornalismo, non si occupa di informazione e non sa cosa significhi essere giornalisti debba decidere dell’esistenza o meno di un ordine professionale che non li riguarda direttamente (chi si sognerebbe di proporre l’abolizione dell’Ordine dei medici, o degli avvocati?): ma questa idea rappresenta la classica demagogia stracciona di coloro che, convinti che la professionalità in certi campi non significhi nulla perché tutti possono essere giornalisti, ritengono che una certa categoria di lavoratori è una “casta” e come tale vada combattuta, senza considerare quale sia lo scopo di un ordine professionale. Forse non sarebbe peregrino ricordare, in un’epoca in cui sui blog e nei forum in rete tutti si atteggiano ad editorialisti e commentatori, pontificando su cose che non conoscono ma ritenendosi autorizzati a farlo proprio per l’invalso concetto che “siamo tutti giornalisti”, che vi sono professionisti che devono rispettare, oltre le leggi dello Stato, anche dei codici deontologici: è così per i medici e per gli avvocati, ed anche per i giornalisti, che, se iscritti all’Ordine, sono tenuti a rispettare il codice deontologico professionale. Se non lo fanno vanno incontro a sanzioni ed anche all’espulsione; perché, anche se non sempre il comportamento irrispettoso del codice deontologico configura un reato penalmente perseguibile, dato che alcuni argomenti andrebbero trattati con una certa delicatezza visto che coinvolgono soggetti particolarmente deboli (minori, persone sofferenti…) il comportamento irregolare di un giornalista può provocare anche dei danni molto gravi. È giusto quindi che vi siano dei paletti da far rispettare a chi fa questa professione.
Cosa vuole Grillo, rincorrendo la già vista demagogia radicale? Vuole una totale deregulation della professione giornalistica, che significa sia il mancato controllo su quanto e come viene pubblicato, sia la fine delle garanzie che tutelano la professione del giornalista (quante volte un reporter rischia anche in proprio per fare una buona informazione? e non solo in zone di guerra).
Perché, a quanto sembra, l’informazione che piace a Grillo ed ai suoi sodali è quella che si trova in rete: la bramosia di protagonismo che si esprime nei video più o meno scemi messi su Youtube perché tutti abbiamo la possibilità di filmarci col telefonino mentre facciamo di tutto, dal picchiare i compagni di scuola fino al nostro voto in cabina elettorale; oppure la partecipazione ai blog dove tutti, anche se non capiscono niente di quello di cui parlano, pontificano ugualmente, con la pretesa di fare informazione ed opinione, strafregandosene se il tutto si limita ad uno sproloquio ignorante ed aggressivo, spesso con estremi toni di volgarità gratuita, con la scusa che “abbiamo tutti il diritto di dire la nostra opinione”.
Alla fine la politica pagante del Movimento 5 Stelle è proprio l’elogio dell’incompetenza, la possibilità, anzi il dovere, di non capire niente di politica per andare in Parlamento, come abbiamo potuto constatare seguendo la campagna elettorale dei candidati grillisti, nonché le prese di posizione di molti eletti che hanno dimostrato di non avere la minima idea di come funzionano le istituzioni delle quali sono entrati a far parte
PARENTESI ECONOMICA: DAL LIBERISMO SELVAGGIO ALL’ANARCO-CAPITALISMO.
I grilletti non hanno un programma politico che vada molto al di là dei “vaffa” che abbiamo visto o dell’idea di dimezzare i parlamentari ed abrogare i rimborsi elettorali per combattere la crisi economica, salvo poi intervenire demagogicamente a proporre il “reddito di cittadinanza” (idea che data quantomeno dagli anni ’70, ripresa in varie sedi nel corso degli anni e sicuramente non farina del sacco di Grillo, checché ne dicano i suoi sostenitori che dal punto di vista politico sono nati il giorno prima che uno di loro abbia proposto qualsiasi cosa). Per pagare questo reddito ai disoccupati, l’idea è davvero degna di un copione kafkiano: licenziare i dipendenti pubblici, che tanto non servono a niente, ed usare i soldi dei loro stipendi, dato che lo stipendio di uno statale potrebbe coprire due redditi di cittadinanza. In sostanza (ma questo lo vedremo meglio più avanti) eliminare i posti di lavoro fissi per favorire quelli che ai tempi dell’Autonomia operaia venivano definiti i “non garantiti”, spostando quindi il conflitto sociale dalla lotta dei lavoratori per il diritto ad uno stipendio equo ed uno stato sociale garantista (del resto Grillo ha teorizzato anche l’abolizione dei sindacati) ad una guerra tra poveri (disoccupati e precari da una parte ed impiegati pubblici “garantiti” dall’altra), dove scompaiono come controparte i “padroni”: i datori di lavoro, il capitale, le aziende, che dovrebbero inoltre essere facilitati nel loro operare con detassazioni, riduzione delle quote contributive, deregulation totale, teorie in materia di lavoro che curiosamente sono comuni all’estrema destra, alla Lega Nord, alla Confindustria, ed infine ai seguaci di Grillo.
