Ci sono episodi che non si possono lasciar correre e uno di questi è la finta parodia di una cultura che, invece, ha mostrato tutta la sua crudeltà sul genere umano, come quella nazi-fascista. Non sono tollerabili queste piccole dosi di veleno della cultura nazi-fascista che vengono propinate quotidianamente, con il voluto intento di intossicare in modo irreparabile la popolazione, per un consenso strappato con l’inganno.
Infatti, non c’è giorno, per non dire ora, che vengano proposti modelli reazionari sotto forma di gesti, frasi… che, pian piano, diventano consuetudinaria norma e/o accettazione di un dato diventato, quasi, consolidato. “Catturati per sfinimento” (direbbero i militari che usano questa tecnica per piegare la volontà dei nemici) nell’accettare, in democrazia, gestualità o fraseologie nazi-fasciste.
Il democratico, però, deve saper rifiutare la logica dell’assopimento sulla Storia o debolezza della conoscenza, perché si parla di una cultura atroce e ingiustificabile (quella nazi-fascista) agli occhi dei giusti per le cose che ha combinato nel secolo scorso e che non ha mai smesso di fare. Dice bene Michela Murgia nel paragrafo “Nel dubbio mena” quando parla della cultura fascista nel suo libro, “Istruzione per diventare fascisti” sottolineando che :
“Parlare di armi però è già in fase matura dell’avanzata del fascismo. La scintilla per affermare la necessità della violenza parte infatti molto prima: dal linguaggio. Il fascista sin dagli esordi deve parlare come mangia. Affinché la violenza torni ad essere uno strumento di lotta politica è essenziale abbandonare ogni mezza misura espressiva e chiamare giorno per giorno le cose col loro nome. Questo è necessario soprattutto quando si parte dallo svantaggio dell’iniziale convivenza con la democrazia, che fa di tutto per cambiare nome alle cose.“
Sotto due post che “svelano” l’insidiosa proposizione che passa sui media…
MOWA
Forlì, Salvini parla dal balcone come Mussolini. Pd attacca: “Scimmiotta adunate del regime”Salvini ha ricevuto critiche dalle opposizioni, dopo aver tenuto un comizio affacciato dal balcone nella piazza principale di Forlì. Oggi ha risposto agli attacchi di un candidato Pd a Pavia, Ottavio Giulio Rizzo, che ha evocato in un post piazzale Loreto. Per il sindaco il riferimento al Duce è “inaccettabile”. Il vicepremier minaccia querele. di Annalisa Cangemi Usare il balcone del Municipio su piazza Saffi per parlare a una (per la verità scarsa) platea di un comizio sembra scimmiottare le adunate anteguerra del regime. Cosa che per Forlì, che ha nella sua piazza principale un luogo di rispetto e memoria per i partigiani che qui vennero impiccati e per il sacrario alle vittime della guerra, è semplicemente inaccettabile”. Lo ha scritto ieri su Facebook il sindaco di Forlì, Davide Drei, commentando il fuoriprogramma di Matteo Salvini impegnato venerdì in un comizio in città. Causa pioggia il suo intervento non si è tenuto in piazza ma in salone comunale, col vicepremier affacciato al balcone per parlare alla folla. Da quello stesso affaccio il Duce aveva assistito all’uccisione di alcuni partigiani. Un momento che lo stesso Salvini ha immortalato con un tweet ieri mattina commentando: “Uno spettacolo ieri sera! Comizio sotto l’acqua affacciato dal balcone sulla piazza principale di #Forlì! Se lo sa la Boldrini…”. L’ex presidente della Camera ha risposto ancora una volta per le rime: “Invece di occuparti di me pensa alla sicurezza delle persone visto che a Napoli si spara per strada e a Viterbo un commerciante è stato ucciso a sprangate. Ti ricordo che sei il Ministro dell’Interno e in queste ore dovresti fare riunioni di lavoro, non comizi in piazza”. °°
