Intervista a Luciano Canfora di Giacomo Russo Spena per “MicroMega” – 18 settembre 2018
“Vedo una grande diseducazione di massa e un entusiasmo per le uscite più xenofobe del nostro ministro degli Interni, ciò ha un precedente storico ben delineato ed è il fascismo”. Filologo, storico, professore emerito dell’Università di Bari ed autorevole voce della cultura italiana, Luciano Canfora, non risparmia comparazioni tra il periodo odierno e quello del Ventennio.
Già in passato aveva ricordato le riflessioni di Gobetti sul fascismo come autobiografia della Nazione o i discorsi di Carlo Alberto Biggini, ministro dell’educazione di Mussolini, che spiegò egregiamente il carattere del Paese: “L’Italia è la patria del fascismo”.
A tale humus si sarebbero aggiunte, secondo Canfora, le responsabilità della sinistra, alias Pd, e del presidente Giorgio Napolitano: “Lo stesso M5S è figlio legittimo di Napolitano il quale imponendo il governo Monti ha creato le premesse per un moto protestatario”. Poi arrivò Matteo Renzi, ovvero “la scomparsa della sinistra”.
Partiamo dall’attuale quadro politico e dalla fase che siamo vivendo: non è una boutade parlare di fascismo?
Non amo utilizzare categorie passate ma a volte lo trovo utile. Abbiamo intrapreso un pericoloso cammino – poi magari sarò smentito dalla realtà – in cui il blocco elettorale e sociale che sta alla base dell’attuale governo somiglia al grande consenso che sorresse il fascismo nel passaggio dagli anni ’20 agli anni ’30.
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Ci sono incredibili convergenze: la proposta del reddito di cittadinanza (sempre se lo faranno) coniugata al razzismo crescente, alla xenofobia espressa da Salvini e al nazionalismo più spinto – con annessa idea di sfidare il resto del mondo e gli organismi internazionali – fanno pensare ai tempi del fascismo.
Riflettiamo sulla grande diseducazione di massa che la società vive. Il fatto che allora ci fosse un partito unico e che adesso non ci sia un regime ma libere elezioni sono tangibili differenze, ma meno sostanziali di quanto si possa credere.
La sento preoccupata per il vento xenofobo che soffia nel Paese, si schiera con l’Onu quando ci ammonisce ed afferma di monitorarci per valutare il forte incremento di atti di violenza contro migranti, persone di discendenza africana e rom?
Purtroppo l’Onu parla invano. Mi ricordo bene che già nel 2017 le Nazioni Unite ci accusarono, e all’epoca il ministro degli Interni era Minniti, per l’accordo siglato con Tripoli per fermare gli sbarchi.
L’Alto commissario dell’Onu disse che non potevano rimanere in silenzio di fronte a episodi di schiavitù moderna, uccisioni, stupri e altre forme di violenza che avvenivano nei lager libici. Quindi l’Onu non è la prima volta che ci ammonisce e nel 2017 governavano Gentiloni e il Pd.
Allora i giornali furono timidi nell’attaccare il ministro Minniti – colui che ha aperto la strada a Salvini persino sulla chiusura dei porti – scaricando le colpe soltanto sull’Europa.
Però dobbiamo dire che Salvini non è il solo in Europa a respingere i migranti, non trova?
Certo, Macron a Ventimiglia fa la stessa cosa: sbarra il Brennero. Il problema si chiama Fortezza Europa. La sa una cosa incredibile? Non ce l’ha fatta il Fuhrer a realizzarla, ce la stanno facendo gli attuali governanti.
È d’accordo che i flussi migratori sono una questione europea e che è necessario un coinvolgimento di Bruxelles, magari con l’introduzione di un meccanismo di quote?
La frase “questione europea” mi inizia a dare fastidio allo stomaco perché non c’è niente di più ipocrita di tale terminologia. Qual è il confine geografico dell’Europa? La Russia ne fa parte? L’Inghilterra e la Svezia, fin dal primo momento non vollero l’euro, eppure sono Europa?
È una buffonata: la “questione europea” viene brandita dall’elite di sinistra per non parlare dei temi reali. Ad esempio: siamo contro o per l’accoglienza dei migranti in fuga da guerre e carestie? Ci dicano questo. I vari omuncoli del Pd, invece, non si schierano a favore dell’accoglienza ma si limitano a dire: “Ci stiamo allontanando dall’Europa”. Una frase priva di senso.
Mi riferivo, ovviamente, all’Unione Europea – di cui la Russia non è membro – quella di Maastrich, delle politiche di austerity…
Ribadisco, hanno costruito la “Fortezza Europea” quella tanto sognata da Hitler. Sono riusciti a realizzarla.
In base ai sondaggi i due partiti di governo, Lega e M5S, godono insieme del 60 per cento di consenso dei cittadini. Durerà a lungo questa luna di miele con gli elettori o crede che a breve usciranno una serie di contraddizioni sociali e politiche e che il governo Conte perderà qualcosa?
Nessuno di noi è un profeta… se il Duce non fosse entrato in guerra nel ’40 magari sarebbe morto nel suo letto. Detto questo, nel momento attuale intravedo delle contraddizioni perché questo coacervo che si chiama M5S ha al suo interno tante brave persone che votavano a sinistra e che hanno abbracciato il MoVimento perché disgustate dalle elite europeiste ben rappresentate da Renzi e Melandri.
Nel M5S ci sono parti che mal digeriscono l’alleanza di governo con Salvini e le sue sparate xenofobe sui migranti. Ma il leader Di Maio ha sviluppato una malattia: il suo corpo si sta fondendo alla sedia su cui è poggiato.
E farà di tutto per rimanere su quella sedia, fregandosene anche del lento, ma inarrestabile, declino del M5S di cui già si intravedono i segni: i sondaggi lo danno al 28 per cento, ben 4 punti in meno rispetto alle elezioni del 4 marzo. Vorrei sapere cosa pensa di ciò il giovane Davide Casaleggio, sempre se pensa qualcosa.
Lei ha parlato di similitudini col fascismo… allora la sinistra deve tornare a lanciare un fronte popolare per la Liberazione del Paese? Potrebbe funzionare?
La sinistra può riprendere quota, e credibilità, soltanto se trova personale politico adeguato. E poi deve individuare un programma ed indicare la visione di società che ha in mente. Sinceramente, non si capisce più.
Pensa sia utile ritornare, anche a sinistra, all’idea di recupero del concetto di “patria” contro un’Unione Europea ormai emblema di un Sistema al collasso?
L’uso della parola “patria” diventò imbarazzante a ridosso della fine del fascismo perché ne era stato abusato: i partigiani stessi venivano chiamati patrioti. Quanto al fatto del ritorno nel dibattito pubblico di concetti come identità o interesse nazionale, lo trovo l’effetto diretto dell’impoverimento gravissimo della popolazione italiana al seguito dell’introduzione della moneta unica, la quale ha dimezzato il valore reale del salario.
Persino un uomo prudente come Carlo Cottarelli, in un recente dibattito pubblico a Bari, ha ammesso che l’attuale problema è convivere col disagio recato dall’euro. Mi pare una cosa ovvia: la gente è furibonda e attribuisce la responsabilità della propria crisi economica a questa astratta entità che si chiama Europa.
Professore, ma è diventato No euro?
Non mi piace essere classificato perché criticare quella scelta pazzesca di Prodi e Ciampi non significa automaticamente sposare Salvini. È un modo di ragionare riduttivo che, ahimè, troppe volte si fa in Italia. I socialisti tedeschi o i laburisti inglesi hanno criticato fortemente la moneta unica, li possiamo catalogare come salviniani? Non credo.