Il governo è riuscito nel miracolo di «resuscitare» Cgil-Cisl-Uil
Al termine perderanno una mensilità ogni anno le pensioni di 1.522 euro (lorde); 2 mesi e mezzo per l’assegno di 4.000 euro (lordi). Una «manovra» che ha ottenuto il risultato di far tornare in piazza Cgil-Cisl-Uil: il 9 febbraio
di Tommaso Verga
L’Oscar allo strepitoso Vola Giggino, titolo del Manifesto di ieri. Non sul nido del cuculo ma la differenza è lieve, Basaglia lo certificherebbe: «Un nuovo miracolo economico» ha detto Giggetto. Che ignora – il suo compito non contempla studi e letture – quanto l’emblema di quella fase, l’Oscar alla lira (nel 1958 il primo), si reggesse sullo sfruttamento del lavoro d’una classe operaia comunista (alla Fiat confinata nel reparto «Stella rossa», negli anni di piombo nemica dei Battisti: tanto per farlo sapere a Salvini), dirigente perché consapevole del compito assegnatole dalle condizioni del Paese e dalla Storia. Bisognerà attendere il 1962 per cominciare a ragionare di «regole» in fabbrica e di salari, per cenni, certamente non aderenti a quanto sacrificato sull’altare della ricostruzione postbellica.
Ai due, qualcuno illustri – potrebbero i sostenitori che li sostengono: quelli «colti», esperti in romanesco – quanto guadagnava un operaio impegnato 12 ore al giorno (quasi tutto «fuori busta», eri fortunato a trovare chi ti appiccicava le «marchette»), le «gabbie salariali» che riducevano del 50 per cento le retribuzioni del Sud e delle isole rispetto al Nord; così come quelle delle donne. Crassa ignoranza, presunzione, prosopopea. Per imbottire la propaganda.
ANGELA TAGLIA LO STATO SOCIALE AGLI STRANIERI DI BERLINO… Si prendano le proposte condivisibili – il plurale è eccessivo visto che l’elenco si compone soltanto del reddito di cittadinanza –, gestite con le modalità piazzaiole di questi giorni che puntano la lente alla ricerca delle restrizioni, perché gli stanziamenti non vogliono bastare-bastardi, e quindi è meglio scoraggiare al limite del praticabile chi vuol fare domanda. Un concerto che vede indossare la mise d’«opposizione» Di Maio, Salvini, economisti che gridano, vassalli, valvassori, valvassini (non i servi della gleba: con l’abolizione della povertà sono scomparsi).
Pensa tu se, viste le condizioni personali e dei rispettivi Paesi, i precetti dei gialloverdi fomentassero l’emulazione. Nessun sarcasmo nella domanda di sapere come reagirebbero entrambi se Angela Merkel o Theresa May tagliassero i benefici dello Stato sociale ai milioni di italiani residenti a Londra o a Berlino. Perché sono «stranieri», «ci marciano», il «lavoro nero» e via fanfalucando.
L’ACCORDO SULL’ADEGUAMENTO DI TRE ANNI FA. Diritti negati ai poveri, diritti negati ai pensionati. In nome dell’uguaglianza (è loro la intraducibile relazione). Con un precedente governo (dopo che ai pensionati aveva accudito Evita Fornero), Cgil-Cisl-Uil avevano raggiunto un accordo sulla reintroduzione dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione (c’era anche l’Ugl, che ora, dopo l’ingresso nell’esecutivo, l’ha dimenticato). Un diritto negato a far data 2011. E la rabbia a vedere come questi si sono aggrappati agli assegni da quattro soldi pur di fare cassa (1.522 euro lordi al mese: oro, argento o platino?). Ai 16 milioni e 100mila ex lavoratori in quiescenza (dato 2016), la manovra in tre anni sottrarrà 2,5 miliardi di euro intervenendo come sempre dal 2011 sull’aumento del caro-vita.
Prendendo a campione un assegno di 1.522 euro lorde, dai 79 euro al mese fino allo scorso 31 dicembre, si passerà a una riduzione di 94,62 euro, per fare in modo che nel triennio 2019-2021 si tocchi una intera mensilità. In sostanza, quell’anno, non verrà corrisposta la tredicesima. E’ già oggi la sorte del conto di un pensionato che incassava 1.900 euro lordi mensili nel 2011, mentre sale a 2 mensilità e mezzo il taglio d’una pensione di 4 mila euro lordi al mese, rappresentati da una perdita del 12,88%, circa 6.500 euro lordi.
MANIFESTAZIONE NAZIONALE IL 9 FEBBRAIO. Dissenso deciso da parte di Cgil-Cisl-Uil, che in un comunicato emesso all’indomani d’un incontro a Palazzo Chigi, hanno criticato le «misure fiscali che introducono un nuovo condono premiando gli evasori», mentre non riducono «il cuneo fiscale per i lavoratori e per i pensionati, non si prevedono né una maggiore progressività delle imposte e né interventi sui patrimoni dei più ricchi e non si programma un deciso contrasto all’evasione». No alla flat tax, ritenuta «sbagliata e iniqua», sì all’aumento delle detrazioni fiscali per dipendenti e pensionati, a un credito d’imposta per gli incapienti, a una ridefinizione più progressiva delle aliquote Irpef, e una revisione organica della tassazione locale. I confederali non escludono ricorsi per arrivare «al recupero del montante perso in questi anni». Intanto si organizza la protesta. Unitaria: in piazza sabato 9 febbraio.
13 gennaio 2019