Quello a cui si è assistito a Forlì, ha sottolineato il sindaco Drei su Facebook, “è qualcosa di penoso”. “Usare la funzione di ministro dell’Interno per usare ogni spazio al di fuori dei regolamenti comunali, confondendo il ruolo istituzionale con quello del segretario di un partito, è un dispetto ai valori costituzionali basilari su cui si fonda l’Italia. Una brutta serata purtroppo per la nostra città – ha aggiunto Drei – un pessimo modo di fare campagna elettorale, non all’altezza della storia democratica di Forlì”. Oggi il vicepremier leghista è tornato sulle polemiche, replicando al post di Ottavio Giulio Rizzo, candidato dem a Pavia, che aveva criticato duramente il ministro con queste parole: “Oh, se ci tiene tanto a rievocarlo, tenga presente che piazzale Loreto verrà finalmente trasformata in una piazza pedonale…” Salvini ha risposto così, minacciando querele: “Post di candidato ‘democratico’ a Pavia. Bacioni e querela, buona domenica agli amici del Pd”. L’esponente Pd ha però rimosso il post successivamente. E fa alcune precisazioni in un altro intervento sui social: La prima è che ovviamente non auspico l’impiccagione di chicchessia, non fosse per il banalissimo punto che le sentenze capitali sono contrarie all’ordinamento costituzionale nonché all’insegnamento della Chiesa. La seconda è che il 99% dell’offerta politica di Salvini è, opinabilmente, orribile ma è politica: si combatte con controproposte, ci si sottopone al voto dei cittadini, si governa o si fa opposizione; e poi ci si combatte nuovamente con proposte contrapposte, si va al voto, e così via. https://www.facebook.com/salviniofficial/photos/a.10151670912208155/10156590125438155/?type=3
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Salone del Libro Torino, editore Altaforte: “Sono fascista, antifascismo è male dell’Italia”Francesco Polacchi, responsabile della casa editrice Altaforte, vicina a Casapound, rivendica di essere fascista – “lo dico senza problemi”, afferma – dopo la polemica sulla sua partecipazione al Salone del Libro di Torino. E aggiunge: “L’antifascismo è il vero male di questo Paese. Mussolini è stato sicuramente il miglior statista italiano”. di Stefano Rizzuti La polemica sulla partecipazione al Salone del Libro di Torino della casa editrice Altaforte, vicina a Casapound, non si placa e, anzi, viene animata dalle ultime dichiarazioni di Francesco Polacchi. L’editore rivendica, parlando con l’Ansa: “Io sono fascista”. E attacca: “L’antifascismo è il vero male di questo Paese”. Parlando della presenza di Altaforte al Salone del Libro aggiunge: “Eravamo pronti alle polemiche, ma non a questo livello allucinante di cattiverie. C’è addirittura chi sui social ha scritto che verrà a Torino per tirarci le molotov… Noi ci saremo perché ora è anche una questione di principio”. Polacchi ricorda, intervistato da La Zanzara, su Radio 24, di essere “un militante di Casapound, anzi il coordinatore regionale della Lombardia”. E ribadisce di essere fascista: “Lo dico senza problemi”. Polacchi, responsabile della casa editrice che è già stata negli ultimi giorni al centro della polemica perché pubblicherà il libro-intervista di Matteo Salvini, continua: “Mussolini è stato sicuramente il miglior statista italiano. Se mi portate un altro statista come lui parliamone, però non credo ce ne siano. De Gasperi o Einaudi? Einaudi? Ma stiamo scherzando?”. Secondo Polacchi, ci si può dichiarare fascisti: “Sì, certo. Nessuno te lo impedisce, nemmeno la legge. Allora rinunciate a tutte le conquiste fatte dal fascismo. Ritengo che il fascismo sia stato assolutamente il momento storico e politico che ha ricostruito una nazione che era uscita perdente e disastrata dalla Prima Guerra Mondiale. Ha trasformato una nazione che era prevalentemente agricola in una potenza industriale. Anche con la dittatura? A volte servono le maniere forti. Poi, se vogliamo prenderci in giro, possiamo pure farlo”. Il responsabile della casa editrice Altaforte esprime il suo giudizio sulla democrazia: “La democrazia è riuscita a raccogliere ciò che aveva seminato il Ventennio”. Poi, sul ministro dell’Interno Matteo Salvini e sul suo operato risponde: “La mia casa editrice è una casa editrice sovranista. Sull’immigrazione ha fatto benissimo Salvini. E anche sui rom. Ci sono poi delle sfumature diverse, però tutto sommato Salvini è uno che parla chiaro e tutto sommato mantiene le cose”. Non manca una polemica contro Torino, dove si svolge il Salone del Libro: “Credo che la città abbia problemi maggiori rispetto alla nostra partecipazione al Salone del Libro. È una città industriale senza lavoro, amministrata molto male da una sindaca che non fa nulla per portare investimenti”. Ancora, aggiunge: “Il problema dell’Italia sembra essere Casapound, mica la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta. Casapound, lo ribadisco, esiste perché siamo in una democrazia”. |
5 maggio 2019 | 6 maggio 2019 |