Similmente i grilletti e l’estrema destra condividono la lotta contro Equitalia (lotta che finora è stata portata avanti, a volte con azioni al limite del terrorismo, soprattutto da organizzazioni di estrema destra, tra cui Forza Nuova e CasaPound (quest’ultima, d’altra parte, è stata sdoganata da Grillo che ha serenamente esternato nel senso che a lui l’antifascismo “non gli compete”), “colpevole” di voler incassare i soldi degli evasori del fisco (dato che tutto il mondo è paese e la storia si ripete, ricordiamo che nel 1974 furono commessi alcuni attentati alle Esattorie, rivendicati da Ordine Nero); inoltre 5 stelle ed estrema destra sono anche quelli che teorizzano l’uscita dall’Euro per salvare l’economia italiana.
Tornando all’impegno preminente che abbiamo visto prima, quello teorizzato dall’Isfida che sembra essere lo stesso dei seguaci di Grillo e Casaleggio, cioè l’eliminazione dei partiti, alla fine sorge una domanda: la gestione della cosa pubblica, tirata via ai politici, resterebbe in mano a chi? Ai poteri forti? Ai lobbisti? A chi ha interessi economici in politica e fa politica non perché eletto dal popolo ma perché gli serve per farsi gli affari propri?
Ci sono, nel mondo ormai globalizzato «tre realtà operanti spesso in comunanza trinitaria: il Council on Foreign Relations (CFR), il Bilderberg Group e la Trilateral Commission. I loro membri risultano spesso legati contemporaneamente a tutti e tre gli organismi»4. Delle ramificazioni del Bilderberg e della Commissione Trilaterale, tra cui l’Aspen Institute, esiste una vasta letteratura (consigliamo qui i testi di Daniel Estulin, anche se vanno letti con un certo quale spirito critico) e non le approfondiremo in questa sede, ma diciamo che fa parte della mission di queste organizzazioni trasferire la gestione del potere politico dalla classe politica ai detentori del potere economico; e ricordiamo che i membri del Bilderberg sono le stesse persone che gestiscono le banche centrali e si trovano pertanto nelle condizioni di stabilire i tassi di interesse ed il costo del denaro.
Ed a questo punto ci viene in mente la teoria dell’anarco-capitalismo, dove «gli anarco-capitalisti segnano un momento di rottura rispetto alla tradizione del pensiero libertario, in quanto si schierano apertamente a destra, vicino alle frange estreme del conservatorismo politico. Essi ritengono che tutto debba essere affidato alla competizione fra i privati: difesa esterna, sicurezza interna, amministrazione della giustizia soprattutto vita economica. Non un’ombra di Stato deve intervenire a falsare la libera concorrenza, che provvederà essa stessa ad allocare nel modo più efficace e giusto le risorse disponibili. Per loro, fra le conseguenze della scomparsa dello Stato nell’economia, ci sarebbe la sparizione di ogni forma di tassazione. I libertari hanno una vera e propria idiosincrasia per le tasse, che giudicano nulla più che un’estorsione»5.
Nell’ambito del pensiero “anarco-capitalista” va citato anche l’enfant prodige dell’economia, Alberto Mingardi, che a 17 anni diede alle stampe (così risulta dalla sua biografia) il testo “Estremisti della libertà”, pubblicato da Leonardo Facco (editore nonché editorialista di Enclave, rivista degli anarco-capitalisti europei) e con prefazione di Sergio Ricossa (economista che sarebbe stato predestinato come ministro dell’economia dopo il golpe Sogno), intervenuto ad un convegno di anarco-capitalisti cui avrebbe preso parte anche Vittorio Feltri6.
Mingardi, intervistato nel 2000 dal giornalista triestino Paolo Radivo, ha affermato che «lo Stato è sostanzialmente quel gruppo di individui (le persone che lavorano nella televisione di Stato, nella burocrazia di stato, ecc.) che campa sulle tasse pagate da un altro gruppo di individui. Queste persone sono, a livello elettorale un corpus tale che senza di loro non si vince: vanno sempre a votare, a differenza degli altri e preservano giustamente quelli che sono i loro interessi (…) Gli imprenditori, la categoria più vituperata di questo paese (…) nessuno ha mai spiegato che senza gli imprenditori questa società si disgregherebbe come un castello di sabbia (…) da loro nasce la ricchezza di tutti»7.
Che la ricchezza degli imprenditori nasca anche dal lavoro dei loro dipendenti, che spesso rimangono “di origini modeste” come asserisce Mingardi proprio perché l’imprenditore trattiene per sé la maggior parte di quello che viene prodotto grazie al lavoro altrui, è probabilmente una visione “marxista” che il golden boy dell’economia non condivide. In ogni caso le conclusioni del giovane economista sono esplicite: «lo Stato è il più grande ladro, la tassazione è il ladrocinio legalizzato, la costituzione è rapimento». Rapimento non si sa di che, ma il concetto generale è ben chiaro.
