Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.
di Domenico Marino
segretario della Sezione di Pisa
E’ passata giusto una settimana dall’esito delle ultime “politiche show” ” ma appare già chiaro il quadro di instabilità e confusione che lo caratterizzerà.
Le tante proposte buttate là in campagna elettorale cominciano ad apparire per quello che sono state: una “televendita” commerciale fumosa con tanto di slogan e tormentoni.
Finite le vendite e fatti due conti in casa, i “consumatori” del voto cominciano un po’ a rendersi conto del cattivo acquisto che hanno fatto votando certe “marche” di partiti; i quali pur cambiando nomi, per motivi di marketing e di package più accattivanti, appartengono agli stessi “gruppi alimentari” transnazionali quotati in borsa, e quindi prodotti negli stessi stabilimenti in serie. Con la stessa ricetta, forse con un pizzico di sale o di zucchero in più o in in meno, qua e là, giusto per non dare l’idea…
Anche se, ad una occhiata un po’ più attenta e leggendo meglio le etichette, si sarebbe senza difficoltà capito che l’offerta della prima domenica di marzo non prevedeva che articoli da “hard discount”.
Tutto esclusivamente “made in capitalism“.
A tal proposito, e sempre usando la metafora alimentare, non serve cambiare ristorante, per vedere dove si mangia meglio, se alla base la materia prima è sempre la stessa e così anche i cuochi e i loro “commis“.
Anche le ricette, tolto forse l’impiattamento, sono sempre le stesse: liberismo in agrodolce, aziendalismo stufato, ragù di svendita pubblica, con tritato di scuola e soffritto di sanità, razzismo alla brace e per finire cruditè di disoccupazione.
Qualcun altro ha cercato di stupire con un nuova torta per tutti: il “reddito universale” con panna, meringhe e cioccolato ma poi si è scoperto che era solo una torta fatta di cartone, per la vetrina della pasticceria Sassoon in corso Rothschild nella città di Wild-Sion, e la sorpresa che c’era dentro era pure una “soubrette” amica di Trump e della NATO sulla via della terza età piuttosto che della Terza Repubblica.
Di Maio, capo cuoco del ristorante a Cinque stelle, ma senza stellette, dichiara che sono continuamente sabotati in cucina.
Rumors da bar dicono che non sappia più che pesci pigliare..
Ma “Lui” per tutta risposta impone, attraverso video “selfati”, lo stop cucine ai vari “commis” appena eletti al “talent” Nazionale “Politiche show”.
E afferma che: o lo fanno primo cuoco in Parlamento, o farà morire di sciopero della fame i propri elettori, piuttosto che di portarli in piazza..
Ma la domanda sorge spontanea: come si può imporre a dei cuochi di non cucinare?
E’ quasi come impedire a dei PARLAMENTARI eletti in un PARLAMENTO di non PARLARE con chi li ha eletti…
Ad ogni modo le ultime tendenze in ambito alimentare hanno messo in ginocchio la catena di “sconfort food” del “PD” – sottotitolo: “mangia slow food che noi ti rubiamo il portafoglio fast e lo mettiamo in banche”-
Il leader Renzi getta lo straccio, ma avverte che cucinerà lui la sua cena funebre, con qualche ritaglio qua e là e qualche colpo di coda alla vaccinara.
Nella ditta PD invece c’è chi già lo vorrebbe cotto subito come accompagnamento alla sinistra che già tutti loro avevano preveduto a stracuocere, con la consulenza in cucina di Farinetti, per decenni in salsa liberal-Coop.
D’altro canto, fortunatamente, l’ex “McDonalds” Salvini desiste dall’idea provocatoria di aprire una catena di ristoranti di cibo alla graticola “negher food”; ha dichiarato piuttosto che gli basta svendere “i bastimenti di carne di riserva” direttamente alle aziende del nord che producono cibo per gli animali dei ricchi annoiati della Masons Corporation.
Intanto gli scienziati avvertono che le aspettative medie di vita si stanno abbassando per via del cibo spazzatura e delle cattive abitudini elettoral…pardon…alimentari!