Una nuova ricerca dei curatori del suo museo ad Amsterdam ha anticipato di un mese quello che si riteneva finora il giorno della sua morte nel campo di concentramento.
Martedì 31 marzo 2019, in occasione del settantesimo (presunto) anniversario della morte di Anne Frank, la ricercatrice Erika Prins, che lavora nella Casa Museo di Anne Frank, ha annunciato che la data della morte della bambina ebrea resa famosa dal suo diario sulle persecuzioni naziste dev’essere anticipata di almeno un mese, in base a nuovi studi.
Anne Frank era nata a Francoforte nel 1929 da una famiglia ebrea e si era presto dovuta trasferire in Olanda per sfuggire alle leggi antisemite introdotte dal regime di Adolf Hitler. Quando la Germania invase l’Olanda – e anche Amsterdam non fu più un posto sicuro – i Frank iniziarono una vita clandestina, insieme ad un’altra famiglia ebrea.
Nel 1942 si trasferirono nel retro degli uffici del padre di Anne, in un appartamento nascosto dietro a una libreria scorrevole. Trascorsero così due anni, senza contatti con il mondo esterno, nella speranza che la guerra prima o poi finisse.
Anne scrisse assiduamente sul suo diario fatti e pensieri di quella reclusione. Nel 1944 vennero scoperti e arrestati: Anne e sua sorella Margot Frank vennero deportate nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morirono di tifo – si riteneva finora – nel marzo del 1945, pochi giorni prima della liberazione da parte degli alleati.
L’unico della famiglia che sopravvisse all’olocausto fu il padre Otto che, dopo la guerra, fece pubblicare il diario di Anne.
L’idea che Anne e Margot fossero morte in una data compresa tra il 1° e il 31 marzo deriva dalle conclusioni a cui giunse la Croce Rossa intervenuta nel campo. In seguito le autorità olandesi, non potendo stabilire una data certa, decisero di stabilirne una convenzionale: il 31 marzo.
I nuovi studi hanno invece incrociato i dati contenuti negli archivi della Croce Rossa, dell’/International Tracing Service/ di Bad Arolsen (un centro di ricerca sulle vittime del nazismo e dell’olocausto), del museo di Bergen-Belsen con le testimonianze di altre donne presenti nello stesso campo di concentramento delle due sorelle. Si è così dimostrato che la data della loro morte deve essere anticipata almeno di un mese.
Rachel van Amerongen, Hanneli Goslar, Nanette Blitz e Annelore Daniel (le quattro testimoni citate nel documento ufficiale prodotto dalla Casa Museo di Anne Frank) hanno infatti sostenuto di essersi accorte che Anne stava sviluppando i primi sintomi di tifo intorno al 7 febbraio. E considerando che, secondo i medici, la morte per tifo si verifica a distanza di massimo 12 giorni dalla comparsa dei primi sintomi, ne segue la nuova ipotesi che Anne Frank sia morta in febbraio e non in marzo.
14 giugno 2019