Roma è stata attraversata da due manifestazioni che hanno portato in piazza quasi 100 mila persone (reali) tra lavoratoritrici dei sindacati di base e movimenti , primi tra tutti quelli per il diritto all’abitare che attraverso le occupazioni stanno aggregando migliaia di proletari (chiamiamoli con il loro nome una volta tanto) autoctoni e migranti.
Era uno sciopero difficile, indetto in estate quando la legge di stabilità non aveva ancora preso corpo e il Governo si presentava come lo stabilizzatore dei precari pubblici, salvo poi gettare la maschera , partire con la seconda fase della spending review, reiterare il blocco dei contratti, far sprofondare il potere di acquisto dei salari
Non era uno sciopero facile perchè le leggi che regolano il diritto di sciopero sono state costruite ad arte per ridurne l’impatto e la stessa utilità (a creare scetticismo e disillusione ci hanno pensato i media), non era scontato portare in piazza decine di migliaia di persone anche perchè in molti hanno provato a deviare la attenzione generale dal conflitto nei luoghi di lavoro e nelle realtà sociali per approdare sui lidi rassicuranti e imbonitori dei costituzionalisti, dei detrattori (spesso a parole) dei conflitti di interessi, dei fautori della magistratura.
A diffondere passività e scetticismo ci pensa ogni giorno l’ideologia dominante dei luoghi comuni che occulta quanto accade nel mondo globalizzato (dalla chiusura di università e ospedali in Grecia e Portogallo grazie alle ricette della Bce fino alle rivolte europee nelle aree da poco conquistate al capitalismo avanzato.
Non siamo caduti in sterili dogmatismi ma va detto che questo sciopero è stato avversato da molti, anche dai partiti tradizionali della sinistra del tutto assenti dalla manifestazioni sindacali, eccezion fatta per qualche gruppo “minoritario” ma sicuramente lungimirante. E non ci soffermiamo ai partiti tradizionali ma anche all’associazionismo e a quelle realtà che si mobilitano solo in presenza della Fiom (assente dalle piazze romane, assente per altro come tutta la minoranza Cgil assuefatta alla linea Pd- Camusso ) o a chi ha aderito moralmente e tardivamente al 18, magari il giorno stesso dello sciopero, quando avrebbe potuto e dovuto contribuire alla riuscita dello stesso già da settimane.
Alcune aree sociali hanno puntato tutto sul 19 Ottobre come se il 18, e lo sciopero, non esistessero, palesando sufficienza e anche un po’ di ipocrisia visto che il sindacato di base (usb e cobas al 99%) ha lanciato i due appuntamenti dando loro uguale dignità e rilevanza, senza la pretesa di rappresentare tutti e tutto, conscio che la moltiplicazione dei soggetti conflittuali meriti pari dignità e considerazione anche a partire dalla gestione delle piazze)
E a proposito degli scontri di piazza, invitiamo le anime candide a guardarsi i video de Il fatto Quotidiano, i fascisti del nuovo millennio di Casa Pound armati di tutto punto in mezzo alla polizia, pronti ad aggredire il corteo ma respinti dai servizi d’ordine dei movimenti per la casa. I fautori della legalità perchè non chiedono le dimissioni di chi doveva gestire l’ordine pubblico e ha permesso la provocazione di Casa Pound?
Nei prossimi giorni ragioneremo a mente fredda ma quello che colpisce è la bassa adesione da parte del pubblico impiego che viene per altro colpito con estrema durezza dalla manovra finanziaria, bassa se pensiamo alle migliaia di posti di lavoro che saranno cancellati nei prossimi anni, se pensiamo alla continua perdita salariale, ai precari che saranno cacciati via, ai servizi pubblici praticamente al collasso.
Ci colpisce anche la sottovalutazione dello sciopero da parte di numerosi delegati sindacali dai quali non è pervenuta alcuna critica costruttiva ma solo silenzio un impegno senza dubbio insufficiente. Se nei luoghi di lavoro c’è difficoltà a costruire lo sciopero , non sarà necessario rimettere in discussione il nostro stesso agire sindacale? Ci siamo accontentati della presenza nelle Rsu dimenticando che queste sono uno strumento e non il fine dell’azione sindacale? E ai lavoratori e alle lavoratrici quale messaggio lanciamo?
L’autunno è iniziato, sta a noi renderlo caldo su tutti i fronti dimostrando egemonia (nel senso gramsciano del termine) e capacità di dare risposte ai tanti quesiti provenienti dalla sfera sociale, sindacale.
In ogni città andremo a verificare la capacità di costruire opposizione (culturale, sociale, sindacale e politica perchè ogni ambito non sia sottovalutato o messo in secondo piano) non sulle parole, non sugli attestati di solidarietà vuoti e inconcludenti di quanti la politica la fanno ormai sulle pagine di Fb o dalla tastiera di un pc.
Non avere sostenuto il 18 e il 19 Ottobre è stato un errore di chi, anche senza volerlo, ha dimenticato che il conflitto parte dalle contraddizioni reali, dalla assenza di lavoro, di casa, di reddito. Allora ripartiamo per costruire nuovi appuntamenti città per città, quartiere per quartiere, tuttie con pari dignità senza celare critiche e riflessioni ma con un unico intento, ossia costruire percorsi conflittuali che materializzino i diritti all’abitare , alla città, al lavoro, al reddito, ad un ambiente sano e non contaminato dove vivere con dignità
COBAS PISA
21 ottobre 2013