Il governo cubano ha accusato gli Stati Uniti di «sabotare» la cooperazione dell’isola nel settore sanitario, un’azione che «condanna fermamente». Il ministero degli Esteri cubano «denuncia e condanna fermamente la recente aggressione contro Cuba del governo degli Stati Uniti attraverso un programma Usaid finalizzato al finanziamento di attività e alla ricerca di informazioni per screditare e sabotare la cooperazione internazionale di Cuba nel campo della salute», secondo una nota ufficiale.
«È uno sforzo che si aggiunge alle scortesi pressioni esercitate su diversi governi per impedire la cooperazione cubana e ai precedenti sforzi con lo stesso scopo, come il programma speciale finalizzato al furto di risorse umane formate a Cuba», ha affermato il ministero degli Esteri di L’Avana. La nota afferma che le accuse di Washington, «senza alcuna base, sono che Cuba incorre nella tratta di esseri umani o nella pratica della schiavitù». Tali accuse vengono portate avanti per «denigrare il lavoro meritorio che volontariamente realizzano e hanno realizzato nel corso della storia centinaia di migliaia di professionisti e tecnici sanitari cubani in diversi paesi, in particolare nel Terzo mondo».
La nota cubana aggiunge che questa cooperazione è stata coerente «con le linee guida delle Nazioni Unite relative alla cooperazione sud-sud e ha risposto ai requisiti sanitari che quegli stessi governi hanno definito sovranamente». «I tecnici e i professionisti cubani che partecipano a questi programmi lo fanno in modo assolutamente libero e volontario», continua la nota ufficiale. «Durante l’adempimento della loro missione, continuano a ricevere il loro stipendio per intero e hanno, inoltre, uno stipendio nel paese di destinazione, insieme ad altre forme di compensazione», spiega il comunicato, sottolineando che l’isola «riceve una compensazione per la cooperazione fornita» per «il finanziamento, la sostenibilità e lo sviluppo del massiccio e gratuito sistema sanitario accessibile a tutti i cubani».
Come è noto, l’assistenza medica sull’isola è considerata un diritto fondamentale dei suoi cittadini, ed è scritto nella costituzione cubana. Al contrario, il sistema sanitario negli Stati Uniti tratta i pazienti come clienti paganti e non come persone bisognose dei suoi servizi. Questa differenza è molto importante per spiegare la qualità dell’assistenza medica cubana, che è concentrata sulla prevenzione per fermare qualsiasi malattia prima che inizi e per prevenire complicazioni se la malattia è già presente. Anche i cittadini non devono preoccuparsi dei costi della visita di un medico per problemi anche minori l, perché queste visite sono completamente gratuite.
Di fatto i cittadini cubani hanno un’aspettativa di vita di 77 anni per gli uomini e 81 anni per le donne, che corrisponde strettamente ai 79 anni britannici per gli uomini e 83 anni alle donne. Il paese è in grado di fornire un medico per ogni 150 cittadini cubani, un rapporto eccezionale che supera quello di molte nazioni sviluppate. Per questo in media i cubani vivono 30 anni in più dei loro vicini di Haiti e si stima che nel 2025 l’isola registrerà il più alto tasso di ultrasessantenni di tutta l’America latina
Con un tasso di mortalità infantile pari a 4,2 per mille, Cuba registra inoltre il più basso indicatore del continente e di quello che viene definito Terzo Mondo. Questo dato riflette la qualità del sistema sanitario e l’impatto che questo ha sulla vita dei bambini e delle donne incinte. Il tasso di mortalità infantile di cuba è persino inferiore a quello degli USA e si colloca tra i più bassi al mondo.
Inoltre dal 1963 missioni mediche cubane sono presenti in molti paesi che hanno bisigno di aiuto in questo settore. Nel 2015 c’erano 37.000 medici cubani che lavoravano in 77 paesi in tutto il mondo.
L’esempio emblematico della solidarietà cubana è rappresentato dall’Operazione Miracolo, lanciata nel 2004 da Fidel Castro e Hugo Chávez per i paesi dell’ALBA. In dieci anni, circa 3,5 milioni di persone hanno recuperato la vista grazie all’internazionalismo cubano. Questo programma sociale, creato inizialmente per il Venezuela, è stato esteso a tutto il continente con l’obiettivo di operare un totale di 6 milioni di persone. Oltre alle operazioni chirurgiche, la Missione Miracolo fornisce gratuitamente occhiali e lenti a contatto a chi risulta affetto da problemi della vista.
In totale, sono circa 165 le istituzioni sanitarie cubane che partecipano all’Operazione Miracolo, la quale dispone di una rete di 49 centri oftalmologici e 82 strutture operatorie in 14 paesi dell’America latina: Bolivia, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Guyana, Haiti, Honduras, isola di Grenada, Nicaragua, Panama, Paraguay, Saint Vincent e Grenadine, Venezuela e Uruguay.
La solidarietà cubana si estende anche all’Africa. Nel 2014, LABIOFAM, l’impresa di produzione chimica e biofarmaceutica dell’isola, ha lanciato una campagna di vaccinazione contro la malaria in almeno 15 paesi dell’Africa occidentale. Secondo l’OMS, questo virus, che colpisce soprattutto i bambini, costa la vita a 630000 persone l’anno, « per la maggior parte bambini africani di età inferiore ai 5 anni». « Questo significa che 1000 bambini muoiono ogni giorno di malaria», ricorda l’Organizzazione.
Allo stesso modo, Cuba forma giovani medici di tutto il mondo presso la Scuola Latino-Americana di Medicina (ELAM). Dalla sua fondazione, nel 1998, l’ELAM ha formato più di 20 000 medici provenienti da più di 123 paesi. Al momento, 11 000 giovani (provenienti da più di 120 paesi) studiano presso l’istituzione cubana che Ban Ki Moon, ex segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito «la scuola di medicina più avanzata al mondo».
04/09/2019