Si è per l’ennesima volta (complici alcuni media) alla contrapposizione tra chi sia favorevole e chi, invece, contrario alla presenza della Brigata ebraica alle manifestazioni del 25 aprile e sfugge di mano la reale motivazione su come nacque la contesa.
Una contesa che sta prendendo, da qualche anno, una brutta piega se non vengono rinnovate le ragioni di tutti coloro che contribuirono alla Liberazione per non cadere nell’accusa (fuoriluogo) di antisemitismo.
Riportiamo qui sotto uno stralcio di quanto già detto, in altra occasione, dagli storici Angelo d’Orsi e Piero Bevilacqua
La Brigata sionista non ha nulla a che fare con il contributo che cittadini italiani ebrei hanno dato alla Resistenza, aderendo sopratutto alle formazioni partigiane Giustizia e Libertà e Garibaldi. Questo contributo ci fu, e fu molto significativo, sia in termini numerici, oltre 1.000 ebrei ebbero il certificato di partigiano combattente, cento i caduti (numeri elevati se si pensa che erano solo 43.000 i cittadini di razza ebraica censiti nel ‘43 dal regime fascista) sia per il ruolo di primo piano che essi ebbero a livello del CLN. Si pensi a figure come Leo Valiani, Emilio Sereni, Umber to Terracini. Si pensi ai sette ebrei italiani decorati di medaglia d’oro al valor militare, Eugenio Calò, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Sergio Forti, Mario Jacchia, Rita Rosani e Ildebrando Vivanti; si pensi a Leone Ginzburg.
La Brigata sionista ha tutt ’altra genesi e la sua narrazione emerge solo di recente, dal 2004 in poi, quando rappresentanti della Brigata con le loro bandiere iniziano a partecipare alle manifestazioni del 25 aprile in Italia e vengono promosse tutta una serie di iniziative volte a celebrare il loro ruolo. L’obiettivo sembra essere quello di sostituire la narrazione reale, che ci riguarda direttamente molto meno gradita, evidentemente, perché collocata politicamente e non più in linea con le posizioni odierne delle comunità ebraiche italiane. Un tentativo di occupazione della memoria della Resistenza italiana.
La Brigata sionista non comprendeva ebrei italiani, essendosi costituita nella Palestina del mandato britannico. Ne facevano parte ebrei provenienti dalla Palestina storica che sarebbe poi diventata l’attuale Israele e di ebrei provenienti da altri paesi del Commonwealth britannico, Canada, Australia, SudAfrica e di ebrei di origine polacca e russa. Era composta da tre battaglioni di fanteria, da un reggimento di artiglieria, uno di genieri e da altre unità ausiliari per un totale di 5.500 unità.
Il corpo venne istituito nel settembre del 1944 dopo una lunga trattativa fra i rappresentanti del movimento sionista, l’Agenzia sionista e il governo britannico, presieduto dal 1940 da Winston Churchill, governo inizialmente non favorevole alla costituzione di una unità militare esclusivamente ebraica. Fu ufficialmente chiamata Jewish Infantry Brigade Group… [continua]
Il 25 aprile, quindi, deve (e dovrà) avere una presa di posizione netta e senza equivocità, che deve distinguere tra chi in passato aveva sofferto pene disumane per colpa di una politica atroce e spietata come quella mercenaria reazionaria e chi, invece, ancor oggi ripropone uno stillicidio inumano in altri territori come, ad es., quello Mediorientale.
Una breve sintesi la troviamo in questo twitter su quale sia la differenza che si deve insegnare alle nuove generazioni in una data così importante come quella della Liberazione dal nazi-fascismo onde evitare l’aprirsi di uno scenario pieno d’incognite e provocazioni:
“#Antifascismo oggi significa lotta contro razzismi, discriminazioni, violenze e non c’è dubbio che queste cose oggi continuano ad accadere in #Palestina… Pretendere di non parlarne significa ridurre il #25aprile a una mesta e insignificante rievocazione di glorie passate”. pic.twitter.com/b16EQ7Ojsq
— Adil (@unoscribacchino) 24 aprile 2018
MOWA