In precedenza avevamo trovato un’altra notizia relativa ad anarco-capitalisti italiani, anche questa collegata con la città di Trieste: il 4/7/97 il Movimento indipendentista Nord Libero, organizzò una conferenza dal titolo: “Liberali, liberisti, indipendentisti: un’intesa possibile?”. Relatori il “presidente del comitato anarco-capitalista per la liberazione dallo statalismo” Massimiliano Finazzer Flory, il presidente nazionale della LIFE Fabio Padoan e Paolo Radivo del Club Pannella Riformatori. Sì, lo stesso Radivo che intervistò Mingardi tre anni dopo… del resto i radicali sono fautori del liberismo più sfrenato, nel senso di eliminare ogni forma di gestione statale nella politica e nell’economia… basti pensare a tutti i referendum che negli anni il partito radicale nelle sue varie forme ha cercato di portare avanti, in funzione di una liberalizzazione totale dei diritti dei capitalisti a scapito dei diritti dei lavoratori. Ricordiamo che uno degli innumerevoli referendum proposti dai radicali anni or sono era quello per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, stesso tema del V-Day del 25 aprile 2008; ma anche che la radicale Emma Bonino (oggi tra i papabili come Presidente della Repubblica) sta nel Bilderberg, ed è stata commissario europeo al pari di Romano Prodi e Mario Monti, suoi sodali nel Club di cui sopra, come i seguenti altri italiani: Francesco Cossiga, Gianni De Michelis, Giorgio La Malfa, Antonio Maccanico, Nerio Nesi, Franco Reviglio, Cesare Romiti, Emma Marcegaglia, Lucia Annunziata, Paolo Mieli, Franco Frattini, Gianni ed Enrico Letta, Umberto Eco, Giorgio Napolitano e Marta Dassù. E del Bilderberg fa parte anche l’ungherese naturalizzato statunitense George Soros, il “patron” di tutte le “rivoluzioni arancioni”.
Ricordiamo che nel novembre 2011 l’aspeniano presidente della repubblica Giorgio Napolitano (scusate la rima…) aveva nominato senatore a vita il bilderberghiano Mario Monti, per potergli conferire l’incarico di comporre un nuovo governo del quale facevano parte il bilderberghiano ministro Corrado Passera e l’aspeniana sottosegretaria Marta Dessù; e che ancora oggi le condizioni economiche ci sono dettate dal bilderberghiano Mario Draghi, la Confindustria è guidata dall’aspeniana Emma Marcegaglia e la politica internazionale è gestita da un mix tra aspeniani, CFR e bilderberghiani.
REQUISITI PER GRILLARE.
Nel 2005 Grillo ha mostrato anche un’altra trasformazione: dopo avere additato per anni come materiale demoniaco computer e rete internet, alla fine ha iniziato a comunicare con i suoi seguaci solo per via elettronica ed ha iniziato a trasformarsi da pontificatore dei palcoscenici a guru politico, diffondendo il proprio verbo non più solo agli spettatori paganti, ma anche a tutti coloro che si collegavano in rete. Ed è sempre attraverso la rete che i seguaci di Grillo decidono chi debba essere candidato o se qualcuno debba essere espulso, come abbiamo visto dal momento delle elezioni amministrative del 2012, anno in cui il M5S è diventato il miracolo della politica italiana, a quello delle politiche del 2013, quando i 5 stelle sono entrati in massa in quel Parlamento che peraltro vorrebbero distruggere.
Abbiamo già detto che secondo Grillo non possono candidarsi “pregiudicati” (intesi come tali tutti coloro che hanno subito una condanna anche non definitiva), e quindi lui coerentemente non si è candidato, pur andando dal Capo dello Stato alle consultazioni di governo.
Inoltre Grillo, dopo avere detto che l’antifascismo “non gli compete”, ha affermato a proposito del programma di CasaPound che «non possiamo non essere d’accordo sui concetti»; e che «se un ragazzo di CasaPound volesse entrare nel M5S e avesse i requisiti ci entra».
Da parte sua, la capogruppo grilletta alla Camera, Roberta Lombardi, ha affermato che «da quello che conosce di CasaPound» essi hanno conservato del fascismo «solo la parte folcloristica, razzista e sprangaiola” (scusate se è poco…), ed aggiunge che questa parte «non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia».
In effetti il fascismo aveva tanto senso dello stato che se ne è appropriato completamente, e quanto alla tutela della famiglia, non possiamo fare a meno di ricordare tutte le famiglie degli oppositori smembrate perché qualcuno veniva mandato al confino e qualcun altro in galera… per non parlare della sorte riservata alle famiglie ebraiche, che venivano in massa inviate nei lager ad un certo punto della “degenerazione” del fascismo, ma dal discorso di Lombardi sembra che lei che non condivida CasaPound perché sarebbero dei “traditori” del fascismo della prima ora.
