di MOWA
Il Governo formato da M5S e Lega è caduto, dopo 445 giorni di tira e molla e di rinfacciamenti reciproci di voler frenare i progetti del “contratto” siglato insieme.
Uno vero e autentico stillicidio, non per le forze che componevano il Governo, ma per gli italiani che, nel mezzo dello scontro, erano spinti, viziosamente, a schierarsi sul chi sostenere e chi far soccombere tanto da vedere (fuori dal senato ) in televisione i balletti vicendevoli degli schieraramenti fronteggiarsi.
Una dinamica politica avvilente che ha ulteriormente impoverito le proposte di chi avrebbe avuto il compito di tutelare i cittadini dalle manovre economiche-finanziarie internazionali che li vogliono più poveri e meno protagonisti del loro futuro e che, invece, con queste forze penta-leghiste, li ha messi di fronte (per contenere la crisi) all’imminente aumento dell’IVA al 25%, e all’avanzare del progetto criminale della loggia massonica P2 sulla riduzione dei componenti dei delegati parlamentari, e ad un ricalcolo pensionistico per 5,6 milioni di persone più basso…, peggiorando, complessivamente, di fatto, le prerogative di benessere collettivo.
Una lettura, forse, troppo severa nei confronti di chi adesso ha deciso di tagliare il cordone ombelicale tra i componenti di questo Esecutivo ma sono le parole degli stessi “uscenti” di scena che, nell’abbandonare gli scranni, rivendicano “i buoni propositi di quel contratto” tra le parti a non essere convincenti sulla voglia di fare ammnenda e che, anzi, rafforzano il giudizio negativo su costoro, perché stiamo parlando di un accordo pieno di falle e che ha indebolito la cultura del lavoro, della rappresentanza delle istituzioni, dell’importanza delle relazioni con le parti sociali… Parole che vogliono convincere i cittadini della bontà di quanto contrattualizzato come se fosse un benefico toccasana dei bisogni reali del Paese e non, invece, una coprofilia di contenuti da curare urgentemente perché una malattia seria.
Come non si può essere fermi e preoccupati su ex governanti che, nel rinunciare al mandato, confermano la validità di quanto fatto e che, ad es., sulla vicenda delle persone, provenienti da zone povere o in guerra di altri Stati, che fuggivano e fuggono in cerca un avvenire migliore, mentivano (e mentono), ripetutamente, sui dati ufficiali della sovrastimata presenza di stranieri sul nostro territorio.
Compito non da poco da parte del Presidente della Repubblica il dover trovare una soluzione che ci faccia uscire da questa situazione e che non dovrà dimenticare, nel caso di elezione, quanto stabilito perentoriamente nella sentenza della Corte Costituzionale sull’esercizio del diritto al voto degli italiani con regole costituzionali e di autentico mandato.