Faceva il killer per la ‘ndrangheta e viveva sotto falso nome a Persiceto. Ma nel 1988, con una operazione dei carabinieri che intervennero anche con reparti speciali in elicottero, Felice Domenico Valente, cognato di Totò Dragone, venne arrestato. Pochi mesi dopo, mentre rientrava dopo un breve permesso nel carcere bolognese della Dozza accompagnato dalla moglie che guidava un fuoristrada, venne assassinato da due sicari. Una moto si affiancò al fuoristrada fermo ad un semaforo e Valente fu ammazzato; la moglie e il figlio piccolo rimasero illesi. Era il 15 ottobre 1989.
Nato il 20/8/1955 a Strongoli, Valente apparteneva a una famiglia della ‘ndrina crotonese con interessi nel traffico di droga in Lombardia, ma la sua specialità, oltre a quella di controllare una parte del traffico, era quella di killer. Fingendosi un pasticcere di Cantù, di cui aveva assunto il nome, Valente viveva in una villa di campagna nei dintorni di San Giovanni in Persiceto (BO). Era simpatico, estroverso e chiacchierone. In un’occasione si vantò di poter avere il filmino della morte di Moro; la sua era probabilmente una millanteria, ma testimonia del fatto che nell’ambiente della ‘ndrangheta c’era la consapevolezza della partecipazione della malavita al rapimento di Aldo Moro.
Le dichiarazioni del pentito Rocco Mammoliti, che l’8 settembre 1998 rivelò al PM Guido Guccione l’esistenza di rapporti fra la ‘ndrangheta e la banda della Magliana, potrebbero forse costituire una conferma tardiva della fondatezza delle vanterie di Valente.
Per la sua uccisione nel 1993 fu arrestato sulla Costa Azzurra Pepé Flachi, boss di Reggio Calabria e controllore di gran parte del traffico di droga in Lombardia. Morto Valente, nel pieno di una nuova faida fra il clan dei Dragone e quello dei Vasapollo, il nuovo killer al servizio dei Dragone divenne Paolo Bellini di Reggio Emilia, neofascista coinvolto nelle stragi di Cosa Nostra e poi pentito.
Nel 2004, dopo l’uccisione di Totò Dragone, Nicolino Grande Aracri, che era il suo braccio destro, prese il suo posto nella guida delle cosche del Nord, ed estese l’influenza della sua famiglia. In una telefonata intercettata si vanta di avere amici fra i massoni genovesi; quindi, se gli amici trovano qualche difficoltà ad entrare nell’ambiente della massoneria, lui a Genova può aiutarli. “A Genova” dice “ho capito certe cose, sia dei Templari, sia dei Cavalieri Crociati, di Malta….” (Secolo XIX del 11/02/2015).
Se dunque a sostituire Mimmo Valente nel ruolo di controllore del traffico di droga in Lombardia e di killer per conto del clan dei Grande Aracri arriva a Persiceto da Reggio Emilia il terrorista Paolo Bellini, l’avvicendamento, vista l’importanza del personaggio, illumina retrospettivamente il peso, nella gerarchia mafiosa, del giovane Valente. La presenza del Bellini nella pianura bolognese è una ennesima conferma della stretta connessione, anche qui, fra eversione nera e malavita organizzata, fra partecipazione agli appalti e partecipazione alle stragi. Su Paolo Bellini, che era già stato indagato per la strage di Bologna con altre imputazioni, pende adesso un nuovo processo, perché la sua faccia, così come appare in un filmato amatoriale girato il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, corrisponde all’identikit di un terrorista fatto allora dalla polizia.
Lo staff di iskrae.eu
Foto: a dx il terrorista Paolo Bellini a sx “in un filmato amatoriale”