Quell’estate del ’92
di Roberto Puglisi
La dottoressa Francesca Morvillo era la luce degli occhi del dottore Giovanni Falcone. Così sono le donne che amano e che ricevono amore. Come se arrivassero in un giardino selvatico, mettono mano alla terra e all’acqua, per renderlo rigoglioso. Le mani delle donne innamorate, i loro sguardi e i rimbrotti, la tenerezza con cui guidano la vita di un uomo, senza farlo pesare. I bisbigli delle donne innamorate, a cena, tra un bicchiere e un sorriso, il modo in cui si alzano e lasciano il loro odore a chi resta in contemplazione.
C’è un libro prezioso di Cetta Brancato che narra di Francesca Morvillo: ‘Canto per Francesca’ (Melampo editore). E’ nato su un progetto e con il patrocinio della sezione distrettuale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati. Non puoi più abbracciarla, Francesca, né abbracciare Giovanni, né Antonio, Vito e Rocco che lo proteggevano. Eppure, sfogliando le pagine, avverti il senso di una delicata vicinanza.
Bisogna prenderlo e leggerlo, questo libro-monologo. Qui si accenna solo a un frammento: “Voi ricordate l’amore di una donna? L’immateriale amore di carne, tanto lieve che impercettibili passaggi bastano per farlo appassire, ma così forte che a nulla vale il destino. (…) Adesso è un sogno, visto tante volte sul guanciale. Mentre lui dormiva con un sospetto nel respiro e il timore celato nel silenzio. Forse questo era amore: io e Giovanni, nelle nostre ore di pace quando, seppure non si vedano le stelle, ci sentivamo protetti dalla fiamma invisibile dell’universo”.
In appendice, altre donne, magistrati e avvocati, appongono la dolcezza di un ricordo. Scrive Marcella Ferrara: “Sì, io l’ho conosciuta Francesca, venticinque anni fa, esattamente il 20 maggio 1992, al mio primo concorso in magistratura. (…) La sera del 22, dopo tre giorni di tensione e di fatica, a lei ho consegnato il mio ultimo compito. Ha firmato il tesserino, che ancora conservo, e io, timidamente, ho accennato un segno di saluto. Ignoravo chi fosse. Il 23 maggio l’ho riconosciuta, nel tardo pomeriggio, in immagini di telegiornali che davano notizia della strage. Non c’era più. Appena venti ore dopo. Morta per amore. Portata via, insieme agli altri, dall’esplosione in autostrada”.
Scrive Maria Teresa Ambrosini: “Era una donna veramente particolare: raramente la bellezza esteriore è così pienamente espressiva di una completezza di qualità interiori come nel caso di Francesca”.
C’è anche Giuseppe Ayala, pm in trincea, nei giorni del Pool Antimafia. Scrive: “La memoria è un monolite. Imponente e definito. È l’eredità che anche il suo sacrificio ha lasciato a tutti. I ricordi sono un’altra cosa. Sono personali. Riaffiorano puntuali, ma non sono sempre gli stessi. Prevalgono sempre di più quelli legati ai sentimenti, alle fragilità, alle delusioni e alla incredibile tenerezza di Francesca e di Giovanni. Il fratello maggiore che, assieme a una sorella coetanea, un figlio unico si è trovato accanto per dieci, irripetibili anni”.
Scrive Amalia Settineri: “Accadde, talora, che mi confidasse qualche immagine della sua vita familiare, come pure le difficoltà e i disagi affrontati accanto e insieme a Giovanni: ne emergeva la donna consapevole, mai intimorita, che lei era, legatissima al suo compagno”.
Scrive Alessandra Camassa: “L’ultimo ricordo è ad una processione dei Misteri, a Trapani, Giovanni non c’era, credo fosse già a Roma. Lei bella, profumata, con la pelle candida – la guardavo sempre con ammirazione per queste sue cure esteriori – ma velata di una certa tristezza, accompagnata però ugualmente dalla capacità di interessarsi anche delle vicende degli altri con grande garbo e premura. Non continuo perché deve essere una testimonianza breve. Perché tanto altro è privato e tale deve restare”.
Raccontano che lei, forse, ebbe il tempo di chiedersi di lui, quel giorno a Capaci. E chissà se si saranno incontrati ancora. E, se davvero è accaduto, chissà di cosa parleranno adesso, mentre li immaginiamo che prendono un po’ di sole insieme, in un giardino fiorito, prima di rincasare.
La scheda e le rappresentazioni
Canto per Francesca’, nasce da un progetto patrocinato dall’Associazione Nazionale Magistrati, Sezione Distrettuale di Palermo per il venticinquennale della strage di Capaci. L’opera è stata messa in scena giorno 22 maggio presso l’Aula Magna del Tribunale di Palermo alla presenza delle più alte cariche dello Stato siciliane, con la partecipazione della Commissione Parlamentare Antimafia e la presenza del Dottor Alfredo Morvillo e Maria Falcone, sorella di Giovanni. Da allora l’opera è stata presentata in tutta Italia, rendendo omaggio ad una donna di Sicilia dimenticata, perfino, nella morte. I prossimi appuntamenti, sempre ad iniziativa dell’Associazione nazionale Magistrati, sono: giorno 22 maggio presso l’Aula Magna del Tribunale alle ore 12 a Trapani alla presenza del Dottore Alfredo Morvillo, attuale Procuratore, con letture di Antonio Raffaele Addamo, Viviana Lombardo e la violoncellista Daniela Santamaura; giorno 23 maggio presso l’Aula Livatino alle ore 17 ad Agrigento alla presenza del Dottore Alfredo Morvillo con letture di Gaetano Aronica e Giusi Carreca; giorno 24 maggio presso il Complesso San Pietro di Marsala con il giudice Alessandra Camassa, attuale Presidente del Tribunale di Marsala, letture di Stefania Blandeburgo; giorno 29 maggio presso il teatro Regina Margherita di Caltanissetta, l’intero spettacolo con Antonio Raffaele Addamo, Viviana Lombardo e la violoncellista Daniela Santamaura, regia di Antonio Raffaele Addamo. Il monologo, sorretto da una voce narrante, diseppellisce le ossa della memoria in un canto lirico in cui Francesca torna a narrare la propria storia, intimamente legata alla città di Palermo. Il volume è, infine, corredato dalle testimonianze vive di quanti l’hanno apprezzata e conosciuta.