di Raffaele Simonetti
In questa recente pagina: Susanna Camusso il 29 settembre è al Festival di cultura ebraica (non vi viene qualche idea ?) si proponeva di manifestare pubblicamente l’inopportunità della partecipazione del segretario generale della Cgil. L’idea, e questo era abbastanza scontato, non ha avuto seguito a parte un paio di mail che manifestavano un certo interesse.
Meno scontata, invece, è l’aver ricevuto un (cortese) richiamo a fare attenzione a non usare il “linguaggio della destra antiebraica”; con particolare riferimento al termine “lobby ebraica”.
Poiché la questione è significativa e non banale, oltre che ricorrente, ritengo utile elencare alcune considerazioni “terra terra” per cui non ho avuto remore ad usare quell’espressione. A seguire una serie di riferimenti che dovrebbero dimostrare che l’espressione è appropriata. Si potrà casomai discutere se questo Festival non è mosso da intenti di lobby.
Qualche argomentazione terra terra
- • È certo importante distinguersi dalla destra, ma non al punto tale da non dire pane al pane e vino al vino; e si può ben pensare che questo festival internazionale della cultura ebraica non abbia altro scopo che essere una vetrina in cui esibire personaggi su cui la “lobby ebraica” puo’ fare affidamento.
- • Dovrebbe bastare una scorsa all’ultima pagina del programma che elenca partner, sostenitori e collaboratori: si trova l’ENI (“special partner” – la cultura ebraica va a idrocarburi?) e poi Intesa San Paolo, Cariplo, Pirelli, Allianz, Corriere della Sera – società di cui sfugge, a prima vista, il legame con la cultura ebraica.
- • Evidente, invece, il legame con la cultura ebraica della Società Umanitaria, fondata da Prospero Moisé Loria – «mercante internazionale israelita» ricorda la Wikipedia, mentre il sito dell’Umanitaria lo descrive solo come «mecenate milanese di origine mantovana». Entrambi omettono di ricordare che Loria era anche massone, ed infatti il Grande Oriente d’Italia inserisce l’Umanitaria tra le associazioni a cui destinare il 5 per mille.
- • In occasione dell’ultima campagna elettorale che ha eletto Pisapia sindaco su Mosaico (“sito ufficiale dell’Unione delle Comunità ebraiche”) è apparso in questa pagina: Pensando alle elezioni di domenica 15 maggio… [1] un breve video, a loro dire allegro e divertente, che invita “ad un voto consapevole e soprattutto ebraico” (c’è ancora). Si tratta, oltre che di una ingerenza dell’ebraismo nella politica ben più esplicita di quelle della conferenza episcopale, anche di una spudorata manifestazione di qualunquismo. Infatti c’è l’invito a votare, indifferentemente, per: Guido Jarach (Pdl), Ruggero Gabbai (Pd), Dolfi Diwald (Udc), Michele Sacerdoti (Milly Moratti).
- • In questa pagina del 21 febbraio scorso del sito moked (“il portale dell’ebraismo italiano”): Verso le urne – “Perché scegliamo la politica” si dà spazio, con altrettanto qualunquismo, a: «i candidati alla Camera Emanuele Fiano (Pd), Yoram Gutgeld (Pd), Vito Kahlun (Fare), Sharon Nizza (Pdl), Giorgio Sacerdoti (Lista Monti), Alberto Saravalle (Fare) e Renato Spizzichino (Mir), i candidati al Senato Cesare Lampronti (Pdl) e Alessandro Ruben (Lista Monti)».
Nessuna meraviglia quindi nel vedere che il 9 giugno 2009 l’allora onorevole Alessandro Ruben figuri come primo firmatario della proposta di legge n. 2500 Concessione di un contributo in favore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea – CDEC – organizzazione non lucrativa di utilità sociale; proposta bipartizan sostenuta anche da: FIANO, BERTOLINI, BONIVER, CARLUCCI, DI BIAGIO, FALLICA, GREGORIO FONTANA, LAINATI, LEVI, NIRENSTEIN, PAGANO, PICCHI, ROSSOMANDO, SBAI, TOCCI.
Fiamma Nirenstein (un pilastro del sionismo in Italia e nel mondo) il 12 febbraio scorso, dal suo sito, invitava a votare Sharon Nizza in una circoscrizione elettorale estera in quanto, paradossalmente: «perché è in corso una disgustosa campagna di delegittimazione contro di lei, condotta in prima persona da quello che dovrebbe essere il giornale di tutti gli ebrei italiani: L’Unione Informa, la newsletter elettronica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.»
Questi pochi riferimenti potrebbero bastare a mostrare con chiarezza che non è il caso di farsi scrupoli linguistici che qualificati esponenti dell’ebraismo non si fanno.
Scrupoli che, peraltro, i mezzi di informazione tendono ad instillare in continuazione.
Per chi volesse approfondire
Il tema è sterminato.
Qui si citano solo alcuni riferimenti, centrati su ‘lobby ebraica’, che dovrebbero mostrare come il senso di questa dizione sia oggetto di una “lotta di parole” – combattuta senza curarsi troppo della coerenza.
- • Lobby – Enciclopedia Treccani
lobby Gruppo di interesse che opera prevalentemente nelle sedi istituzionali di decisione politica attraverso propri incaricati d’affari o apposite agenzie allo scopo di influenzare e persuadere il personale politico a tenere conto degli interessi dei propri clienti nell’emanazione di provvedimenti normativi. Tali attività possono essere più o meno istituzionalizzate e più o meno lecite, a seconda che vengano regolamentate (come negli USA, dove vige l’obbligo di iscrizione dei lobbisti in un apposito albo professionale), o si svolgano senza controlli normativi.
