di MOWA
“Ho voluto che passassero le idee con le quali è cresciuta la mia generazione, che ha la capacità di sentire l’ingiustizia di qualsiasi essere umano.” (Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, allo Sponz Fest a Calitri)
Il Governo è caduto e tutto sembra voglia passare alla “normalità” ma, purtroppo, non è così. Si susseguono, infatti, al Quirinale, ore febbrili di consultazioni di partiti per andare verso una soluzione che abbia i presupposti della stabilità politica ed uscire dall’impasse in cui ci hanno infilato questi “incestuosi” partiti. E, sinceramente, non credo sia possibile farlo con buoni propositi perché, quasi tutti, parlano di riduzione della rappresentanza parlamentare pur di andare a governare.
Una apparente “normalità” degli eletti che vorrebbe convincere gli italiani della genuinità del loro insediamento in Parlamento quando sappiamo dello strappo (abuso) fatto alla Costituzione sulle elezioni. Partiti che parlano la stessa lingua e che vorrebbero far credere di dirsi seri e mirano più che al benessere dei cittadini ad occupare gli scranni del Governo.
Questi parvenu della politica hanno dimenticato che nella loro tanto odiata “prima” Repubblica vi era un confronto parlamentare che vedeva all’opposizione, (dal 1945 al 1991) il Partito Comunista italiano, un partito serio (che manca a tanti per la sua potenzialità) con una visione d’insieme a 360 gradi dove le tematiche non si sovrapponevano o improvvisavano come oggi perché tutte facenti parte di una interdisciplinarità di rapporti. Si passava dalle questioni dei luoghi di lavoro a quelle della salute, da quest’ultima alla questione ambientale e così via sino a tornare alla tematica della sopportabilità della produzione e la ricaduta sul sistema globale… Una circolarità di pensiero onnicomprensivo che si propagava nelle varie specialità sino a potenziarne lo sviluppo e la conoscenza che ha saputo ampliare concetti profondi come la sostenibilità, la pace, l’umanità e la solidarietà.
Oggi, invece, ci troviamo con pezzi di generazione svezzati a odio e invidia dove il becero individualismo campeggia sulla carta stampata e social sciorinata volutamente dai potenti, e in questo modo abbiamo toccato con mano la degenerazione politica, perchè questa generazione si è fidata di finti grilli parlanti che promettevano, niente meno che, il mare nel cassetto, invece, di un sano senso critico basato su appropriate valutazioni e buon senso. È avanzato, invece, un pastrocchio di ibridismo politico dove si è persa la ragione e la validità dei concetti, del pensiero profondo, della serietà, della parola data come garanzia, l’importanza del proprio vissuto e la prospettiva di un futuro fatto di sogni ma, anche, di certezze.
Specialisti della comunicazione al soldo dei vari poteri hanno cosparso l’etere di fandonie e finte speranze per intere generazioni, dove i mercenari delle insane idee (delegati alla propaganda e per tornaconto personale), si sono spinti a distruggere la faticosa opera (di decenni) di costruzione di valori positivi e principi significativamente validi, con opere empie nel teatro globale come sta avvenendo nella foresta amazzonica, o come avvenuto nel ritiro dei trattati sulla proliferazione delle testate nucleari, o ancora, sulla riduzione dell’anidride carbonica… Un prezzo altissimo che pagheranno quelle stesse generazioni che, oggi, sono insensibili a dinamiche complessive e non vogliono comprendere che è arrivato il tempo e la necessità, per non dire urgenza, di trovare la giusta lente d’ingrandimento sui problemi complessivi che non sono quante felpe mette quel politico ma che cosa propone di positivo per la collettività quello stesso politico, ma, soprattutto, come e da chi è stato scelto per essere considerato meritevole di fiducia o meno. Una prerogativa di assegnazione di ruolo che molti sottovalutano ma, se così non fosse, potrebbe portare inevitabilmente a diventare preda di leaderismi o capi(tani) a cui non spetterebbe nè il ruolo nè il mandato.
Perché in una sana democrazia i partiti, i movimenti, le associazioni, i circoli, ecc. devono conservare gli indirizzi previsti nella Costituzione… perché se così non fosse, come avviene in diverse formazioni politiche, vuol dire che non sono, oggettivamente, democratiche e quindi sarebbero da perseguire; così, come sono da perseguire quei partiti azienda o chi propone sperequazioni di trattamento tra le viarie regioni, in quanto non hanno i paradigmi di costituzionalità .
Bisogna ripensare, o meglio riproporre, un equilibrio delle disparità sociali che parta dai bisogni generali e che non vada a danneggiare le aree confinanti come avvenuto tra paesi “ricchi” e quelli in via di sviluppo e che le differenze di classe non vadano a detrimento delle aree povere. C’è, forse, oggi più che mai, la necessità di eguaglianza, di socializzazione dei problemi e delle soluzioni, di una visione che sia generale e comune… di democrazia e comunismo.