Ed aggiungiamo che ancora nel 1998, quando era ben lontano dal dedicarsi all’(anti)politica, nella produzione dello spettacolo “Apocalisse morbida” Grillo si avvalse della collaborazione di Giacinto Auriti, classe 1923, che dopo una lunga militanza nel MSI prese parte nel 2000 alla prima riunione programmatica di Forza Nuova e nell’ultimo decennio di vita (è morto nel 2006) si dedicò a questioni economiche, dal signoraggio alla “local money”, ma sempre con un occhio di riguardo al fascismo, affermando che esso aveva «difeso i valori del diritto naturale» e che «Mussolini indubbiamente amava il popolo». Probabilmente sarebbe andato d’accordo con Roberta Lombardi…
V COME…
Ci troviamo quindi davanti ad un “nuovo modo di fare politica”, giustizialista e qualunquista allo stesso tempo, basato sul fideismo assoluto in un leader che dall’alto di un palco o di un palcoscenico pontifica ai propri seguaci chiamandoli a rispondere alle sue sollecitazioni, con saluti che non sono romani o nazisti ma coralmente inferociti alzando le mani nel simbolo della V (e sulla simbologia della lettera V parleremo ampiamente nel prossimo paragrafo) ed urlando tutti assieme.
Le immagini di questi raduni ci hanno tristemente ricordato le immagini di certi altri raduni, quando un uomo piccoletto con dei buffi baffetti si era messo a capo di un manipolo di esaltati che rispondevano in maniera esagitata alle sue parole d’ordine che hanno poi portato il disastro in Europa. Sarà casuale che Grillo (od il suo autore Casaleggio?) abbia usato le stesse parole di Hitler prima di vincere le elezioni che lo portarono al governo «ci siamo dati come obiettivo spazzare via dal Parlamento questi partiti»? Anche se non pensiamo che questi personaggi abbiano la potenzialità di arrivare a tanto, rimane il fatto che quando si decide di mandare affan gli altri invece di dialogare, quando si usano termini che vanno ben al di sopra di quella che in linguaggio giuridico viene definita “continenza”, dai missili da lanciare contro il Parlamento alle frasi sui «morti che parlano» (di vago sapore mafioso), ad affermazioni come «arrendetevi siete circondati» (parole già usate nel 1993 dai militanti dell’MSI a Roma, come nella foto che segue8) o «vi apriremo come una scatoletta di tonno», chi si esprime così non ha ben chiare le regole della democrazia e del rispetto.
LA LETTERA V E IL NUMERO CINQUE.
I simboli sono importanti, a volte passano messaggi comprensibili solo dagli iniziati, e di norma spesso basta un semplice simbolo a far capire immediatamente all’interlocutore con chi sta parlando.
Parliamo dunque delle possibili simbologie della V maiuscola, la lettera con cui Beppe Grillo ha iniziato la sua luminosa carriera di fine dicitore, esordendo con la V del Vaffanculo day, dove la V è anche il numero 5 in latino, ed il MoVimento (si noti l’uso delle maiuscole) 5 stelle ha doppiamente la V nel proprio nome, sia come numero romano, sia come numero arabo.
A conclusione della campagna elettorale grilliana abbiamo appurato che la loro V sta anche per Vendetta, esattamente come nella storia romanzata liberamente ispirata alla figura di Guy Fawkes (l’autore della fallita “congiura delle polveri” del 5 novembre 1605, che avrebbe dovuto far esplodere il Parlamento inglese: sarà un caso che Grillo ha una volta proposto di “bombardare” il Parlamento?), dove il numero di Fawkes è appunto il 5 e nella tradizione britannica il 5 novembre è dedicato all’accensione di falò per festeggiare il fallimento della congiura, con i bambini che girano mascherati da Guy Fawkes chiedendo dolci e monetine.
Negli anni ’80 Alan Moore ne trasse un fumetto di fantapolitica, nel quale il protagonista combatteva contro un ipotetico stato proiettato nel futuro, che poteva identificarsi nella Gran Bretagna thatcheriana, e divenne un cult negli ambienti della sinistra libertaria.
In anni più recenti la V di Vendetta divenne anche il simbolo del movimento hacker degli Anonymous e poi degli indignati di tutto il mondo, ed in molte manifestazioni abbiamo visto persone indossare la maschera di Guy Fawkes, che appare anche nel fumetto di Moore.
Nel 2013, alla manifestazione conclusiva della campagna elettorale a Roma del M5S abbiamo visto che moltissimi partecipanti, oltre ad alzare le mani a V (nel senso di Vittoria o di Vendetta?) indossavano le maschere di Guy Fawkes, dopo averne organizzato acquisti all’ingrosso nei loro vari blog.
Ma va detto che anche molti esponenti dell’estrema destra usano esporre la maschera di Guy Fawkes nei loro profili e nei loro post.
IL GRILLO ESOTERICO.
Dato che in rete (cioè nel regno di Grillo) gira anche la notizia che egli sarebbe “sponsorizzato” dalla Gran Loggia degli Illuminati del Maestro massone Giuliano Di Bernardo9, può essere interessante leggere questa analisi dello studioso di esoterismo ed occultismo Massimo Introvigne (con spirito critico, date le posizioni politiche dello stesso).
