Gli avvenimenti iniziati il 30 Marzo 2018 con la Grande Marcia del Ritorno in Palestina mostrano chiaramente che le minacce e l’uso della forza nonché la violenza indiscriminata, spesso mirata, dell’esercito sionista non servono ad ottenere concessioni dai palestinesi. Quello che è stato concepibile con l’ANP non si è mostrato possibile con la Resistenza.
Inoltre abbiamo visto crescere la solidarietà verso la Resistenza palestinese, che si è impegnata a rivedere la sua strategia per meglio valutare quale strada intraprendere nel futuro, per unire il fronte della Resistenza, per combattere l’occupazione e per valutare quali mezzi usare per far crescere la solidarietà ampliando il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele.
Il governo israeliano ha investito molto sia nel combattere la Resistenza antisionista sia nell’impedire che il BDS si potesse espandere…inutilmente: grazie all’organizzazione dell’eroica Resistenza del popolo palestinese e delle sue organizzazioni, che agiscono con efficacia all’interno di un unico coordinamento, chi è andato in crisi è stato proprio il governo sionista.
Quello che si è dimostrato, ancora una volta, è che la cecità dei governi sionisti, che hanno come unico obiettivo la dissoluzione della Resistenza e la disgregazione della società palestinese (nonostante la collaborazione dell’Autorità Nazionale Palestinese, nata dopo il 1992, a seguito degli sciagurati Accordi di Oslo), li ha messi in crisi non ottenendo i risultati proposti e promessi.
Un’ulteriore considerazione a questo proposito è che le riserve per la guerra di Israele contro il popolo palestinese diventano sempre meno e comunque nessuna somma di denaro è mai servita a far vincere i dittatori e le dittature incontrate nella storia dell’umanità. Mai come in questa vicenda vale il detto che “i popoli in rivolta scrivono la storia”. È solo questione di tempo: nessuna dittatura e nessun dittatore può sopprimere l’anelito di liberazione di un popolo.
Il tentativo di contrastare la solidarietà verso i palestinesi avviene utilizzando montagne di soldi: il governo Netanyahu ha destinato oltre 70 milioni di dollari per sconfiggere la campagna BDS guidata dalla società civile oltre ad inscenare feroci campagne in Europa e negli USA contro chi manifesta solidarietà verso i palestinesi, millantando risibili accuse di “antisemitismo”.
All’inizio del mese di novembre agenti israeliani e loro sostenitori in Europa hanno predisposto una larga campagna europea contro il BDS. A questa ennesima provocazione hanno partecipato l’Associazione Ebraica Europea, il “gruppo per le Questioni Pubbliche Europa Israele” ed ovviamente tale azione è stata completamente sostenuta dal governo sionista di Israele che, non a caso, ha invitato a questa conferenza il ministro israeliano per gli Affari di Gerusalemme Ze’ev Elkin, di destra.
Queste campagne sono sempre costruite su menzogne e minacce. Come non ricordare quando in una conferenza del 2016, a Gerusalemme, Barghouti è stato minacciato di “omicidio civile” per il suo ruolo nell’organizzazione del movimento BDS; oppure quando nei primi mesi del 2017 il parlamento israeliano ha approvato una legge che impone al ministero degli Interni di negare l’ingresso nel Paese a qualunque straniero che “consapevolmente abbia espresso una richiesta pubblica di boicottaggio dello Stato di Israele”. Infatti poi questa legge è diventata effettiva e molti sostenitori del BDS sono stati arrestati, deportati ed è stato loro impedito di entrare nel Paese.
Abbiamo visto che, anziché produrre difficoltà a chi porta avanti la campagna BDS, tutto questo ha fatto attivare ancor di più i militanti e i gruppi della società civile, per questi continui tentativi di impedire loro il diritto di parola, di agire legalmente come è stato fatto contro il regime di Apartheid del Sud Africa.
Nel pieno delle campagne sioniste abbiamo visto come in Inghilterra l’Università di Leeds si è unita a molte altre università nel mondo che hanno disinvestito in Israele.
Molto ci dice che il vento sta girando!
Molti anni di campagne sioniste per portare dalla loro parte l’opinione pubblica sono miseramente fallite. Crediamo che ogni iniziativa israeliana rappresenti, invece, un’opportunità per i sostenitori del BDS di accrescere la consapevolezza sui diritti dei palestinesi e per mobilitare la società civile nel mondo contro l’occupazione ed il razzismo sionista.
Siamo poi convinti che il movimento BDS abbia la sua forza nell’essere parte integrante della società civile palestinese e perché si muove all’interno delle leggi internazionali, costringendo gli altri a compiere questo esercizio, ancora troppe volte disatteso.
Con la Resistenza palestinese senza se e senza ma!
Contro il sionismo e l’imperialismo!
12/12/2018