La Treccani quindi evidenzia, accortamente, che nel termine lobby non è di per sé implicita una connotazione negativa, ma questa può esserci in relazione a casi specifici.La Wikipedia italiana ha una voce intitolata Lobby ebraica che inizia così:
Con il termine lobby ebraica, in particolare in ambito statunitense, si suole generalmente indicare l’influenza politica che attuerebbero gruppi di pressione ebraici tramite organizzazioni, associazioni e individui legati tra loro dal comune interesse di incidere sulle istituzioni legislative, sull’industria mediatica, l’opinione pubblica, la finanza e le relazioni internazionali.
Il Dictionary of Politics di Walter John Raymond definisce la lobby ebraica come “un insieme di circa trentaquattro organizzazioni politiche ebraiche che negli Stati Uniti collaborano congiuntamente o separatamente per favorire i loro interessi e/o quelli dello Stato di Israele.”
Il riferimento alla pagina del Dictionary of Politics che, come si vede, accomuna tranquillamente ebrei e Israele è questo (quello nella Wikipedia in italiano non porta alla pagina).In questa pagina del settembre 2009 (salvata su archive.org) proveniente da una fonte insospettabile qual’è l’Anti Defamation Commission (ADC) del B’nai B’rith australiano: The Jewish Lobby, dopo aver diffusamente denunciato al primo punto l’uso che viene fatto del termine con intenti antisemiti, ne sviluppa un secondo di cui traduco l’inizio.
2. Sono vere le accuse circa una ‘Lobby Ebraica’?
Tutti i gruppi di interesse fanno lobby con i governi. La democrazia rappresentativa funziona sull’assunzione che le persone comuni portatrici di interessi posso avere questi interessi rappresentati nelle decisioni del governo. Le affermazioni riguardo una lobby ebraica o pro-Israele sono divenute una diffamazione poiché sono usate in senso peggiorativo intendendo che i gruppi di pressione ebraici sono sproporzionatamente potenti ed eversivi, ed anti-democratici.
L’esistenza e il ruolo delle lobby nelle democrazieI gruppi di lobby sono essenziali per il funzionamento di una democrazia rappresentativa. Un governo rappresentativo, come quello racchiuso nella costituzione australiana, è uno che deve rispecchiare il suo elettorato, e ad esso risponderne. I gruppi di pressione non solo sono parte normale della politica, ma sono anche necessari a garantire un governo reattivo. In breve – c’è una lobby di organizzazioni ebraiche e di individui che sostiene il diritto di Israele ad esistere entro confini sicuri, il diritto ad una rappresentazione equa e bilanciata da parte dei media sul Medio Oriente e il diritto alla libertà religiosa e alla libertà dal vilipendio antisemita.
Se non ho capito male “lobby” è diffamatorio se detto dagli altri, mentre diventa l’essenza della democrazia quando viene praticata dagli ebrei.
È comunque quanto mai istruttivo e meritevole di essere tenuto presente che è l’ADC stesso a non fare distinzione tra ebrei e Israele (salvo casomai adontarsi quando questa associazione la fanno gli altri). Alcuni articoli, di senso opposto al pensiero dominante, che denunciano la suddetta lobby motivando questa tesi non con gli slogan della propaganda ma con dichiarazioni e fatti concreti.
Dopo Soros: “Lobby Ebraica”, un tabù infranto? [1] Mauro Manno, aprile 2007
Dopo Soros: “Lobby Ebraica”, un tabù infranto? [2] Mauro Manno, aprile 2007
Dopo Soros: “Lobby Ebraica”, un tabù infranto? [3] Mauro Manno, aprile 2007
Esiste la lobby ebraica? Mauro Manno, 25 luglio 2007
Perché è così importante condannare Israele e la lobby sionista James Petras, 22 dicembre 2006
- Volendo poi andare al nocciolo della questione e allargando ulteriormente la visuale, ci si potrebbe interrogare oltre che sull’ammissibilità della locuzione “lobby ebraica”, anche se l’idea stessa di associare ebraismo e shabbat con istituzioni, banche, ENI e Pirelli sia da accettare o da respingere. Viene da pensare che avesse ben individuato il nodo centrale il nipote e omonimo del rabbino di Treviri che in una sua famosissima opera [2] scriveva: “Consideriamo l’ebreo reale mondano, non l’ebreo del Sabbath, come fa Bauer, ma l’ebreo di tutti i giorni. Cerchiamo il segreto dell’ebreo non nella sua religione, bensì cerchiamo il segreto della religione nell’ebreo reale. Qual è il fondamento mondano del giudaismo? Il bisogno pratico, l’egoismo. Qual è il culto mondano dell’ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro. Ebbene. L’emancipazione dal traffico e dal denaro, dunque dal giudaismo pratico, reale, sarebbe l’autoemancipazione del nostro tempo.“
Note:
[1] L’immagine dei 4 candidati “jewish” alle comunali di Milano del 2011 che avevo ricavato e utilizzata in questa segnalazione http://www.webalice.it/
Ricordo che il candidato del PD Ruggero Gabbai è stato eletto.
[2] Karl Marx, La questione ebraica, pagina 14.