L’investimento del futuro è quello in acqua. Partendo dal presupposto che la risorsa idrica è limitata e la domanda non può far altro che aumentare, questa pare essere destinata a diventare un elemento chiave per definire il futuro dell’umanità e un investimento con ottime performance nel lungo periodo. A dirlo sono diversi influenti pareri che la individuano come la commodity del futuro.
La risorsa è scarsa sulla superficie della terra, tanto che 748 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Allo stesso tempo, le stime sui consumi di acqua dolce indicano che si triplicheranno entro il 2050 quelli di centri urbani e agricoltura e si raddoppieranno quelli assorbiti dall’industria.
Una delle ragioni che potrebbe spingere al rialzo le quotazioni delle società focalizzate nel business della risorsa idrica è il rifacimento delle infrastrutture in molte grandi metropoli dotate di acquedotti ormai vetusti (si pensi a Londra o Berlino), un investimento che è necessario fare.
I due indici azionari legati alla commodity hanno visto entrambi un aumento. L’indice S&P Global Water Index ha registrato una rivalutazione del 220 per cento in dieci anni. L’indice World Water Index ha accumulato un +260 per cento nello stesso arco temporale.
Commenta Bertrand Lecourt, gestore di Fidelity International: “La domanda di acqua potabile e servizi igienico-sanitari è costante, ed è necessario migliorare la capacità di gestire i rifiuti prodotti da popolazioni sempre più numerose, ricche e urbanizzate. Non esiste economia senza acqua, non esiste economia sostenibile senza una gestione dei rifiuti, ma le aziende in questo settore rimangono relativamente inesplorate dagli investitori”.
I dati sull’acqua
A confermare i dati sulla scarsità della risorsa rispetto alla domanda che diventerà sempre maggiore è il rapporto di Pictet Asset Management “Acqua un approccio high-tech”, secondo cui la quantità di acqua utilizzabile al mondo è lo 0,25 per cento. La restante è troppo salata, troppo inquinata o ghiacciata.
“Dato che la popolazione mondiale aumenta, e così pure il ceto medio, la pressione su questa risorsa vitale, ma scarsa, cresce sempre più. Secondo l’UNESCO, entro il 2030, il nostro pianeta dovrà fare i conti con una carenza del 40% di acqua dolce”, si legge nel documento.
15 Aprile 2019