Lo stato attuale di totale disfacimento politico, economico e sociale consegna ai lavoratori e al proletariato un compito arduo ma ineludibile: organizzare la lotta per la difesa dei diritti conquistati con anni di lotte e per conquistarne di nuovi: uguaglianza, giustizia, libertà, negate in questa società fondata sullo sfruttamento, l’oppressione, il profitto.
La de-industrializzazione, il fallimento e la relativa crisi del sistema del capitale colpisce duramente le già precarie condizioni di vita di lavoratori e lavoratrici (costretti a sopravvivere con ammortizzatori sociali ormai ridotti a simulacro di sé stessi dalla contro-riforma Fornero).
Fiat, Ilva, Alitalia e ultima, in ordine di tempo, Telecom sono gli effetti di un gioco di redistribuzione dei capitali tutto interno alla ricca borghesia.
L’accordo del 31 maggio sulla rappresentanza segna un salto di qualità nel processo neo-corporativo iniziato negli anni ’90 che ricorda molto da vicino il Patto di Palazzo Vidoni, momento fondamentale nella costruzione del regime fascista.
È quindi evidente che delegare la ‘lotta’ ai sindacati confederali concertativi (Cgil-Cisl-Uil-Ugl) vuol dire accettare ulteriori cedimenti, sacrifici ed il peggioramento delle condizioni di vita di lavoratori/trici.
L’offensiva padronale, in combutta con questi sindacati di regime, ha rotto tutti gli argini tracimando in ogni settore della vita del proletariato come la sanità, divenuta terreno di conquista. Tickets sanitari, chiusura di presidi ospedalieri con conseguente costruzione di mega strutture in project financing, inserimento nei contratti di lavoro – che impongono agli operatori turni e orari massacranti – di assicurazioni private sanitarie, spazio sempre maggiore alle prestazioni private, sono alcuni dei segnali dell’attacco al diritto alla salute, ormai ridotto al lumicino. Viene così negato: il diritto alla salute, il diritto alla casa soprattutto se si è espulsi dal ciclo produttivo, il diritto al lavoro.
L’attacco alla classe avviene colpendo anche gli immigrati che, fuggendo da situazioni di guerra o di indigenza assoluta a causa dell’imperialismo, sono costretti a subire, in Italia, politiche xenofobe, razziste, fasciste e ad essere sfruttati a basso costo con l’obiettivo di alimentare una “guerra tra poveri”. Di ieri, a Lampedusa l’ultima strage di bambini, ragazze, donne … affogati in mare.
Altro diritto negato è quello dello studio. Le riforme di questi anni sono in continuità con il principio della scuola-impresa che mira a selezionare un’élite, la futura classe dirigente, separandola dalla massa dei lavoratori precari e supersfruttati.
Per uscire dalla crisi il capitalismo, con la repressione e la militarizzazione del territorio, utilizza anche l’arma della guerra. Oggi il maggiore pericolo è in Medio Oriente dove sono presenti le avvisaglie per un attacco alla Siria da parte delle forze imperialiste al fine di ridisegnare la geografia politica di quello scacchiere per renderlo favorevole ai propri interessi imperiali.
A questo stato di cose la parte cosciente di lavoratori/trici deve reagire con la mobilitazione e l’organizzazione promuovendo iniziative di lotta concrete ed efficaci fino alla proclamazione di uno sciopero: nazionale e di tutte le categorie.
Uno sciopero all’altezza della gravità della situazione e quindi capace di fermare buona parte del paese, dimostrando come loro senza di noi non sono niente mentre noi senza di loro siamo solo liberi.
I lavoratori e le lavoratrici possono e devono organizzarsi sui posti di lavoro e nei territori, al di là delle singole sigle sindacali ed oltre le stesse sigle di appartenenza, per riprendere in mano il proprio destino senza delegare ad altri il proprio futuro, tantomeno a sindacati collaborazionisti e di regime.
Lo sciopero del sindacalismo di base (USB-COBAS-CUB …) del 18 ottobre, al quale partecipiamo, può rappresentare una tappa importante nella costruzione dell’unità di classe, necessaria ad accumulare forze PER difendere diritti e conquiste e indispensabile all’abbattimento del capitalismo e del suo sistema di oppressione e sfruttamento PER costruire la società socialista.
Il capitalismo non ha problemi, è il problema!
Firenze, 10 ottobre 2013
Coordinamento comunista toscano
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