La denuncia della campagna contro i cacciabombardieri. In arrivo i primi sei esemplari.
Quest’estate una mozione bipartisan aveva impegnato l’esecutivo Letta a non andare avanti negli acquisti, fermandosi ai primi propositi.
Una spesa inutile e onerosa
di Stefano Pasta
Dagli Stati Uniti arriva la conferma che il Ministero della Difesa ha avviato l’acquisto di ben sei cacciabombardieri F-35. Immediato il commento della Campagna “Taglia le ali alle armi” promossa da Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace: «Nel momento in cui tasse ed imposte aumentano, si continua la scelta sconsiderata di buttare soldi nelle spese militari».
La fonte sono gli annunci ufficiali del Dipartimento della Difesa statunitense diffusi in questi giorni: atti formali che dimostrano come l’Italia si sia impegnata non solo a completare l’acquisto dei primi tre caccia già pianificati nel 2012, ma abbia anche proceduto a confermare definitivamente ulteriori tre velivoli appartenenti al Lotto 7 del programma la cui determinazione avviene nel 2013.
Il coordinamento di “Taglia le ali alle armi” sottolinea come il Governo stia proseguendo senza battere ciglio: «Dal 27 settembre 2013 abbiamo una certezza in più: né la maggioranza dell’opinione pubblica italiana, né la maggioranza del Parlamento sono in grado di far recedere i “fondamentalisti” dell’F-35». Infatti, la decisione ignora, di fatto, il voto di Camera e Senato che tra fine giugno ed inizio luglio del 2013 hanno approvato a maggioranza mozioni bipartisan che impegnavano il Governo a non proseguire con alcun acquisto ulteriore di F-35 senza un preventivo parere parlamentare. Ma gli ultimi acquisti rivelati dal Pentagono non sono stati in alcun modo segnalati al Parlamento italiano. E neanche all’opinione pubblica…
Commentano da “Taglia le ali alle armi”: «Riteniamo inaccettabile il comportamento della Difesa non solo perché viola le prerogative parlamentari stabilite da atti specifici approvati dai due rami del Parlamento, ma perché nella sostanza non rispetta assolutamente la volontà della maggioranza degli italiani, ormai stanchi di vedere utilizzati soldi pubblici per l’acquisto di armi e non per la risoluzione dei problemi quotidiani del nostro Paese».
Per altro, tutto ciò accade mentre recentissimi documenti del Pentagono sottolineano ancora una volta le debolezze del programma Joint Strike Fighter e di tutto il processo che dovrebbe comportare la produzione e realizzazione dei 90 cacciabombardieri che l’Italia intende acquistare.
Un’analisi approfondita (di quelle che le autorità statunitensi compiono come routine e mancano invece a livello del nostro Ministero) dell’Inspector General del Dipartimento della Difesa ha infatti riscontrato ben 719 situazioni problematiche e non allineate agli standard di qualità nelle procedure di produzione del cacciabombardiere.
Una situazione grave, che va oltre i singoli problemi tecnici dell’aereo, riguardando soprattutto le modalità continuative di avanzamento del programma. La Campagna “Taglia le ali alle armi” lancia due richieste. La prima è quasi ovvia: il Governo confermi o smentisca subito il nuovo acquisto, spiegando eventualmente perché sia sfuggito ad una precisa indicazione parlamentare.
La seconda è al Parlamento affinché non vengano stanziati fondi per gli F-35 nella Legge di Stabilità per l’anno 2014, che sarà discussia a breve in Aula.
Infine, la Campagna lancia un appello a tutti i territori, le associazioni, gli Enti Locali che hanno sostenuto in questi anni la richiesta di cancellazione dell’acquisto degli F-35: «Serve una ripresa della nostra azione, l’intenzione è quella di costruire centinaia di iniziative in tutta Italia per un “Autunno di azione contro gli F-35” dal 20 ottobre al 30 novembre, periodo che sarà anche caratterizzato da nuove forme di mobilitazione per ogni singolo cittadino grazie ad una foto-petizione da 100.000 volti”. Il problema non è più soltanto la contrarietà a questa spesa militare, ma anche “il mancato rispetto verso gli italiani e loro attuali difficoltà economiche e verso il Parlamento e le sue prerogative democratiche e sovrane di poter decidere della destinazione di fondi pubblici e dell’eventuale blocco di acquisti armati inutili e costosi».
09 ottobre 2013