Onorevole Fava, soddisfatto dell’approvazione del suo ddl su massoneria e trasparenza?
“Sono contento che la Sicilia per una volta sia all’avanguardia in senso positivo. È la prima regione che si è impegnata su un senso di trasparenza così puntuale. Peraltro, questo è ancora più importante avendo in Sicilia una tradizione spesso molesta tra massonerie, logge, politica, funzione pubblica, amministrazione. Non dimentichiamo che nel decreto di scioglimento del consiglio comunale di Castelvetrano si fa riferimento alla circostanza che buona parte di giunta e consiglio sia composta da iscritti alla massoneria e non perché gli ideali mazziniani siano lì radicati”.
Sa che sono stati avanzati dei dubbi sulla costituzionalità di questa norma.
“Chi pone questa problema non conosce le sentenze di Cassazione e Consiglio di Stato in cui si parla spesso del fatto che i doveri di obbedienza e riservatezza che sono dentro la massoneria rischino di contrapporsi ai doveri di fedeltà e di buona amministrazione, tanto è vero che per i magistrati è espressamente vietato farne parte”.
Come procede il lavoro in commissione Antimafia?
“A tappe forzate, devo dire con la disponibilità di tutti i commissari e della struttura interna. Siamo andati avanti con tre sedute alla settimana. Porteremo in commissione e poi in aula la relazione sul ‘sistema Montante’ entro la fine dell’anno. E sono convinto di potere portare entro i primi due mesi dell’anno prossimo la relazione sul depistaggio sulla strage Borsellino. Presenteremo una proposta di riscrittura del codice etico entro la fine dell’anno. Riguarderà sia le cariche elettive sia i burocrati. Poi abbiamo aperto un focus sul mercato ortofrutticolo d Vittoria e le sue ingerenze. Più tutto il resto dell’ordinaria amministrazione”.
Siete stati anche in trasferta. Ci tornerete?
“Sì, siamo stati a Trapani e a Siracusa, incontrando i prefetti e i questori. Continueremo con Ragusa e Caltanissetta. Il primo impegno che c’eravamo assunti riguardava l’indagine sul sistema Montante. E lo abbiamo fatto con una trentina di audizioni. Dovremmo finire entro ottobre”.
Cosa viene fuori da questa indagine?
“Che il sistema c’era, forte, radicato, che c’erano dei vuoti della decisione politica che non riguardavano soltanto i processi di spesa ma anche chi faceva carriera e chi no, tutto era stato avocato a sé dalla governance di Confindustria, con la disponibilità di pezzi di politica, istituzioni e anche in parte del sistema giornalistico. Abbiamo conosciuto liste di proscrizione con dirigenti da cacciare via, abbiamo tracce di molte riunioni in cui si decidevano le sorti della cosa pubblica e della spesa. L’indirizzo politico e di spesa della Regione ha visto svuotato l’istituzione del suo potere, con piena consapevolezza di chi questa delega l’aveva resa possibile, cioè dei vertici della Regione. Le ultime audizioni saranno con gli ex presidenti della Regione e anche con l’attuale presidente”.
E dall’indagine sul caso Borsellino cosa sta emergendo?
“Abbiamo sentito e sentiremo alcuni avvocati di parte civile, abbiamo sentito il giudice Sabella, sentiremo il giudice Petralia. Ne sta venendo fuori uno spaccato che non si sovrappone a quello giudiziario. La scelta di mantenere l’equivoco Scarantino è stata possibile perché si sono attivati tanti per garantire che il teorema Scarantino tenesse. La domanda è se chi lo ha fatto lo ha fatto anche per garantire che la trattativa Stato-mafia non fosse sfiorata da sguardi o interferenze”.
Come sta la sinistra secondo lei?
“Vedo due cose apparentemente in contraddizione. C’è un pessimo stato di salute della sinistra così detta organizzata, che è molto slabbrata, molto disunita. E vedo per paradosso una grande capacità di reazione sociale, di gruppi di interesse e di iniziativa che occupano la scena e hanno qualcosa da dire. Peso alle migliaia di persone che si sono ritrovate al porto di Catania quando è arrivata la nave Diciotti, a certe esperienze che si stanno costituendo autonomamente sul territorio, per esempio sul tema della tutela ambientale di fronte al devastante ciclo dei rifiuti. La rappresentazione politica di queste istanze continua a essere non adeguata. E allora bisogna pensare invece che sommare piccoli o grandi recinti a fare quello che è stato proposto da autorevoli interpreti della politica italiana come Cacciari: costruire un campo largo per combattere alcune battaglie, molto trasversale, molto aperto, senza alcuna richiesta di adesione formale”.
Che tipo di iniziative vuole attuare in questa prospettiva?
“Il 15 e 16 dicembre a Palermo noi come Cento Passi faremo un’iniziativa aperta. Vogliamo fare una cosa che parli a tutti e quindi proporre una sfida di governo per a Sicilia da qui a quattro anni. È una sfida che noi apriamo a tutti quelli che si sentono lontani da questa cultura di governo attualmente ai posti di comando. E da quella che è espressa a livello nazionale. Vorremmo provare a lanciare questa sfida che è anche culturale senza costruire nuove formazioni politiche, senza mettere insieme recinti ma provando ad abbatterli. Ritrovarsi con questo obiettivo: governare con i siciliani la Sicilia. Tutto il contrario che fare un piccolo soggetto politico”.