Dati Onu: le forze governative e statunitensi causano più morti civili dei talebani
La maggior parte delle vittime sono causate dai bombardamenti afgani e americani. Sofferenza della popolazione ‘scioccante e inaccettabile’. Il portavoce delle US Forces contesta il rapporto: “Respingiamo i metodi e le rilevazioni dell’agenzia”.
I conti del Watson Institute della Brown University dicono intanto che la guerra tra ottobre 2001 e ottobre 2018 ha già causato, tra Pakistan e Afghanistan, oltre 210mila morti.
Sempre i civili le prime vittime
Afghanistan, governativi e Usa uccidono più civili dei talebani
Dopo diciotto anni di conflitto il numero dei morti civili in Afghanistan continua ad essere spaventosamente alto e, peggio, nella prima metà del 2019, le forze governative e statunitensi hanno causato più vittime di quante ne abbiano provocate i talebani e Daesh. Sono 717 i civili uccisi dalle forze pro-Kabul, il 31% in più rispetto all’anno prima. Gli insorti hanno invece causato 531 vittime. A dare l’allarme è il report della missione UN Assistance Mission in Afghanistan.
Nel dettaglio, riporta la Bbc, i bombardamenti, condotti molto spesso da aerei americani, hanno ucciso da soli 353 persone disarmate, tra cui 89 bambini. Sola notizia positiva tra tanto orrore, il calo del 27% nel numero generale di vittime civili nella prima metà del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Che resta comunque una ecatombe. US Forces-Afghanistan prova a difendere: «Seguiamo i massimi standard di accuratezza e responsabilità e lavoriamo sempre per evitare di colpire i civili non combattenti».
Afghanistan e promesse elettorali
Trump elettorale che promette il ritiro completo delle forze Usa entra il novembre 2020, giusto in tempo per farsi rieleggere, ed elezioni locali persino più travagliate e difficili. Presidenziali di fine settembre, e prima strage con almeno 30 persone uccise. Nel mirino l’ex capo dei servizi e candidato alla vicepresidenza Amrullah Saleh, precisano Giuliano Battiston ed Emanuele Giordana sul Manifesto. La partita politica. Il presidente Ashraf Ghani cerca il secondo mandato. Antagonista di Ghani, Abdullah Abdullah, oggi quasi “primo ministro”, e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Hanif Atmar. Poi Amrullah Saleh, ex capo dell’Nds, i servizi segreti, e candidato vice-presidente nel ticket elettorale di Ghani. Contro di lui l’attentato contro la sede del suo ufficio politico a Kabul. Prima un’autobomba, poi una battaglia durata 7 ore in cui circa 30 persone tra collaboratori e visitatori sono morti.
Talebani e l’inviato di Trump
Zalmay Khalilzad, l’uomo di Trump, di nuovo a Kabul per portare a casa entro l’1 settembre la firma dell’accordo di massima già raggiunto a Doha lo scorso gennaio. Quattro questioni in ballo: 1) ritiro delle truppe straniere; 2) assicurazione dei Talebani che il Paese non tornerà un santuario dei jihadisti; 3) dialogo intra-afghano che il governo di Kabul annuncia imminente, mentre i Talebani frenano; 4) e un cessate il fuoco. Il segretario di Stato Usa, Pompeo, ha ripetuto che il presidente Trump vuole ridurre le truppe di combattimento entro il novembre 2020, quando si terranno le presidenziali negli Stati Uniti. I Talebani (altre le scadenze elettorali afghane con i talebani che non concorrono ma fanno certo il tifo) che puntano a tempi più brevi. Parte del lavoro di Khalilzad sta nel trovare un’intesa. Per ora, non c’è. E la guerra continua a fare vittime. Oltre a quelle contestate dell’Unama, i conti del Watson Institute della Brown University dicono che la guerra tra ottobre 2001 e ottobre 2018 ha già causato, tra Pakistan e Afghanistan, oltre 210mila morti.
31 Luglio 2019