«Alla base del pensiero di Casaleggio, lo si capisce dai suoi video e dai suoi scritti, c’è un pensiero di natura esoterica, non nuovo, anzi con radici che affondano in certe società segrete o in certe élite massoniche o gnostiche dell’Ottocento, contaminate successivamente dal culto della tecnocrazia o della scienza: l’idea dei nuovi sapienti-tecnocrati che devono sostituire i politici. Per Casaleggio si è parlato di riferimenti a Georges Gurdjieff, ma potremmo aggiungere Saint-Simon. Io ho fatto un parallelo con Alexandre Saint-Yves d’Alveydre: un esoterista a cavallo dei due secoli scorsi, tra i primi a elaborare in chiave esoterica l’idea di tecnocrazia», e spiega che “esoterica” è «l’idea di un mondo in cui la vera conoscenza – o la linea politica – è un patrimonio di pochi, di un capo carismatico. Gli altri devono solo adeguarsi, e guai a tutto ciò che li contamina (…) Per Grillo ora la chiave di tutto è Internet, la rete, la scelta diretta (…) il pensiero di Casaleggio è un esoterismo da fascicoli a dispense – perde in profondità ma acquista in numero».
Ed ancora: «Il contenuto è tecnocratico: c’è qualcuno che sarebbe migliore, in grado di far andare bene il mondo», e poiché gli altri sono ladri o incapaci, questo qualcuno deve arrivare al potere.
Inoltre «per tutti i movimenti di quel tipo, la democrazia è un sistema corrotto che dà il potere o ai più ricchi o ai farabutti: è esattamente il pensiero di Grillo. Perciò è meglio che il potere lo abbiano pochi “illuminati”», che possono «al limite, vincere le elezioni (Grillo lo vuole). Ma poiché la democrazia è un residuo della storia, il movimento dovrà mantenere una struttura di controllo autonoma anche sull’operato dei politici». E conclude Introvigne: «è un meccanismo di tutti i totalitarismi. Deriva dalla disistima della politica: servono gli “iniziati” che controllino la democrazia10».
Dunque secondo Introvigne Casaleggio si sarebbe ispirato a Gurdjieff: cosa interessante, questa, perché ci fa pensare a Franco Battiato, che pure si dichiara un seguace di Gurdjieff, Battiato che era assessore alla Regione Siciliana, nominato dal governatore Crocetta, rappresentante di una coalizione grillo-piddina, e Battiato il 24 marzo 2013 ha dichiarato:
«È chiaro che Grillo sta un po’ esagerando. A volte sembra che stia per cedere un minimo ma poi le frasi sono sempre quelle». «È certo – osserva – che la destra italiana è una cosa che non appartiene agli esseri umani».
Pochi giorni dopo Battiato è stato protagonista di quell’“incidente diplomatico” di cui abbiamo parlato prima, e che gli è costato il posto in giunta. Sarà stato un caso?
È però interessante che abbia definito Grillo come appartenente alla “destra italiana”, e come tale evidentemente deve averlo considerato anche il noto esponente dell’estrema destra italiana, Tomaso Staiti di Cuddia che ha dichiarato di avere votato Grillo per questi motivi: «voto Grillo, senza alcuna speranza ma usandolo come si userebbe la dinamite contro questo sistema divenuto una casa fatiscente che è meglio abbattere perché non si può più restaurare essendo piena di topi e scarafaggi» 11.
Citiamo inoltre le parole dell’avvocato Vincenzo Forte, già dirigente del MSI e di Unione patriottica, che nel 2013 si dichiarò «elettore del Movimento 5 Stelle»: nel M5S in Lombardia sono stati eletti «un senatore, due deputati e un consigliere regionale» che fino al 2002 avevano militato nella Fiamma tricolore di Pino Rauti e che poi avevano «mantenuto saldi contatti con l’area della destra radicale», come «Polaris di Adinolfi, il Movimento Zero di Massimo Fini ed il Comitato Destra per Milano di Roberto Jonghi Lavarini». L’avvocato non ha fatto i nomi di questi eletti, ma ha aggiunto che «non si tratta affatto di singoli casi isolati ma di un fenomeno molto più ampio, profondo e radicato» in quanto si tratterebbe di «una precisa strategia di intrusione nel movimento grillino, attentamente studiata ed organizzata, a tavolino, e portata avanti, nella massima riservatezza e discrezione, da alcuni gruppi neofascisti locali, legati all’ex capo carismatico di Avanguardia nazionale, Stefano Delle Chiaie»12.
Infine vanno aggiunte le dichiarazioni di Luca Chiavegatti (coordinatore della Destra sociale per il triveneto, passata militanza nel Fronte della Gioventù, uso a salutare romanamente in piazza) che, considerando l’imminenza delle elezioni amministrative del 2016, intendeva avvicinarsi alla “fucina” che vedeva riuniti Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’’Italia, per recuperare i voti di Fiamma Tricolore ed ex MSI, dato che «il 40% degli ex missini hanno scelto di votare Grillo»13.
