di MOWA
“Non ci sono princìpi; ci sono solo eventi. Non c’è bene né male, ma solo circostanze. L’uomo superiore sposa eventi e circostanze per governarli. Se ci fossero princìpi e leggi immutabili, le nazioni non li cambierebbero così come noi cambiamo la camicia, e non ci si può attendere che un uomo sia più saggio di un’intera nazione.” [Honoré de Balzac ]
La menzogna di un corpo politico reazionario che vorrebbe dipingere l’offesa e la minaccia alla persona ed alla storia personale di Liliana Segre come un episodio da non stigmatizzare più di tanto perché, anche, altri, come Matteo Salvini, sono stati minacciati e non per questo da enfatizzare è l’ospite gradita su molti social o sui media.
Una brutta reazione con un paragone che non si potrà mai accostare perché da una parte Liliana Segre visse l’orrore dei campi di concentramento mentre, dall’altra Salvini, ci andò in visita scolastica a Dachau quando frequentava il primo anno del liceo Alessandro Manzoni di Milano insieme al suo inseparabile amico (e mentore) il fascista, Marco Carucci (diventato, in seguito, di Forza Nuova).
Un compagno del cuore e sostenitore ( come riportato nel libro I demoni di Salvini. I postnazisti e la Lega, di Claudio Gatti ed. Chiarelettere, pagg. 82-83) del negazionismo dei campi di concentramento perchè quella era
“roba ricostruita e messa lì dagli americani”.
Ma la sconcertante verità, che ritorna d’attualità sull’ex ministro dell’Interno, che si paragona alle offese e alle minacce della sopravvisuta dei campi di concentramento segue su quelle pagine di libro
<<La Soluzione finale, intesa come metodico sterminio degli ebrei, per lui non sarebbe mai esistita. Men che meno nella forma delle camere a gas.
Poiché non mi ha voluto concedere un’intervista, non posso sapere se Carucci ritiene di aver in qualche modo influenzato il pensiero di Salvini sul tema. Ma un episodio raccontato dalla loro professoressa di storia e filosofia solleva il dubbio che ci sia riuscito.
‘Quando c’erano le assemblee studentesche, se c’erano ragazzi che preferivano rimanere in classe alcuni di noi insegnanti dovevano stare con loro. In una di queste occasioni toccò a me. Si parlava della Seconda guerra mondiale, in particolare della Soluzione finale. A un certo punto uno di loro è venuto fuori con questa frase: – Avranno pur fatto qualcosa gli ebrei per essere trattati in quel modo. -‘
Ricorda chi fece quella domanda?
‘Non glielo dico… ma me lo ricordo benissimo’
Mi viene immediatamente da sospettare che sia stato Carucci
‘ Non era Carucci…
Non è stato Carucci?
Insisto. Finchè la professoressa non cede: ‘E’ stato… Salvini’
Non ha dubbi che a fare quella domanda sia stato Salvini?
Sì, sì.’
Intende dire che non ha dubbi?
‘No. Sono sicura… Anche perché ricordo la scena: ero seduta sulla sedia dietro la cattedra e i ragazzi erano sulle sedie vicine. Salvini era vicino a me.’
E ricorda che a fare la domanda è stato Salvini?
‘Sì, ricordo questo… Rimasi abbastanza interdetta. Ma come si può fare una domanda del genere? Era una frase che si poteva sentire per la strada. O meglio, in ambienti di estrema destra. Non è una frase che viene fuori in ambienti di studio, di riflessione come il nostro. Ho pensato di aver forse sbagliato in qualche cosa.’
A venticinque anni di distanza la professoressa di filosofia e storia non ha dimenticato.
‘Io presuppongo che quella domanda non si faccia. Non so che significato possa avere. E allora mi meravigliai talmente che non fui neppure in grado di rispondere.’
Ne ha parlato con gli altri colleghi?
‘Direi di no.’
Neppure con Silvana Sacerdoti?
‘No, quell’episodio all’epoca non gliel’ho raccontato’
Il motivo è chiaro: la collega di matematica e fisica era sopravvissuta alla Soluzione finale. Nata nel 1932 da una famiglia ebraica, a sei anni seppe dai genitori che non avrebbe poturo continuare ad andare a scuola con le sue amichette. Cinque anni dopo, nel 1943, per sfuggire ai rastrellamenti nazisti fu nascosta in un collegio di suore sotto falso nome.>>
Altro che alzare lo scudo a difesa di Salvini da parte delle testate giornalistiche o dei deputati della destra, dopo aver toppato con la figuraccia in Senato per l’istituzione della Commissione contro l’odio voluta dalla sopravvissuta Liliana Segre, perchè qui si tratta di una coazione a ripetere dell’ex ministro dell’Interno; ovvero (scomodando Freud), quella tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze…
Non sono giustificabili e, tanto meno, sostenibili le tesi salviniane & C. di paragonarsi a chi ha sulla pelle il numero dell’internamento nei lager (ed ora per colpa delle minacce subite avere una scorta di Polizia), perché passerebbe, ancora una volta, il messaggio distorto di equiparazione tra la vittima e l’aguzzino come provano ogni volta, con il passare degli anni, alle nuove generazioni gli efferati crimini sugli esseri umani, i revanscisti. Un’altra stortura della Storia che passa sotto il nome di revisionismo causato anche dall’aver lavorato sulle leggi per impoverire i programmi scolastici e che offendono in ogni rigo la tanto sofferta Costituzione italiana.
Bisognerà, come individui, reagire alla martellante campagna progettata per catturare il consenso di massa e sostenuta con notizie manipolate e improntate ad un clima di terrore (invasori, stupratori…), teso ad ingannare il sistema immunitario, assai debole, che ormai immagina i vecchi virus come inefficaci quando, invece, sarebbe in grado di riprendere vita e vigore scacciando l’infezione dalla vita comune di tutti i giorni mettendo in mora i manipolatori. Ridiamo vigore e applicazione agli articoli della Costituzione che sono il baluardo di civile convivenza e rispetto tra esseri umani; articoli che hanno contribuito alla pace ed alla stabilità contro i portatori di morte e distruzione… anche di valori.