La denuncia preoccupata persino dallo schierato mondo politico statunitense, 57 congressisti, sulle sempre più sfacciate manifestazioni di esaltazioni del nazismo in Ucraina.
-Occasione, la celebrazione a Leopoli della divisione SS ucraina ‘Galizia’, responsabile di atrocità.
-Per Remocontro l’accusa di falsità da parte di un sito di propaganda nazionalista ucraino, StopFake.
-Noi preferiamo affidarci alla storia.
-Per loro, un Pro memoria
Waffen SS «Galicina»
La Waffen SS «Galizia», l’Ucraina e la memoria. Il 28 aprile 1943 fu annunciata dal governatore del distretto della Galizia Otto von Wächter la costituzione di una unità di Waffen SS con l’arruolamento di volontari ucraini che risposero in massa alla chiamata: in pochi mesi il numero superò abbondantemente i trentamila consentendo la formazione di ben tre reggimenti di fanteria e di altre unità poi addestrate in Germania. Da sottolineare che la divisione «Galizia» fu subito un’eccezione tra le unità delle SS composte da stranieri, soprattutto per il fatto che per la prima volta non si trattava di ‘tedeschi etnici’ (“Volksdeutscher” erano definiti infatti i tedeschi residenti fuori dai confini del Reich), ma di elementi slavi, nei confronti dei quali la diffidenza nazista era sempre stata alta. Giunti però ad una fase della guerra sul fronte orientale in cui le forze tedesche erano sempre più sotto pressione da parte dei sovietici e del movimento partigiano e visto il discreto successo nel reclutamento di analoghe unità nei paesi baltici, i vertici del Reich superarono queste remore.
Il nome scelto per la divisione non costituiva alcun richiamo specifico al mondo slavo: «Galizia» era la parte nord-occidentale dell’Ucraina, che fino al 1918 aveva fatto parte dell’impero austriaco e successivamente della Polonia. Artefice di questa trovata pare sia stato lo stesso governatore della Galizia Otto von Wächter, generale delle SS, ma in realtà austriaco di nascita e nazista della prima ora che aveva partecipato attivamente alla cospirazione che nel luglio 1934 assassinò il cancelliere Engelbert Dollfuss. Inoltre – cosa del tutto eccezionale per le SS – alla divisione fu ‘concesso’ un nutrito numero di cappellani militari, tutti appartenenti alla chiesa greco-cattolica ucraina che contribuì a dare al significato della guerra combattuta dai volontari uno spiccato carattere nazionalista, antisemita e anticomunista.
Non tutti gli ucraini videro però con soddisfazione la nascita della divisione: il nazionalista Stepen Bandera – figura a suo modo altrettanto controversa, sospesa tra nazionalismo estremo e collaborazione con i nazisti – era infatti contrario sostenendo che, alle dirette dipendenze dei tedeschi, la divisione sarebbe stata impiegata per i compiti più gravosi, senza per questo contribuire alla reale indipendenza dell’Ucraina (previsione che si verificò poi puntualmente).
Lo stesso esercito nazionale ucraino del resto operava sotto rigido controllo tedesco e la nuova unità non ne era che una parte. Terminato l’addestramento – che secondo alcuni fu particolarmente duro, dato che i tedeschi e in particolare le SS non si fidavano ancora dei volontari ‘slavi’ – il primo impiego al fronte fu catastrofico dal punto di vista delle perdite. L’armata del maresciallo sovietico Ivan Konev all’inizio dell’estate del 1944 travolse le linee tedesche riducendo la divisione al trenta per cento dell’organico. In seguito i tedeschi, seguendo una prassi consolidata che impiegava spesso unità a forza ridotta tratte dal fronte per attività antipartigiana, impiegarono i superstiti per annientare la rivolta in Slovacchia nell’autunno di quell’anno. Quando infine l’unità fu invita in Slovenia per combattere il movimento partigiano yugoslavo nel gennaio 1945 la sua efficienza era drasticamente ridotta, ma tuttavia combatté ancora fino al 15 aprile. Nel frattempo, avendone assunto il comando Pavlo Shadruk – uno dei pochissimi ex ufficiali polacchi che combatté a fianco dei tedeschi dopo la capitolazione polacca del 1939 – i superstiti della divisione riuscirono a consegnarsi agli anglo-americani sfuggendo alla cattura da parte dei russi.
Se infatti cosacchi e disertori russi che avevano combattuto in Italia a fianco dei tedeschi contro i partigiani furono consegnati dagli anglo-americani all’Armata Rossa alla fine della guerra (con le prevedibili conseguenze del caso), altrettanto non avvenne per gli ucraini che trascorsero la prigionia in Italia, sembra anche grazie all’intervento del generale Anders, comandante del corpo polacco, e della Santa Sede. Sebbene insomma avessero combattuto per i tedeschi (e non contro di essi come invece i polacchi del generale Anders), essi tuttavia furono riconosciuti cittadini polacchi già prima del 1939 e la loro sorte cambiò. Nel 1947 fu infine concesso di emigrare negli Stati Uniti o in Canada, ma ormai ci si trovava in piena Guerra fredda. Nella storia della divisione una pagina importante è costituita dalle accuse di crimini di guerra rivolte alla divisione e in particolare a quei reparti che operarono in Polonia durante la repressione della rivolta di Varsavia o in altre azioni come a Huta Pieniacka, località nei pressi della capitale polacca rasa al suolo dopo l’uccisione di tutti gli abitanti.
Secondo alcuni storici facenti capo all’Istituto nazionale per la memoria (l’istituzione polacca recentemente al centro della polemica per la nuova legge che non consente di parlare di antisemitismo polacco durante la Shoa), molti di essi furono comunque responsabili sebbene a livello di piccole unità. Altre accuse furono mosse anche relativamente all’impiego in Slovenia dove la collaborazione con i cetnici a danno della popolazione civile che sosteneva i partigiani fu molto stretta.
Uno dei numerosi centri impegnati nello studio dell’Olocausto in Europa orientale con sede in Israele ha stimato per eccesso in circa tremila i criminali di guerra ucraini, ma comprendendo nel numero anche la polizia ausiliaria e le migliaia di guardiani dei campi ucraini pure reclutati dai tedeschi.
AVEVAMO DETTO