La strage di El Paso e prima quella di Christchurch mostrano killer che si sono imbevuti di odio alimentato dai tanti gruppi naonazisti, fascisti e razzisti che sono collegati via web. Molto più dell’Isis
Sono più pericolosi dello Stato Islamico. Tanti lo dicono da tempo ma restano inascoltati.
Ma i dati parlano non chiaro, ma chiarissimo.
Con la differenza che la presenza di questo tumore non solo non è percepita ma si innesta lungo il filone di pensiero razzista e xenofobo ‘istituzionale’ e quindi non ne viene percepita l’estrema gravità.
Ora la strage di El Paso e poi quella di ChristiChurch qualcuno comincia a farsi delle domande: “Vendicare il Texas dall’invasione ispanica” era il pensiero fisso di Patrick Crusius, autore della strage di El Paso. Il suo manifesto è apparso sul suo profilo Twitter e sul forum 8chan, piattaforma di cui si era servito anche Brenton Tarrant, il neofascista che ha ucciso 50 persone in Nuova Zelanda, negli attacchi di Christchurch.
Tarrant, per chi lo avesse dimenticato, aveva a lungo viaggiato negli anni prima delle stragi e aveva come punto di riferimento le battaglie storiche che hanno opposto i cristiani all’Islam e anche i terroristi che si sono macchiati di crimini razzisti, come l’italiano Luca Traini.
Ora si scoper che il razzismo e il neonazismo corrono sul web molto più del fanatismo jihadista dei vari gruppi legati allo Stato Islamico e ad Al Qaeda.
Chat su WhatsApp e Telegram, gruppi Facebook, forum online. Il suprematismo bianco si serve del web per diffondere i propri manifesti. Questi meccanismi sono gli stessi adoperati dai gruppi terroristici islamici.
Dopo la strage di Christchurch, la Commissione europea e altri stati, tra cui la stessa Nuova Zelanda, hanno così richiesto un intervento da parte dei colossi del web per frenare la diffusione di contenuti razzisti e nazionalisti in rete.
Facebook e Google avevano già attivato la loro macchina per bloccare la propaganda dei terroristi islamici sul web, ma fermare il suprematismo bianco potrebbe essere più difficile.
Secondo uno studio della George Washington University i nazionalisti bianchi possono contare su un numero di seguaci online ventidue volte superiore rispetto a quello dell’Isis.
Il network del razzismo è molto esteso e include diverse piattaforme. Si passa dai tradizionali gruppi Facebook (molti dei quali sono già stati bloccati) a social meno noti, come Reddit, fino a piattaforme come 8chan, utilizzate appunto dagli stessi autori delle stragi per spiegare le proprie intenzioni. Forum che garantiscono l’anonimato e che rendono più complicata l’identificazione degli autori dei messaggi.
Perfino il mondo dei videogiochi è divenuto un mezzo di comunicazione per i suprematisti. Discord, un’applicazione che permette ai giocatori di chattare per scambiarsi opinioni e consigli, è spesso stata citata come luogo di incontro dei suprematisti. Già nel 2017 la piattaforma aveva iniziato a chiudere i profili di utenti considerati pericolosi.
5 agosto 2019