Cari firmatari,
rompo il silenzio (ad un mese ormai dal mio ultimo aggiornamento dello scorso 6 settembre) per mettervi al corrente di ciò che è accaduto nel frattempo (perchè la “tortura” continua, eccome!).
Sfrattato da casa ormai da tre mesi (dal famoso 3 luglio scorso), mi adatto a vivere in un piccolo modulo abitativo (su ruote) messomi a disposizione dal Comune di Cecina. E’ davvero un accomodamento provvisorio, possibile ed accettabile solo perchè, collocato di fianco al mio magazzino agricolo, sfrutto questa agraria location per farvi rientrare uno pseudo-ufficio-aziendale, un deposito parziale dei miei beni sfrattati ed anche la mobilia necessaria ad integrare l’insufficiente metratura dell’unità abitativa. Vivo insomma a costante contatto coi mezzi agricoli, il computer, il materiale vivaistico, i vari motocoltivatori, ecc…
Prima dimoravo ed avevo l’ufficio in un casale d’epoca; ora vivacchio nella…dependance, proprio tal quale un portiere a guardia dei cancelli.
Per il momento sarei anche disposto a starmene così tranquillo (per modo di dire), ma nemmeno la tranquillità mi è permessa! E mi spiego:
avevo già avuto modo di riferirvi che (a suo tempo) mi era stata pignorata l’abitazione (pur non avendone il debito, anzi…..).
Per arroganza, quel finto-creditore sbagliò addirittura la mira e si riferì “solamente” al fabbricato, esattamente nei muri in verticale. Cioè, irraggiungibile dalla strada, tanto che un perito incaricato lo dovette definire BARICENTRICO.
In un Paese normale, la procedura avrebbe dovuto essere annullata. INVECE, dittatorialmente, un giudice dell’esecuzione pensò di aggiungervi autoritariamente un’area circostante e, voilà, ‘sto fabbricato sarebbe diventato raggiungibile (come si fosse nel…. MEDIOEVO).
Ma c’è di più: tale aggiunta (rilevantissima!), non mi venne nè pignorata, nè periziata, quindi nemmeno valutata, ecc…, insomma “truffata” (tanto che sono in corso indagini pesanti penalmente presso la Procura di Livorno).
Si consideri anche che tale area aggiunta è esattamente il piazzale di movimentazione, di deposito, di carico, ecc… della stessa mia azienda vivaistica. Rischio così di vedermi negato pure lo spazio aziendale INDISPENSABILE. Rischio di dover chiudere addirittura l’attività lavorativa!
E, per ora, in tale spazio, il Comune mi ha gentilmente concesso di prorogare la mia sopravvivenza, personale ed aziendale, posizionandomi quell’unità mobile di cui scrivevo.
MA (e vengo al dunque, per non tirarla troppo per le lunghe,) il delegato-custode (si chiama BONI) della procedura esecutiva mi imperversa addosso tuttora, sempre di più, e pretende (in un delirio di onnipotenza, come qualcuno l’ha definito) che io sgomberi pure tal modulo abitativo al di fuori dello spazio aziendale stesso, di cui scrivevo qui sopra!
Agisce come fosse il legale di controparte, invece che terzo nel contenzioso in atto! Inaudito. Provocante.
N.B.= Proprio per dirimere giudiziariamente tale “inghippo” medioevale, vi sono appunto in atto indagini penali e l’avvio di una causa civile, per la quale vi è già stata fissata la prima udienza nel prossimo mese di novembre.
Ma lui, il “padreterno” picchia i piedi, vuol buttarmi fuori anche dal mio spazio!!!!!!!!!
Voi, cosa ne pensate? Devo ancora portare pazienza? Ma ancora per quanto? Ma non è l’ora di finirla, di smetterla di macerarmi i “gioielli di famiglia”???? Quanto altro devo passare, di quante porcate ancora devo subire, prima di vedermi costretto (una volta per tutte) ad usare violenza? Perchè poi, a lungo andare, anche un santo diventa una bestia!
6 ott 2019