Nei forum su Grillo abbiamo anche letto che il Nostro sarebbe membro di un circolo kremmerziano, cosa che se fosse vera sarebbe quantomeno inquietante, dato che, semplificando al massimo, i seguaci di Giuliano Kremmerz (al secolo Ciro Formisano, esoterista nato a Napoli), i «membri della Fratellanza di Miriam» si dedicano allo «studio delle scienze che si occupano dei poteri non ancora ben conosciuti dell’organismo umano, animismo, attività mentale, chiaroveggenza, previsione, telepatia e tutti i fenomeni supernormali e spirituali. L’invenzione sui documenti classici, opere, memorie, scienze alchimiche e magiche, religioni, riti, tradizioni popolari, mitologie delle verità occultate dagli antichi o per ostruzionismo religioso o per regola settaria. L’affratellamento di tutti gli studiosi di buona volontà e l’allenamento alle pratiche per conquistare possibili attività dell’organismo mentale e psicofisico tali da spiegare col proprio controllo gli effetti e i fenomeni non comuni. L’applicazione di queste forze alla medicina, alla terapeutica e alla psicurgia e taumaturgia”14.
Brevemente accenniamo infine all’inquietante video realizzato da Casaleggio per spiegare la propria (e del grillismo) visione politica del futuro, messo in rete nel 2008 e così lucidamente descritto dal giornalista Eugenio Scalfari.
«Il principale di quei documentari ha anche una diffusione di massa e si chiama “Gaia, il futuro della politica”. Lo si trova sulla rete Internet cliccando Google. Non conoscevo quel video che circola dal 2008 e ha raggiunto una dimensione di massa nel 2010. L’ho visto nei giorni scorsi ed è al tempo stesso ridicolo e terrorizzante. Prevede la terza guerra mondiale nel 2040, la distruzione di sei miliardi di persone, la vittoria e la sopravvivenza di un miliardo di “buoni” che ricostruiranno la società avendo la Rete come principale strumento di democrazia diretta. (…) Mi ha preoccupato perché delinea un’ideologia terrificante, distruttiva, antidemocratica. Se è a quell’ideologia che si richiama il Movimento 5 Stelle o almeno una parte di esso e quindi se sono quelli gli obiettivi e i principi cui si ispira il leader politico di quel movimento, allora la democrazia italiana corre serissimi rischi»15.
MOMENTI DI INTOLLERANZA.
Hanno fatto (giustamente, a parere di chi scrive) scalpore le esternazioni di un candidato 5 stelle triestino, Fabio Tercovich, che ha pubblicato il 28/5/16 nella sua pagina Facebook queste dichiarazioni a proposito degli immigrati e dei profughi che giungono in Europa:
«per anni, li abbiamo sostenuti con aiuti alimentari e medici, provocando un aumento artificiale della popolazione che quei territori non possono sostenere.
Da questo deriva lo spostamento verso Nord di grandi masse destinato ad aumentare in modo esponenziale in futuro.
Le risposte devono essere immediate!
SOSPENDERE ogni forma di aiuto umanitario a quei paesi dai quali arriva questa marea di persone.
DICHIARARE lo stato di guerra a difesa dei confini marittimi»16.
Di fronte alle molte critiche ricevute ed alla presa di distanza del candidato sindaco 5 stelle Paolo Menis, Tercovich ha risposto «Ecco serviti i “boldriniani” annidati all’interno del M5S!» citando quanto espresso da Grillo l’anno prima, quando sosteneva la necessità di espellere tutti i “clandestini”, cioè coloro che non rientrano nello status di rifugiati, perché «il tam tam che in Italia si possa entrare e poi scomparire nel nulla si sta estendendo in tutta l’Africa. Un milione di persone potrebbe entrare in Italia nei prossimi mesi grazie a un governo imbelle e poi? Non si tratterà più di immigrazione, ma di stato di guerra. Di un conflitto sociale di cui nessuno ha la minima idea di come si possa concludere»17.
E che Grillo ogni tanto scada in “battute” xenofobe e di dubbio gusto è confermato da quanto da lui detto dopo l’elezione di Sadiq Khan a sindaco di Londra, perché dopo avere definito «un fatto straordinario e positivo» l’elezione di «un bangladesciano» (sic: eventualmente bengalese, ma forse Grillo non sa che Khan è di origine pakistana…) ha aggiunto «voglio poi vedere quando si fa saltare in aria a Westminster…»18.
IL GRILLO PARLANTE.
Vi offriamo ora un florilegio di interventi del comico votato alla non-politica.
Iniziamo dal 2001, quando nel corso di uno spettacolo a Fossano nel Cuneese, Grillo diede della «vecchia puttana» alla senatrice Rita Levi Montalcini, che lo querelò, e Grillo chiese il patteggiamento a fronte di un risarcimento di 4.000 Euro.
Passiamo al blog di Grillo, anno 2006. Senza commento.
«Le donne non sono mai state così desiderate. Il desiderio maschile cede alla passione che poi cede allo stupro. È da animali, ma è così. La natura fa il suo corso. Accoppiamenti abusivi avvengono ovunque. Nei bagni pubblici, dietro ai cespugli, nelle carrozze dei treni in sosta. Non esiste più intimità per chi vuole farsi una passeggiata in santa pace.
