di Carlotta Natoli
Che sia per vizio o per virtù, necessità o follia, il Magistrato Nino Di Matteo, ricorda puntualmente ogni singolo fatto, ogni incontro, ogni luogo, ogni anno, ogni singolo interrogatorio, ogni accadimento con esemplare chiarezza. Che sia per professionalità estrema coltivata negli anni, o personalissimo talento io questo non so dirlo. Certo è che il Magistrato Nino Di Matteo ricorda volti, espressioni, abiti e attitudini, ci fa rivivere ogni momento al suo fianco, egli è custode stesso della propria memoria sempre poi avvalorata dalla ricostruzione dei fatti, corollata da trascrizioni di interviste, intercettazioni. Una memoria ineccepibile e costellata di prove.
Ecco dunque lo stupore continuo del lettore che si trova a rivivere in prima persona i passaggi salienti di una ricerca minuziosa e infaticabile, strabiliati dalla limpidezza del ricordo sempre puntuale, siamo trasportati attivamente nella memoria storica. Fatto dopo fatto, accadimento dopo accadimento, in questa brillante ricostruzione.
Il giornalista orienta senza forzare e lascia emergere una storia che tutti noi ricordiamo in maniera troppo spesso approssimativa e monca, una storia di cui mancavano i passaggi cruciali, gli snodi decisivi, una storia occultata o più semplicemente non-detta, che si disvela finalmente per noi ‘profani’ cittadini in tutta la sua perturbante evidenza.
La condanna ai mafiosi e agli uomini dello Stato ce la ricordiamo benissimo, non sapevamo però che fossero state redatte ben 5252 pagine di sentenza! Come giustamente la definisce Saverio Lodato ‘un’opera monumentale’.
“Avevamo la serena determinazione di chi sapeva di stare semplicemente compiendo il proprio dovere di magistrato, in obbedienza al principio sancito dalla costituzione dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”, asserisce con sobrio candore Di Matteo.
Ecco allora che in qualità di semplice lettrice, io ringrazio gli autori del libro – Il Patto Sporco (Chiarelettere) – in primo luogo per aver reso evidente l’incredibile statura morale dell’uomo e del Magistrato di cui colpevolmente, non conoscevo l’impegno e la storia.
Vi ringrazio per aver reso evidente al pubblico il fatto che persone di tale levatura siano state illegittimamente ma comprensibilmente non raccontate dai media (del resto è ovvio immaginare che ci sia chi potrebbe aver ‘paura’ degli effetti che si potrebbero scatenare dal sostegno popolare ad un esempio di tale ineccepibile condotta).
Nino Di Matteo infatti non può che ricordare a noi tutti di compiere sempre il nostro dovere con ogni fibra del nostro corpo del nostro essere e del nostro cuore.
Un libro necessario dunque poiché se da un lato ricostruisce un lungo faticosissimo e complicato percorso, dall’altro ci stimola a prendere parte con coraggio all’azione dell’oggi, come ogni degno lavoro sulla ricostruzione della memoria storica dovrebbe fare.
Non dobbiamo stancarci di ricordare (e permettetemi un gioco di parole: Ri-Cor-Dare, donare un nuovo cuore, all’azione appunto).
Grazie dunque perché è per il coraggio di uomini come voi che questo mondo appare più accettabile e più comprensibile.
Avevo intrapreso la lettura del libro in maniera ingenua, spinta dalla semplice curiosità di saperne di più ma poi l’intelligente rapporto tra intervistatore ed intervistato – che rende il libro fruibile, chiaro e insieme appassionante e sincero – mi ha traghettata in una dimensione ben più profonda, aprendo inattesi scenari di riflessione.
Una domanda sulle altre:
E ora come leggeranno questo libro i detrattori? Cosa potrebbero contestare coloro i quali a tutt’oggi appaiono convinti che sulla Trattativa si stia mentendo?
Ebbene, Nino Di Matteo non lascia spazio al dubbio. Qui non c’è menzogna, né alcuna possibilità di manipolazione, poiché le risposte sono cristalline ed esemplari, l’eloquio chiaro, la somma delle prove schiaccianti.
Siamo di fronte all’evidenza dei fatti.
Non è possibile contestare alcunché alla memoria e alla minuziosa ricostruzione che offre il Magistrato.
Permettetemi di chiosare provocatoriamente, dicendo che con la figura di Nino Di Matteo, riapprodo finalmente al più sincero significato della parola onore, laddove non c’è equivoco di sostanza né usurpazione di significato. Onore non può mai essere violenza, bestialità, prevaricazione, ma virtù e l’uomo d’onore non può che combattere con coraggio e a viso aperto per amor di verità, giustizia e bellezza. Pochi ma necessari uomini come mosche bianche che sorvolano un mare di grigiume.
Di Matteo cerca infaticabilmente di agire nella convinzione solida e fiduciosa che si debba sempre dimostrare “L’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge” e malgrado le mille traversie il suo operato ci ricorda in ultimo quanto sia importante avere fiducia nell’organo della Magistratura.
Ci auspichiamo che tale organo possa finalmente svincolarsi da ogni gravoso intreccio politico.
05 Gennaio 2019