di Gianni Barbacetto
Come smontare un organismo anticorruzione che funziona, per sostituirlo con un altro più “manovrabile”, minato dalla presenza di consiglieri “incompatibili” e segnato dall’assenza di una consigliera che invece aveva dato ottime garanzie di autonomia e indipendenza dalla politica. È quello che sta succedendo a Milano, dove il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha sostituito l’Arac con l’Orac.
Non è uno scioglilingua né un gioco di parole. È il modo per liquidare l’Agenzia regionale anti-corruzione (Arac) che aveva tra i suoi consiglieri Giovanna Ceribelli, la commercialista bergamasca che con le sue denunce aveva fatto scoppiare lo “scandalo delle dentiere d’oro”: nel 2016 erano finiti in carcere il leghista Fabio Rizzi e l’imprenditrice Paola Canegrati, detta, appunto, “Lady dentiera”.
Ceribelli ha ripetuto per anni che all’agenzia erano necessari poteri ispettivi. Invece di concederglieli, il Pirellone ha azzerato l’Arac e varato l’Organismo regionale anti-corruzione (Orac): esca di scena l’Agenzia, entri in palcoscenico l’Organismo. Costituito il 18 settembre 2018, ma oggi non ancora funzionante. L’avvio è stato difficoltoso, però qualche obiettivo è già stato raggiunto: escludere la guastafeste Ceribelli, terrore dei corrotti e dei funzionari regionali, in forza della norma (ad personam, anzi contra personam) secondo cui nel nuovo organismo non può entrare chi fa già parte di un’agenzia regionale.
Con questa mossa geniale, viene interrotto il lavoro di Arac, impedita la continuità tra Arac e Orac e chiusa la ricerca che Ceribelli stava svolgendo su 960 milioni scomparsi per “mancate riconciliazioni” nel bilancio della sanità lombarda.
In realtà c’è chi fa osservare che Arac, non avendo mai avuto autonoma personalità giuridica, non può essere considerata una “agenzia” regionale. Ma siccome – il gioco di parole continua – si chiama “agenzia regionale”, scatta la norma contra personam e Ceribelli è fuori da Orac.
Il capogruppo del Movimento 5 stelle in Regione Lombardia, Marco Fumagalli, pone un problema più generale: si chiede come l’operato della giunta regionale possa essere controllato davvero da un organismo che non è autonomo e indipendente, ma è di fatto espressione della giunta. L’Orac infatti è composto da nove membri di cui solo due indicati dall’opposizione. Il presidente, scelto da Fontana, è Giovanni Canzio, ex magistrato della Cassazione ed ex presidente della Corte d’appello di Milano.
Il 2 luglio 2019 la giunta regionale lombarda (Lega più centrodestra) indica sette membri dell’organismo (Mario Forchetti, Umberto Fantigrossi, Maurizio Bortoletti, Arturo Soprano, Alessandro Bernasconi e Attilio Iodice, oltre al presidente Canzio). Due sono indicati dalle minoranze: Stefano Bignamini (dal Pd) e Marcello Crivellini (dai Radicali). I Cinquestelle restano fuori dalla partita perché sostengono Ceribelli, anche con un ricorso al Tar contro la norma ad personam.
Il 9 luglio il Consiglio regionale ratifica le nomine. Ma comincia un incredibile carosello di rinunce, pasticci, incroci e polemiche. Uno dei componenti appena nominati, Attilio Iodice, il 25 luglio comunica alla Regione di non accettare l’incarico perché è un generale della Guardia di finanza in attività e – con molto buon senso – non ritiene l’impegno in un organismo regionale compatibile con il sua lavoro di finanziere.
Lo stesso problema si pone per Maurizio Bortoletti, che è un colonnello dei carabinieri. Il 27 luglio il suo comando di Roma esprime parere negativo al suo ingresso in Orac. Bortoletti – che nel 2013 è stato candidato nelle liste di Fratelli d’Italia – non fa una piega. Risponde mandando il 2 agosto due paginette alla Regione Lombardia, in cui dice che l’agenzia regionale non lo impegnerà troppo, dunque non lo distoglierà dal suo lavoro di carabiniere (nell’ufficio approvvigionamenti: non proprio un incarico investigativo). Dunque accetta l’incarico, malgrado il parere del suo comando.
Il 2 ottobre, il presidente Fontana ufficializza la nascita di Orac e chiude l’esperienza di Arac. Ceribelli è fuori. E il carabiniere disobbediente? L’11 ottobre una lettera del ministero della Difesa, da cui i carabinieri dipendono, ribadisce che Bortoletti non è autorizzato a entrare nella nuova agenzia. Ma al Pirellone vanno avanti tutti come se niente fosse successo. Tranne i Cinquestelle, che ricorrono al Tar, sostenendo che la nomina di Bortoletti sia illegittima e che questa renda invalido tutto il collegio. Settimana prossima il Tar della Lombardia si pronuncerà. Intanto la nuova Anticorruzione di Giovanni Canzio parte. O forse no.
Il Fatto quotidiano, 3 novembre 2019