Le donne non devono stupirsi, ma coprirsi.
Le religioni sono maschiliste, i governi sono maschilisti, le aziende sono maschiliste, la pubblicità è maschilista. Perché il sesso maschile non dovrebbe essere maschilista?
Persino le signore di una certa età sono palpeggiate in pubblico. Per risolvere il problema delle penetrazioni moleste va introdotta la segregazione razziale. Autobus, scuole, taxi, bar, ristoranti rosa. Un mondo rosa. Per donne e gestito da donne. Il burka per legge e il velo solo dopo gli ottant’anni. Odoranti nauseabondi per le più attraenti. L’automutilazione dei seni è un buon rimedio, se si vuole andare sul sicuro c’è l’espianto dell’organo. Misure che devono essere attuate però nel massimo riserbo. Senza manifestazioni di protesta per eventuali stupri per far valere i propri diritti. Senza cortei, petizioni, raccolte di firme. Esattamente come le donne fanno adesso. Forse, perché, in fondo in fondo, ci stanno19.
Nel 2010 Grillo ha invece così esternato:
«Tra i 15 e i 60 anni il voto sia normale, dai 60 anni in poi non si voti più», perché «è importante che non siano i vecchi a fare le scelte»20.
Non ci consta peraltro che l’ultrasessantenne Beppe Grillo si sia ancora ritirato dalla vita politica, attiva e passiva.
Nel 2012 ha rilasciato un’intervista dalla quale stralciamo una domanda e relativa risposta.
«Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, ha scritto, nell’articolo “Le invasioni barbariche di Grillo”, che appena arriverà al potere lei si trasformerà in un dittatore di destra».
«Ah, lui sì che ci ha visto bene! Però, se riuscissi a instaurare una dittatura-light per un paio d’anni e potessi mettere un po’ d’ordine… Occuperei subito lo stadio San Siro a Milano e ci rinchiuderei quel centinaio di migliaia di persone che stanno mandando a puttane questo Paese. Dovrebbero tirare fuori dalle tasche tutta la grana che si sono rubati, fino all’ultimo centesimo. Sarebbe meraviglioso. Madonna, non mi faccia sognare… Democrazia dal basso, ma vaffanculo!»21.
Dopo le elezioni del 2013 è stata resa pubblica questa analisi-proposta, che riportiamo integralmente (e che ci rimanda alla precedente nota su stipendi di statali e redditi di cittadinanza).
«Gli italiani non votano a caso, queste elezioni lo hanno ribadito, scelgono chi li rappresenta. In Italia ci sono due blocchi sociali.
Il primo, che chiameremo blocco A, è fatto da milioni di giovani senza un futuro, con un lavoro precario o disoccupati, spesso laureati, che sentono di vivere sotto una cappa, sotto un cielo plumbeo come quello di Venere. Questi ragazzi cercano una via di uscita, vogliono diventare loro stessi istituzioni, rovesciare il tavolo, costruire una Nuova Italia sulle macerie. A questo blocco appartengono anche gli esclusi, gli esodati, coloro che percepiscono una pensione da fame e i piccoli e medi imprenditori che vivono sotto un regime di polizia fiscale e chiudono e, se presi dalla disperazione, si suicidano.
Il secondo blocco sociale, il blocco B, è costituito da chi vuole mantenere lo status quo, da tutti coloro che hanno attraversato la crisi iniziata dal 2008 più o meno indenni, mantenendo lo stesso potere d’acquisto, da una gran parte di dipendenti statali, da chi ha una pensione superiore ai 5000 euro lordi mensili, dagli evasori, dalla immane cerchia di chi vive di politica attraverso municipalizzate, concessionarie e partecipate dallo Stato. L’esistenza di questi due blocchi ha creato un’asimmetria sociale, ci sono due società che convivono senza comunicare tra loro.
Il gruppo A vuole un rinnovamento, il gruppo B la continuità. Il gruppo A non ha nulla da perdere, i giovani non pagano l’IMU perché non hanno una casa, e non avranno mai una pensione. Il gruppo B non vuole mollare nulla, ha spesso due case, un discreto conto corrente, e una buona pensione o la sicurezza di un posto di lavoro pubblico. Si profila a grandi linee uno scontro generazionale, nel quale al posto delle classi c’è l’età.
Chi fa parte del gruppo A ha votato in generale per il M5S, chi fa parte del gruppo B per il Pld o il pdmenoelle. Non c’è nessuno scandalo in questo voto. È però un voto di transizione. Le giovani generazioni stanno sopportando il peso del presente senza avere alcun futuro e non si può pensare che lo faranno ancora per molto. Ogni mese lo Stato deve pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di stipendi pubblici. Questo peso è insostenibile, è un dato di fatto, lo status quo è insostenibile, è possibile alimentarlo solo con nuove tasse e con nuovo debito pubblico, i cui interessi sono pagati anch’essi dalle tasse.
