Medio Oriente. Gli Usa con Israele cercano di convincerci che i mali del mondo sono l’Iran e la Siria di Assad. Quindi è probabile che useranno anche la basi Usa in Italia per condurre questa guerra. Cosa hanno da dire in proposito i nostri sovranisti? Ovviamente nulla, in particolare Salvini che nella sua visita in Israele ha dato il suo pieno appoggio a Benjamin Netanyahu
Alberto Negri
Non contenti del vaso di Pandora scoperchiato in Iraq nel 2003 con la «bufala» delle armi di distruzione di massa di Saddam, gli Usa con Israele cercano di convincerci che i mali del mondo sono l’Iran e la Siria di Assad. Quindi è probabile che useranno anche la basi Usa in Italia per condurre questa guerra.
Cosa hanno da dire in proposito i nostri sovranisti? Ovviamente nulla, in particolare Salvini che nella sua visita in Israele ha dato il suo pieno appoggio a Benjamin Netanyahu, il premier in piena campagna elettorale. È in questo quadro che vanno letti gli attacchi aerei e missilistici israeliani all’aereoporto di Damasco e l’inevitabile reazione della Siria, il maggiore alleato dell’Iran, che in sede Onu si è detta pronta a replicare attaccando il Ben Gurion di Tel Aviv. Mentre saliva la tensione in Siria e ai confini con il Libano, si sono anche incontrati a Mosca Erdogan e Putin.
Il presidente russo intende contenere le mire di Erdogan, dare una mano ai curdi in vista di un ritiro americano, che per altro non è ancora iniziato, trasferire a Damasco il controllo dei territori a Est dell’Eufrate e liberare Idlib, roccaforte del Nord dove sono avanzati i gruppi jihadisti affiliati ad Al Qaida.
Cosa dobbiamo aspettarci? Il futuro è scritto nel discorso del Cairo del segretario di Stato Mike Pompeo: «Il vero nemico in Medio Oriente è l’Iran», quindi si prepara a convocare a febbraio una riunione in Polonia anti-iraniana.
Insomma serra le file della propaganda per indicare l’Iran, alleato di Assad e degli Hezbollah libanesi, come il prossimo bersaglio di quell’Occidente che ogni sette-otto anni ha bisogno di sferrare una guerra per affermare il primato del suo complesso militare-industriale di cui la politica, come disse Frank Zappa, è la parte di intrattenimento.
Potremmo adesso farci qualche domanda: vi sentite per caso minacciati dall’Iran? L’Iran vi ha attaccato o ha inviato qui un commando di terroristi? Certo che no. Ma questo non ha nessuna importanza. L’Iran è nemico degli Usa e di Israele, quindi anche un vostro nemico.
Non ha forse l’Iran firmato nel 2015 un accordo internazionale cui anche l’Italia partecipa con l’Unione europea, la Russia e la Cina? Che prove ha portato l’America di Trump sulla violazione di questo accordo da cui è uscita? Nessuna. Eppure paghiamo di tasca nostra le sanzioni Usa con perdite consistenti del nostro commercio estero e l’Unione europea esita ancora a mettere in campo un meccanismo di aggiramento delle sanzioni. L’impressione è che gli Usa stiano per confezionare sull’Iran un’altra bufala, come quella di Colin Powell sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Se andate a vedere il film ”Vice” dedicato a Dick Cheney vi fate un’idea di come si fa.
L’Unione europea assiste a questo duello muta come una tomba per non irritare troppo Erdogan, custode, ben pagato, di tre milioni di rifugiati siriani. E lui il nostro «Muro» orientale. A combattere questa guerra contro Teheran e i suoi alleati siriani e Hezbollah in questa prima fase non è direttamente Washington: ci pensa Israele, il gendarme americano della regione, con i soldi dei sauditi, con tanti saluti ai diritti umani. Dopo avere distrutto l’Iraq di Saddam nel 2003 e contribuito ad affondare la Libia di Gheddafi e la Siria, a destabilizzare l’intero Medio Oriente e il Mediterraneo, a bombardare insieme ai sauditi i civili in Yemen, lavandosi velocemente le mani sporche di sangue, il segretario di Stato Usa Pompeo, dice che il nemico è l’Iran. Ma agli Stati Uniti che dovremmo fare per avere provocato in questo ultimo decennio centinaia di migliaia di morti e qualche dozzina di milioni di profughi?
Sono loro i veri destabilizzatori del Mediterraneo, quelli che hanno scoperchiato il vaso di Pandora. In Siria, proprio grazie all’Iran, alleato di Assad, agli Hezbollah libanesi e, soprattutto, all’intervento della Russia di Putin, agli Stati Uniti non è riuscito l’ennesimo disastroso cambio di regime che come quelli precedenti in Iraq e in Libia – qui con l’attivismo decisivo della Francia e della Gran Bretagna – hanno sprofondato nel marasma un’intera regione e aperto le porte a nuove migrazioni.
Agli Usa ogni tanto bisogna rinfrescare la memoria soprattutto quando si scagliano contro Teheran. Se l’Iran sciita è diventato in Iraq un Paese chiave questo è stato dovuto proprio all’iniziativa di Bush junior di far fuori il sunnita Saddam Hussein. E meno male che dopo il ritiro americano dall’Iraq del 2011 deciso da Obama, erano rimaste sul terreno le formazioni iraniane dei pasdaran comandate dal generale Qassem Soleimani: quando nel giugno 2014 l’Isis di Al Baghdadi ha conquistato Mosul, l’esercitò iracheno si sbandò completamente e furono gli iraniani con le milizie sciite a impedire che il Califfato arrivasse alle porte di Baghdad mentre gli Stati Uniti non muovevano un dito.
Questa è la cronaca dei fatti. Pompeo nel suo discorso del Cairo non ha neppure citato il caso di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita ammazzato a Istanbul su ordine dall’erede al trono di Riad Mohammed bin Salman, a conferma del sostegno al regno wahabita, il più retrogrado del Medio Oriente, e del fatto che democrazia e diritti umani non sono le vere discriminanti della politica Usa.
Se c’è uno stato contro il quale puntare il dito per avere favorito estremismo e destabilizzazione quello è proprio l’Arabia Saudita che fa di tutto per distruggere anche lo Yemen. È a questa monarchia assoluta che dalla Sardegna arrivano le bombe che massacrano i civili yemeniti fabbricate dalla tedesca Rwm.
E così siamo pronti a dare anche noi il nostro contributo alla guerra contro l’Iran. Non dobbiamo fare nulla per essere dalla parte «giusta». Basta chiudere un occhio sulle 59 basi Usa in Italia, le navi e gli aerei, i 13mila militari americani di stanza qui e le 50 testate nucleari che loro controllano. E il gioco è fatto per la nuova tragica bufala americana.
25.01.2019