È una macchina infernale che sta prosciugando le risorse del Paese. Va sostituita con un reddito di cittadinanza.
Nei prossimi giorni assisteremo a una riedizione del governo Monti con un altro Monti. L’ammucchiata Alfano, Bersani, Casini, come prima delle elezioni. Il M5S non si allea con nessuno come ha sempre dichiarato, lo dirò a Napolitano quando farà il solito giro di consultazioni. Il candidato presidente della Repubblica del M5S sarà deciso dagli iscritti al M5S attraverso un voto on line. Passo e chiudo. Sta arrivando la primavera. Ripeto: sta arrivando la primavera»22.
FASI DI GOVERNO E NON GOVERNO.
La coerenza dei 5 stelle è tale che, dopo la manifestazione di massa nella Val Susa del 23 marzo 2013, quando l’esponente del PD Stefano Esposito, definito dal Corriere della Sera «da sempre pasdaran dell’alta velocità», ha proposto «Se il M5S vota la fiducia a Bersani, blocchiamo subito l’opera», il capogruppo al Senato Crimi ha risposto immediatamente «Questo non è un voto di scambio».
Con buona pace di coloro che avrebbero voluto, forse in modo meno ideologico ma più pragmatico, un accordo con il PD per fermare un progetto devastante come quello dell’Alta velocità ferroviaria in Val Susa.
Solo un breve cenno a proposito delle “gaffes” di rappresentanti di spicco del movimento, come il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che dopo avere collocato Pinochet in Venezuela si è messo a tuonare contro i vitalizi prendendosela con un parlamentare morto un anno prima, o il suo collega deputato Alessandro Di Battista, che ha citato la battaglia di Napoleone ad Auschwitz… non sono solo gaffes, sono esibizioni di ignoranza menefreghista e spocchiosa, tipici di chi ritiene di non dovere rendere conto di nulla a nessuno, perfette rappresentazioni dell’abbruttimento culturale di questo paese.
Dopo alcuni anni di presenza in parlamento, in seguito alla decisione di non venire ad accordi con nessuno, perché in nome della loro coerenza (la coerenza degli altri la chiamano ideologia, però) vogliono andare da soli e non scendere a patti con nessuno, e non avendo i numeri per governare da soli, tutto il loro lavoro è consistito nel lasciare carta bianca a chi era al governo, non avendo votato contro neppure al Job’s act ed essendosi astenuti persino quando è stata votata la legge sulle unioni civili.
Perché è facile dire di volere conquistare tutti i seggi nel Parlamento per poi distruggerlo, ma non ci sembra un programma democratico. Del resto come abbiamo visto stiamo parlando di un partito che non vuole essere un partito ed in effetti ha più le caratteristiche della setta che quelle di un movimento di base democraticamente diretto (notoriamente i loro candidati vengono scelti mediante votazioni online cui partecipano poche decine di persone, e basta avere dieci preferenze per diventare capilista aspiranti alla carica di sindaco anche di una grande città).
Non sappiamo se siano reali i riferimenti esoterici presenti nella loro matrice ideologica, ma considerando il modo acritico e fideista con il quale i militanti grillisti si rapportano alla loro setta, qualche dubbio ci viene.
Non siamo in grado di dire se abbiamo a che fare con semplici fanatici o con fanatici etero diretti; né, se hanno alle spalle qualcuno, chi esattamente esso sia; e se è comunque chiaro che non sono amici dei lavoratori, non è però ancora chiaro quale tipo di nemici essi rappresentino.
Nel frattempo vincono elezioni, acquistano posizioni di potere (sindaci), allargano il proprio consenso anche a persone che fanno del comunismo “duro e puro” la propria bandiera, e che sembrano “perdonare” loro la mancanza di una discriminante antifascista e l’assenza di qualsivoglia proposta garantista per i diritti sociali e civili, la loro chiusura nei confronti dell’immigrazione, molto vicina alle posizioni di Salvini o di CasaPound, il tutto nello slogan del “mandiamo a casa il PD”… senza valutare che a volte si può finire dalla padella nella brace.
È per tutti i motivi elencati in queste pagine che io ho paura di Beppe Grillo e dei suoi seguaci, non solo per la loro incapacità di dialogare politicamente in modo civile e di accettare la benché minima critica al loro capo carismatico o al loro operato (esattamente come accade per gli affiliati alle sette di ogni tipo); non solo per la dichiarata assenza di qualsivoglia programma politico; non solo per la loro incapacità, una volta giunti al governo di qualsiasi ente, di amministrarlo (salvo coloro che dal movimento sono poi stati espulsi, vedi un po’), ma soprattutto perché con il loro comportamento non fanno altro che contribuire all’abbruttimento della scena politica e sociale, aumentando la quantità di cittadini che invece di proporre soluzioni concrete solidali pensano solo a distruggere in nome di un cambiamento che significa devastazione culturale e mentale.
La Redazione de “La Nuova Alabarda”
dossier n. 45
Trieste, 2017
IO HO PAURA DEI GRILLI PARLANTI… pdf